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The Nike Experience

E’ la filosofia di Nike ad essere diversa. Quella che trasforma ogni momento in un’occasione, in un altro evento, in una vera esperienza. Nike Innovation Meeting 2015 per Runner’s World. Mi sono ritrovato immerso in una nuova dimensione in cui non serve essere solo lo spettatore che ascolta-guarda-osserva, ma che ti rende parte del mondo che stai attraversando. Dove la corsa non è solo un paio di scarpe ai piedi. Un mondo in cui non si raccontano le storie, ma si vivono dal dentro.

Esperienza che parte dal cuore di Nike, dove i prodotti vengono pensati, testati, creati e innovati. USA, Oregon, Portland, Beaverton. Il centro dell’universo sportivo. Un enorme campus immerso nel verde. Ogni edificio è costellato di nomi e immagini di campioni che hanno fatto la storia. Non è difficile incontrarne lungo i corridoi. I padiglioni sono in perenne movimento tra conferenze, scatti fotografici e allestimenti. All’esterno un cartello nero ricorda che il campo in erba è ancora dedicato ai test.

Non c’è altro posto in cui si vorrebbe essere. Le poltrone bianche spiccano nella penombra della grande sala della presentazione. Bill Bowerman fa gli onori di casa sugli schermi nella sua ormai consueta fotografia in bianco e nero. Sembra quasi che sia lui a parlare, a raccontare quella che è sempre stata la sua filosofia, il suo modo di vedere le cose, le idee che hanno portato Nike ad evolversi nel tempo, il naturale sviluppo del suo pensiero.

Innovazione. Autenticità. Irriverenza.

Evoluzione in cui non si sperimentano solo nuove tecnologie o applicazioni, ma in cui lasciare la propria firma e a cui dare il proprio contributo per risultare ancora una volta diversi. Davanti. Primi. Tutto ruota attorno all’idea di ottimizzare le naturali funzioni del corpo. E non solo parlando di scarpe. Non più un supporto che aiuti la corsa. Piuttosto una tecnologia fatta su misura, che assecondi il naturale movimento del piede ma dia comunque una protezione nell’impatto (Fit - Feel - Force).

E’ in questa direzione che erano nate le tecnologie Flyknit e Flywire. E’ in questa direzione che si stanno evolvendo (quasi) tutte le nuove linee Nike. Un unico filo (senza cuciture) che si avvolge attorno al piede per renderlo un tutt’uno con la scarpa. Leggera ma allo stesso tempo salda, comoda, uniforme, veloce (performance). Come un guanto disegnato su misura. Una seconda pelle da indossare. Ammortizzazione invece creata in base alle esigenze. Non importa che la tecnologia sia Zoom, Free o Lunarlon. L’importante è scegliere l’esperienza, la protezione adatta ne è la conseguenza (responsive). Come il drop. O i colori, sempre nuovi in ogni stagione.

I colori e i tessuti sono ancor più caratterizzanti nell’apparel. Non solo nuove linee, ma la ricerca continua di materiali che siano performanti oltre che belli. La comodità e la leggerezza sono la base attorno alla quale si evolvono le forme, dai pants agli shorts, dai top alle t-shirt. Integrati allo studio legato ai movimenti naturali del corpo, creando accoppiamenti di materiali e tecnologie differenti per facilitare l’areazione naturale della pelle.

Campioni

Studi come quelli che sono serviti a Michael Johnson e Nike per creare la scarpa perfetta da portare alla linea di partenza delle olimpiadi. Atlanta 1996. Le scarpe d’oro, che riassumono nella loro colorazione quella che è stata per due anni la fatica per la ricerca e il suo sviluppo. E’ Michael stesso a raccontarlo. Le bocche aperte sostituiscono gli applausi nel momento in cui a sorpresa entra nella sala, impettito come nel suo classico stile di corsa, quasi timido, in jeans e felpa. Racconta della sua carriera e del meticoloso sviluppo che sta dietro alla ricerca della scarpa perfetta. Quella stessa ricerca che Bill Bowerman aveva iniziato anni prima nello scantinato di casa sua, passando poi per i piedi di Steve Prefontaine. Un bagaglio di esperienze che gli è servita a fondare la Michael Johnson Performance, associazione che offre corsi di formazione di livello mondiale per i più giovani, ragazzi del college e atleti professionisti provenienti da tutti gli sport.

Ragazzi ai quali si rivolge anche Shelly-Ann Fraser-Pryce. Jamaicana. Arriva da una terra difficile e sa di essere più fortunata. “Quello che facciamo non è solo per noi, ma anche per tutte le persone che ci seguono”, dice. E’ allegra, solare, sorridente. I pantaloni multi-color e le lunghe treccine colorate di rosa sembrano completarla. Le Olimpiadi. La sua esperienza. Quella a cui tutto è finalizzato giorno dopo giorno. Ringrazia l’atletica, la corsa che le ha dato la possibilità di una vita diversa. Sa che solo attraverso il lavoro duro e continuo possono arrivare i risultati, perché “tutti vogliono vincere, nessuno vuole arrivare secondo o terzo”. Non servono frenesia o scorciatoie. Solo lavorare concentrati, rilassati. Correre naturalmente.

Running Portland

Corsa che non sarebbe potuta mancare nell’esperienza Nike. Coach Chris Bennett insieme ai ragazzi del Portland Nike Run Club sono stati la guida nella notte di Portland. Dimensioni che si sono intrecciate. La curiosità di provare i nuovi prodotti Nike e la frenesia di conoscere una città nuova, diversa, intrigante. Il fresco fascino della notte, le strade semideserte, le luci dei grattacieli di downtown che si specchiano sul fiume. Il rumore attutito dei passi nelle scarpe nuove, la voglia di spingere e non staccarsi dagli altri, l’aria fresca che si infila sotto la maglia forse troppo leggera. Il rumore assordante della sirena del treno che attraversa il porto, le insegne luminose rosse gialle e blu che brillano a intermittenza, il tintinnio delle reti metalliche che circondano i cortili dei capannoni abbandonati. I continui flash sui dettagli rifrangenti delle gambe in movimento, l’implacabile scherzare all’interno del gruppo, il sudore che ormai bagna la fronte. Un regalo inaspettato ma quanto mai goduto.

Diverso dal trovarsi poi catapultati al mattino sul Michael Johnson Track del Nike World Headquarters, dove è la sua statua (con tanto di scarpe d’oro) a dare il benvenuto. Di fianco Shelly-Ann Fraser-Pryce finisce di rilasciare la sua intervista prima di riscaldarsi. Una pista di rosso tartan progettata dentro ad un piccolo boschetto del Nike Center. Lì dove corrono i campioni. Alberi spogli tutto intorno a fare da spettatori. Silenzio e aria fresca, mentre il sole cerca di passare tra i rami troppo fitti. Un sogno forse. O il paradiso. Sono ancora coach Bennett e il Portland Nike Run Club le nostre guide. Ma questa volta più seriamente. Sportivamente parlando. Riscaldamento, stretching, training e finalmente corsa, ognuno col suo ritmo. E ogni volta sembra una sfilata il passaggio sulla linea di partenza, ma con la voglia di non fermarsi ancora.

Nike +

Coach Bennett è anche parte integrante del programma lanciato da Nike+. L’esperienza digitale. Chris è a capo (a New York) del Nike Training Club, squadra seguita da trainer Nike che permettono a chiunque di poter essere seguiti ed evolversi insieme agli altri nella corsa, nella propria città, in tutto il mondo. Per chi è alla sua prima corsa o per chi vuole diventare più veloce. Per correre e scoprire la città o per aumentare le distanze. Per correre in compagnia o per chi vuole implementare in maniera differente il suo allenamento. Metodologia che rispecchia la filosofia Nike.

Come anche l’organizzazione degli Epic Events (la We own the night tutta al femminile o la We run Rome ne sono un esempio). Esperienze uniche, inaspettate, imbattibili. Organizzate in tutto il mondo, in città simbolo, sempre intorno a location importanti perché la corsa possa diventare anche l’occasione per viaggiare e conoscere. E dove non mancano mai campioni e personaggi che abbiano lasciato un’impronta sulla strada. Naturalmente Nike.

E non potrebbe non esserci in tutto questo anche l’esperienza digitale. Nike+, l’applicazione per correre di casa Nike. Non più legata solo alla tecnologia nativa, ma sviluppata per essere utilizzata su tutti i dispositivi digitali in partnership con le più grandi aziende mondiali, come Garmin o TomTom. Un portale digitale su cui registrare le proprie corse, organizzare i propri allenamenti, creare i propri percorsi e connettersi col mondo Nike.

L’universo Nike, dove sembra che il mondo si fermi. Un’esperienza dalla quale non si vorrebbe uscire, ma continuare a scoprire. Vedere, guardare, ascoltare, sognare. Sentirsi parte dell’evoluzione, prigionieri di questa dimensione. In modo naturale. Just Live It.

[Pubblicato su Runner's World N.03, Marzo 2015, pagina 103 e Runnersworld.it]