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30 Km alla Strabiliciacum

Questa volta sono rimasto davvero indeciso fino all'ultimo se provare a correre oppure no. Un'influenza che non sembra volermi lasciare, ma anche la consapevolezza di non poter rimandare ancora gli appuntamenti domenicali. Alla fine ci ho provato, accolto dalla pioggia, accompagnato da Gabriele, finito senza forze. Adesso è necessario riposare. Un po'.

30 Km alla Strabiliciacum

In settimana il dilemma più grande era nato per il dolore ai polpacci, poi risoltosi probabilmente con un affaticamento unito all'influenza. Un'influenza strana, che sembrava passata dopo quattro giorni pesanti, ma ritornata costantemente a farsi sentire. Perenne male ai muscoli (che probabilmente hanno acutizzato il problema alle gambe) e stanchezza diffusa. Lo scarico pre-lungo di sabato era già stato un supplizio, finendo i dieci chilometri lenti come se ne avessi corsi cinquanta. Ed è stata proprio la stanchezza di fine allenamento a farmi pensare che i 30 Km domenicali sarebbero stati impossibili da affrontare. Ma ci ho provato comunque. 

Un'aspirina prima di dormire (io che non prendo mai medicine) e una lunga notte di sonno (ringraziando Tommaso che dopo le fatiche del sabato si è fatto quasi quattordici ore tirate nel suo lettino), mi hanno fatto (quasi) riprendere. Una sudata colossale sotto le coperte che probabilmente mi ha liberato di gran parte di ciò che mi bloccava. E alle 7:30 sono partito. 

Invece di correre in solitaria ho scelto la tapasciata vicino a casa, a Bellinzago Lombardo. La Strabiliciacum. Avrei voluto correrla tante altre volte negli anni passati, ma è sempre coincisa con altre gare (inizialmente si sovrapponeva alle prime edizioni della DeeJay Ten). Tre chilometri e mezzo per arrivare alla partenza, giro lungo da ventuno chilometri e ultimi cinque chilometri allungando leggermente a Gessate prima di rientrare a casa. Un programma perfetto. Sempre rimanendo fiduciosi di riuscire a correrli tutti. 

Appena chiuso il cancello di casa alle spalle, la situazione in cielo si è presentata strana. Previsioni meteo favorevoli per tutta settimana, ma vicinissimo mi è subito sembrato chiaro l'arrivo di un temporale. O forse no. Non me ne sono preoccupato troppo e sono partito, con sensazioni ben diverse da come avevo finito l'allenamento poche ore prima.  

La tabella avrebbe previsto quindici chilometri lenti (4' 30") e quindici chilometri a passo maratona (4' 00", sempre che il passo davvero possa essere quello). Ma mi sono messo subito il cuore in pace, pensando solamente a correre la distanza totale. Arrivando verso la partenza, ho viaggiato in senso contrario i primi chilometri salutando tantissimi amici della zona. Un piacere ritornare alle tapasciate dopo tanto tempo. Qualche minuto di pausa anche al ritrovo con il GPA Mulino Vecchio e sono subito ripartito per il mio lungo. Le sensazioni sono state positive fin da subito, con le gambe che non hanno sentito fiacchezza e la voglia di correre ritrovata. Ma non tutto è proseguito come nelle favole.

Dopo neanche cinque minuti, un secchio d'acqua si è riversato dal cielo. La mia preoccupazione principale non è stata quella di dover correre sotto la pioggia che è solo un piacere quando si sta bene, ma di una possibile ricaduta dell'influenza. Mentre in pochi secondi mi sono ritrovato fradicio dalla testa ai piedi, ho subito cercato riparo sotto qualche tettoia insieme agli improvvisati compagni di quegli attimi. Un temporale che ha inondato le strade accompagnato da un insidioso vento freddo. Mentre il cielo in pochi secondi è diventato di un grigio intenso, ho sperato che l'attesa non diventasse troppo lunga. E non appena il ritmo delle gocce ha rallentato ho ripreso la strada insieme a pochi altri. Strade ormai zuppe di pozzanghere, che dopo due curve ci hanno fatto subito sbagliare direzione alla prima deviazione aggiungendo qualche centinaio di metri al percorso regolare. Poi la calma dopo la tempesta. La pioggia come arrivata se ne è andata, lasciando aria fresca e piedi bagnati. 

Il percorso ha previsto un piccolo giro di lancio (che ha corrisposto in pratica al percorso più corto da sette chilometri) lungo le strade e il cavalcavia dove solitamente svolgo gli allenamenti di ripetute in salita brevi, per poi buttarci verso le campagne tra Inzago e Pozzuolo Martesana. Una delle paure che ho avuto dopo il temporale è che le strade fossero diventate impraticabili per il fango, ma così non è stato. Abbiamo corso agilmente, lungo sentieri ben tenuti, ideali per allenarsi. Mi manca correre le tapasciate. Non smetterò mai di ripetere quanto siano importanti. Lo sterrato che rinforza le gambe, la propriocezione continua. Un allenamento nell'allenamento che alla lunga porta i suoi benefici in gara. 

Poi mi sono ritrovato lungo l'alzaia della mia amata Martesana. Il cielo ormai azzurro e il clima ben più caldo. Alle spalle ho sentito arrivare i passi di qualcuno che mi stava raggiungendo e con piacere ho scoperto essere Gabriele (Ammoni, a proposito, se volete aiutarlo ad andare a correre la Maratona di New York, votatelo qui). Corro Ergo Sum Runners alla riscossa. Senza volerlo, e chiacchierando, mi sono adeguato al suo passo, che è diventato nostro. Esattamente dove sarebbero dovuti iniziare i miei quindici chilometri allungo. E insieme abbiamo corso fin quasi alla fine, aumentato poco a poco il ritmo, fino a che ho retto. All'ultimo ristoro prima dell'arrivo, ho lasciato che lui proseguisse per il suo lungo ed ho ripreso la mia strada verso casa, per gli ultimi infiniti chilometri.

Mentirei che se dicessi che è stato facile. Mentirei se dicessi che ho fatto un allenamento tranquillo. Ho fatto fatica. Tanta fatica. Soprattutto dopo aver lasciato tutte le energie residue lungo la strada con Gabriele. Mi è sembrato di essere in maratona quando arriva il muro, quando la testa si spegne e non rimane che l'inerzia dei passi per arrivare in fondo. Pensare che solo due settimane fa a Parma le sensazioni (ed il ritmo) erano state di tutt'altro tipo, mi sembra quasi impossibile. Ma mi sembrava altrettanto impossibile, solo poche ore prima, pensare di riuscire anche solo a correre trenta chilometri. Per cui pari e patta. 2h 16' 35" che sono un'enormità. Sarebbero, in condizioni normali. Ma che sono quasi un miracolo oggi. La strada per Firenze, passando per New York, è sempre più in salita. Sarebbe stato più bello avere la strada spianata, la forma crescente, gli obiettivi a portata di mano. Ma non sempre è possibile. A volte è necessario stringere i denti e capire cosa sia meglio fare. Mancano ancora due mesi e tutto è possibile. Domani, o quello dopo, è comunque un nuovo giorno.

Se volete vedere tutti i miei allenamenti in preparazione della Firenze Marathon, seguite il profilo Corro Ergo Sum su Strava o Garmin Connect... #corriconme.