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E’ tempo di volare... a Maiorca con Hoka One One

Tre giorni al caldo delle Baleari. E’ quello che mi sarei aspettato atterrando a Maiorca. Ma ad attenderci c’è stato Burian con freddo e aria gelida che ci ha accompagnato fin sui sentieri provando e testando le nuove Hoka One One Mach della linea Fly. E la schiena (per ora) non si è fatta sentire.

Non bisogna confondere le nuove Mach Fly con il celebre protagonista di Ritorno al Futuro impersonato da Michael J. Fox, anche se nel mio caso il paragone ben si adatta. E’ stato ancora una volta un salto temporale, avanti e indietro tra passato e futuro, l’aver indossato le scarpe da corsa per qualche decina di minuti, oltretutto lungo sali-scendi e sentieri sconnessi. Ma il ritmo tranquillo e l’ottima risposta delle scarpe mi hanno lasciato fiducioso per i prossimi giorni. Saranno le prossime ore a decretare il mio reale destino.

Occasione nata dalla presentazione europea di Hoka One One della nuova linea Fly (Mach, Cavu e Elevon), tre scarpe pensate e progettate per il road running ma che si adattano a qualsiasi condizione, terreno e occasione. La linea Fly è stata ideata per essere la più leggera di sempre e permettere a chi indossa Hoka di volare letteralmente sulla strada. Elevon, è il modello più ammortizzato (15% in più rispetto agli altri), ma reattivo ed elastico allo stesso tempo. Mach, quella che abbiamo potuto provare in questi giorni, la scarpa progettata per maratoneti e ironman, con una suola di lunga durata. Cavu, la novità pensata per un pubblico femminile e studiata per il running ma non solo. E proprio l’estrema leggerezza di tutta la linea è ciò che colpisce maggiormente.

Meno di duecento grammi per il modello (Mach) che abbiamo utilizzato lungo i sentieri di Maiorca, ma sensazioni da scarpa ben più strutturata. Nonostante la dimensione oversize della suola (in netta contrapposizione al peso irrisorio), mi è sembrato di indossare una paio di scarpe tradizionali... ma più leggere. Il sistema di ammortizzamento assorbe gli urti in appoggio, permettendo contemporaneamente una reattiva spinta all’avampiede. La leggera forma rocker (a dondolo) della suola facilita e invita la spinta in avanti. Mentre la particolare struttura concava dell’intersuola garantisce la stabilità necessaria al controllo della corsa, anche senza l’aiuto di gabbie esterne che avvolgano il piede. 

Ma in contrapposizione alla leggerezza delle scarpe, ho ritrovato una mia personale pesantezza innaturale, dovuta all’ormai peso crescente e alla forma sempre più lontana. Situazione che comincia a preoccuparmi, soprattutto in vista dei prossimi mesi. Il campanello di allarme è suonato più volte, ma questa volta si è anche accesa la spia rossa. Da domani dovrò necessariamente cambiare regime. Se non riuscirò a correre (e questo lo scoprirò solo venerdì) dovrò ripiegare sulla bici o sul nuoto per ricominciare almeno a riattivare il corpo. Non è detto nemmeno che le cose non possano essere fatte contemporaneamente. Di questo ne discuterò sicuramente anche con il prof. Massini. Ma sarà poi necessario imporsi un regime alimentare più rigido. Basta dolci, basta formaggio, basta alcolici, basta pane (se non a colazione). Tutto fattibile, ma tutto più difficile quando ad accompagnare non c’è un’attività fisica continuativa e che permetta di avere dei risultati tangibili nel breve-medio termine. Ma la strada della maratona passa (deve) anche da qui.