Questo sito utilizza cookies, anche di terze parti, per personalizzare i contenuti e gli annunci, fornire le funzioni dei social-media e analizzare il traffico generato. Continuando a navigare in questo sito web acconsenti all'uso dei cookies.

Un allenamento da campioni con Mauro Pifferi

Quando qualche giorno fa, Mauro, commentando uno dei miei post su Facebook, mi ha chiesto di andare a correre insieme qualche volta, mi ha strappato un sorriso. Si, perché lui è uno di quelli che corre forte. Quelli che di solito saluto alla partenza e ritrovo solo all’arrivo. Quelli che vincono ma rimangono umili. Uno di quelli che vorresti imitare.

Ci abbiamo messo poco per metterci d’accordo per uscire ad allenarci insieme, anche se gli imprevisti dell’ultimo momento ci hanno cambiato i programmi più di una volta. A volte essere infortunati, o ritornare da un infortunio, è quasi un bene (io tra schiena e multi-influenze, lui per un problema al tendine del tibiale). Perché magari, altrimenti, non avremmo avuto l’occasione di ritrovarci anche senza un pettorale addosso. 

Mauro lo conosco praticamente da quando ho iniziato a correre più di dieci anni fa. Lui già con qualche anno di esperienza in più sulle strade bergamasche. Stessa età (1974, ci separa solo qualche mese), ma velocità diverse. E debutti un po’ differenti: lui poco sotto i quaranta minuti al suo primo diecimila, io poco sotto i quarantacinque (quando ancora eravamo dei TM giovincelli). Risultato (dopo più di dieci anni), lui con un pb di 31’, io con un misero, ma sudatissimo, 36’. La differenza tra un campione e chi rincorre il sogno di esserlo.

Piccolo amarcordMauro è anche colui che lo scorso anno, vestendo i colori dei Corro Ergo Sum Runners insieme a Christopher, Chiara, Fabrizio, Camilla e Antonella, ci ha permesso di arrivare al primo posto tra le squadre miste alla terza edizione della Ekirun di Milano.

Ieri ci siamo ritrovati a metà strada, lungo la riva dell’Adda, a Trezzo, dove nasce il mio amato Naviglio e lo spettacolo del Parco dell’Adda Nord, lascia sempre a bocca aperta tutti quelli che lo percorrono. Non correndo più spesso alle tapasciate, era da parecchio tempo che mancavo sui suoi sentieri, e ritrovarli è stato un vero piacere e un accavallarsi tra emozioni e ricordi. 

Non bastasse ciò che ci accomuna (e ci differenzia), ci siamo ritrovati entrambi al parcheggio della Canottieri, con le due nostre Vespe Gts, lui in rosso e io in giallo. E siamo partiti, risalendo il sentiero dell’Adda verso Lecco. Abbiamo parlato tanto, di corsa, di viaggi, di scarpe, di tempi, di allenamenti, di gare, come due vecchi amici che ricordano i tempi passati. Perché comunque, anche se a velocità differenti, di chilometri sotto i piedi ne abbiamo fatti passare tanti. E tanto ci siamo raccontati, che quasi non mi sono nemmeno accorto di aver corso sei chilometri arrivando alla Centrale di Cornate, dove poi abbiamo fatto dietro-front per riprendere la strada verso casa (senza però prima dimenticarci di una foto-testimonianza).

Mi sono lasciato trascinare dai racconti e dalla corsa di Mauro, senza controllare il cronometro, la distanza o il ritmo e senza rendermi conto di come la fatica fosse stata decisamente minore rispetto alle ultime uscite in solitaria lungo il Naviglio. Merito della compagnia, del posto, della voglia di esserci. Il ritorno è stato un po’ meno facile, seppur in leggera discesa, anche perché le gambe hanno iniziato a girare un po’ più forte e, correre e parlare allo stesso tempo, per me, è diventato un po’ più difficile (per qualcun altro un po’ meno). Ma mi è servito per capire quanto la testa ultimamente mi stia frenando, forse per la paura di ricadere ancora in qualche pausa troppo lunga da sopportare.

Un leggero progressivo che mi ha fatto bene. Dovrei prendere l’abitudine più spesso di correre in compagnia, magari su qualche percorso alternativo. Aiuta. Aiuta a non pensare e a fare meno fatica. Ed a rendersi conto di come possa esserci sempre un po’ di spazio in più per migliorare. E pi chissà, magari correre con un campione, può aiutare anche a diventarlo. Io per non sbagliare, ci proverò ancora.