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Obiettiva-mente

Ho bisogno di un obiettivo. Ho bisogno di puntare in alto, di vedermi attraversare un altro traguardo, di sentire la frenesia e la stanchezza degli allenamenti. Di organizzare la settimana e le giornate per riuscire a correre (o pedalare). Di rinunciare a tempo, cibo, sonno, sacrificando il sacrificabile. Ho bisogno di sentirmi vivo. 

Non sono fatto per ciabatte e divano. Non sono fatto per accontentarmi. Un conto è godersi il meritato riposo dopo le fatiche della corsa, un conto è farlo quando è una costrizione. Sto cercando il modo di ritornare sulla strada giusta, senza affrettare i tempi e provando a capire quale sia il modo corretto di affrontare questa mia seconda (o forse anche terza) vita atletica. Ma correre (e pedalare) senza veramente qualcosa di materiale, di tangibile è davvero dura. 

Quello che mi consola in parte è sapere che manca sempre meno al momento del rilancio. Del prossimo tentativo. Quello che mi fa paura è sapere che potrebbe essere l’ennesimo stop&go. Manca meno di un mese alla Chase The Sun e al compimento del progetto The Bicycle Rise. Una lunga rincorsa durata qualche mese che spero darà davvero i suoi agognati frutti. Pedalare per correre, questa la premessa. Questo, spero, il risultato finale.

Che la corsa poi io l’abbia sempre interpretata per stare bene non è cosa che abbia mai nascosto. Ma limitarla solo a quello sarebbe qualcosa di troppo riduttivo. Per me. Per quelli come me. Per chi ama la competizione, mettersi in gioco, guardare avanti, oltre il muro, oltre l’ostacolo. Senza accontentarsi. Che non vuol dire non godersi il viaggio, ma semplicemente ricercare uno stimolo in più. Quell’obiettivo da raggiungere, da battere, per sentirsi vivi. 

So che non è così per tutti e un po’ forse invidio anche chi riesce ad essere più spensierato. Lo sono e lo sono stato anche io, accontentandomi di quel che è venuto in questi mesi. Ma non sono abituato a fermarmi, arrendermi. O semplicemente compiacermi. Non posso mentire a me stesso. E soprattutto alla corsa, che in questi anni mi ha regalato emozioni ed esperienze ineguagliabili. 

Chissà perché non siamo in grado (parlo di quelli fatti come me) di accontentarci. Sicuramente non è un difetto, soprattutto quando si tratta di competizione. Non è da tutti avere sempre una spinta in più per stringere i denti e non mollare. Ma tutto va sempre anche dosato, filtrato, con un buona dose di autocoscienza. È sicuramente vero, siamo drogati di sport, di adrenalina, di endorfine. E siamo fortunati. Perché abbiamo quella marcia in più che ci fa superare gli ostacoli senza arrenderci mai (o almeno provarci). Senza cercare vie secondarie, scorciatoie, scuse. A testa alta, con la sola pecca di sbatterla spesso. 

Ho bisogno di riprovarci. Di capire dove mi trovo. Di sognare qualcosa di nuovo, magari diverso. Ma sapendo di potercela fare. Di poterci provare. Non è tanto il risultato finale ad essere importante, quanto la possibilità di poterci arrivare. Di pensare di essere ancora in gioco. In strada. Di corsa.