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Salisburgo inside

Gli atleti Red Bulls X-Alps stavano scaldando ali&piedi in vista della loro folle corsa attraverso le Alpi quando ho iniziato a scoprire Salisburgo. Solo il bisogno di un paio di scarpe e la voglia di uscire. Di rilassarsi. Di riprendere in mano il proprio tempo. Prima c'erano stati la visita all'Hangar-7 di Red Bull, la conferenza stampa con la presentazione degli atleti, il volo acrobatico sopra le Alpi sul Dc-6 del '58. Un condensato di emozioni e un susseguirsi di eventi che non ci hanno lasciato il tempo di respirare. Come il caldo asfissiante di questa inizio estate. Ed è proprio la corsa quella che sempre tutto rimette a posto. Ancora un viaggio, in solitaria, su strade sconosciute. Una città da scoprire. Il bisogno fisico di sentire il sudore scorrere questa volta per la fatica. L'aria fresca in faccia e il silenzio sibilare nelle orecchie. Come quando si prende una rincorsa e si spicca il volo.

Il bello di correre in certe città, come Salisburgo, è la possibilità di uscire in strada, guardare a destra e a sinistra, scegliere una direzione e partire. Senza programmare, senza dover studiare strade e percorsi. Semplicemente prendere ed andare. Così ho fatto. Mi sono fatto guidare dall'istinto e in un attimo mi sono ritrovato lungo la pista pedonale-e-ciclabile che segue la riva del fiume Salzach. Unico imbarazzo, scendere o salire. Ho preferito allontanarmi dal centro. Nonostante i 32°C del tardo pomeriggio, trovarsi sull'alzaia circondato dall'ombra degli alberi e degli alti arbusti verdi che risalgono verso la strada è stato un bene. Una lieve brezza mi ha accompagnato per tutti i 10 Km che ho percorso. E la cosa che più mi ha stupito è trovare una facilità di corsa che credevo di aver dimenticato. Soprattutto vista la fatica e la stanchezza reduce dal giorno prima.

Senza spingere, senza voler andare più forte, il ritmo è andato quasi in crescendo. Mi sono distratto guardandomi intorno, stupito nel vedere ragazzi seduti sui massi dentro l'acqua del fiume decisamente troppo marrone per essere attraente, incuriosito dalle tante case residenziali circondate da verde e tranquillità a pochi chilometri dal centro città, invidioso dello spazio sicuro e ampio regalato a chi vuole lasciare a casa l'auto e spostarsi a piedi o in bici per girare la città. Forse perchè attorno all'ora di cena, ma la ciclabile è rimasta quasi sempre del tutto deserta, lasciandomi accompagnato dal solo battere ritmato del mio passo sull'asfalto. Ad ogni ponte che ho superato mi son sempre ripetuto al prossimo attraverso e torno indietro, ma la curiosità di scoprire dove arrivasse la strada e la facilità di corsa hanno rimandato di chilometro in chilometro il giro di boa. E sulla sponda opposta la situazione non è cambiata, con la sola differenza che le gambe avrebbero voluto fare ancora di più. Correre e stare bene, un binomio che fa solo aumentare la voglia per non accontentarsi di 43' 37" di corsa.

Per questo l'idea di ritornare in città al mattino appena sveglio è stata allettante. Non importa la stanchezza residua, come non importano le poche ore di sonno dormite. Ma soprattutto non sono partito da solo. L'unico che ha avuto il coraggio e la voglia di accompagnarmi è stato Paolo (Grisa), alpinista e arrampicatore provetto. E questa volta abbiamo preso la direzione opposta, sfilando verso il centro cittadino, ma sempre lungo la riva dello Salzach. Una Salisburgo ancora dormiente, silenziosa, deserta. Strade quasi irriconoscibili, con bottiglie e cartoni di birra residui del sabato sera appena passato a riempire giardini e aiuole, barboni e senzatetto sdraiati sulle panchine, bancarelle e negozi con le serrande ancora chiuse. Noi, unici spettatori, siamo sfilati lenti godendoci per 7,8 Km l'aria ancora fresca della domenica mattina. Passo tranquillo (42' 40"), un po' per rimanere insieme, ma anche e soprattutto per scaricare la corsa di sole dodici ore prima ancora nelle gambe. Il miglior modo per salutare un week-end diverso e strano, ma con ancora una giornata da affrontare.