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Garmin a confronto

Finalmente posso iniziare uno dei test che avevo più a cuore da un po' di tempo, quello tra Garmin Forerunner. Non un duello fratricida. Ma solo la verifica che quello ripromesso dalla casa statunitense corrisponda a realtà. Non ho mai nascosto la mia predilezione per una valida alternativa alla fascia cardio e il Forerunner 225 con rilevazione da polso è una delle possibili alternative. La vera sfida sarà poi confrontarlo con il TomTom Cardio, che ripropone (anzi anticipa) la stessa tecnologia. Quello si che sarà un bello scontro. Ma diamo tempo al tempo. Al momento devo ancora prendere dimestichezza con i nuovi arrivati. E non mi sono lasciato certo sfuggire l'occasione di un bel medio-lento. Stasera forse sarà anche già ora di ripetute. 


Tracciati a confrontro: Garmin Forerunner 220, Garmin Forerunner 225, confronto su Strava (in nero Forerunner 225) e Forerunner 225 su Garmin Connect

E' stato un bene avere ai polsi due novi giocattoli, visto che la voglia di uscire non era tantissima. Ma lo stimolo di una prima prova mi ha fatto cambiare totalmente la visione dell'allenamento. 14 Km tranquilli lungo il Naviglio, una buona distanza per avere il tempo di prendere confidenza con gli strumenti e per dare loro il tempo di assestarsi al primo utilizzo. Anticipo subito una cosa. Come già detto, non amo molto la fascia cardio, ma quella del Forerunner 220 mi ha dato molto meno fastidio rispetto ad altre. Sarà stata la fortuna di aver trovato subito la giusta larghezza, ma non ha stretto, non ha fatto nascere vesciche, non è scivolata. Unico fastidio è stato il gancino laterale che forse a lungo andare qualche problema lo potrebbe dare. Non dico che sia stato come non averla, ma ho provato di peggio. 

L'allenamento di lunedì sulle ripetute brevi ha lasciato parecchi strascichi nelle gambe. Mi sono sentito molto stanco ed a fine seduta il cardio me ne ha dato conferma. La cosa che più mi ha fatto piacere è stato vedere che le sensazioni si sono rispecchiate anche nei dati registrati dai due forerunner. Alla fine gli strumenti devono solo essere un aiuto, non la legge. Prima di usare un prodotto è meglio imparare ad (usare) conoscere sè stessi. E la mia fortuna negli anni credo sia stata proprio questa. Non una rincorsa alla tecnologia, ma allo star bene e far bene. E adesso che so come funziono, mi permetto anche di divertirmi con altro.

Avrò tempo per parlare e divagare sui due forerunner, per cui mi limito a qualche prima impressione. A quanto pare funzionano. E sono intuitivamente facili sia da usare che da impostare. Non ho praticamente quasi neanche utilizzato i manuali allegati, anche se do sempre una lettura per verificare consigli ed eventuali avvisi d'utilizzo. La famiglia è la stessa, come quasi identico è il firmware dedicato, per cui è semplice impostarli esattamente con gli stessi parametri. I gps sono scattati in sincro. Attivati i lap automatici a 1 Km hanno suonato (e vibrato! funzione decisamente comoda in gara o quando si è sovrapensiero) quasi sempre insieme o a distanza di un secondo. Scarto decisamente accettabile. Ma soprattutto lo hanno fatto esattamente secondo i miei riferimenti di allenamento. Riguardando però i grafici del passo e sovrapponendoli non ho capito per quale motivo ci siano così tanti picchi differenti (vd. foto confronto). E' normale che i segnali non siano identici, ma in alcuni casi la differenza mi è sembrata un po' troppa.

Parlando di cardio invece la prima esperienza non è andata malissimo. Sono stato indeciso se provare il Forerunner 225 su braccio destro o sinistro. Il manuale non dà consigli in questo senso. Sono andato sul classico. Sinistro. Secondo dubbio, quanto stringere il cinturino. Non amo avere costrizioni, soprattutto perchè in corsa il corpo un po' si gonfia. Per cui inizialmente l'ho lasciato un po' comodo. Ed infatti i battiti del cuore da polso non hanno avuto una buona corrispondenza iniziale con quanto rilevato dalla fascia. Ma sapendo, dopo le prove dell'amico Paolo, che dopo una decina di minuti anche il cardio del polso tende a stabilizzarsi, gli ho concesso il tempo del riscaldamento per arrivare sul Naviglio per farlo. Non vedendo risultati, al terzo chilometro ho deciso di stringere il cinturino di un buco e fissarlo saldamente al braccio. Come per magia, polso e fascia, hanno iniziato a battere lo stesso ritmo.

Dovrei verificare le tabelle dei test fatti con Fulvio, ma mi sembra che con un passo tranquillo (da lento) il mio cardio ideale non debba essere superiore (in media) ai 140 bpm. Almeno questo è sempre stato il riferimento che ho avuto. Ed infatti finchè i valori non si sono alzati troppo oltre non ho avuto sentore di fatica o stanchezza. Devo dire che sono stato un po' rapito dal continuo controllare gli strumenti ai polsi. Non tanto per verificare i valori riportati, quanto per confrontare il reale funzionamento dei due. E anche grazie al cielo coperto l'allenamento è stato abbastanza tranquillo. Fino al decimo chilometro circa quando ho iniziato a sentire le gambe un po' più pesanti. Guardacaso, il cardio è salito sopra i 150 bpm. Praticamente perfetto. Riguardando i grafici c'è da dire una cosa sui due segnali cardiaci. Sicuramente quello della fascia è più pulito e lineare, più a sbalzi e sporco quello del polso. Ma è abbastanza logico. La fascia è praticamente stabile al petto, non subisce continui movimenti ed ha più sensori che rilevano il battito. Il sensore del polso (che è un sensore utilizzato per i pulsossimetri ospedalieri, nda) è evidentemente meno preciso, sottoposto ad un continuo stress e movimento del braccio e si trova lontano dal cuore. Anche l'andamento cardiaco a schermo è leggermente diverso. Molto più veloce e immediato quello della fascia, un po' più lento a polso (cosa che non necessariamente è da reputarsi un difetto). Ma sostanzialmente molto simili, soprattutto ricordandoci che non sono strumenti medicali, ma dei supporti sportivi. Per essere stato solo un allenamento di 1h 02' 38" di riscontri ne ho avuti parecchi.