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Maratonina di Castel Rozzone

Cambiano così tanto in fretta le cose che quasi faccio fatica a rendermene conto anche io. Mi sarei aspettato di tutto dalla corsa di oggi tranne che l'allenamento che ne è uscito. La Maratonina di Castel Rozzone è conosciuta per due motivi principali. Uno, perchè è una delle prime mezze competitive storiche di settembre. Per molti il vero ritorno alle gare dopo la pausa estiva.

Due, perchè coincide sempre con una giornata calda o afosa o umida o piovosa. Il peggio per dare il bentornato alle gare. Tutti lo sanno, ma tutti se lo dimenticano ogni volta. Ma oggi è invece stata la giornata perfetta per correre. 12°C alla partenza, cielo limpido e terso, aria fresca, le Alpi Bergamasche a fare da sfondo ad una gara piatta e veloce lungo le strade della bassa. Il mix che tutti avrebbero voluto per un buon (secondo) inizio d'anno. L'ideale per un allenamento che prevedeva il mio primo lungo di 28 Km dopo due settimane di carico incessante. Meglio non sarebbe potuto essere.

Già ritrovarsi immersi nell'atmosfera agonistica di casa è stato un bagno inebriante. Ho passato tutto il tempo del pre-gara a salutare amici nuovi e vecchi. Mi fa stare bene. Mi riempie di stimoli. Tante strette di mano, tante pacche sulle spalle. Sorrisi e racconti veloci che hanno riempito i minuti prima del mio via. L'allenamento di Fulvio prevedeva 20 Km di lento a 4' 30" e gli ultimi 8 Km in spinta, velocità maratona (?), a 3' 55". Per cui il mio riscaldamento è partito mezz'ora prima del via ufficiale per riempire il gap di sette chilometri non previsti dalla mezza. Meglio farli prima e sfruttare tempo e forze fresche, piuttosto che soffrire inutilmente nel dopo-gara. E' un consiglio spassionato per chiunque lo debba fare nelle prossime settimane. Usare la carica agonistica della gara negli ultimi chilometri, quelli più faticosi, è sempre di grande aiuto.

Sono partito da solo, seguendo le indicazioni del percorso. E la memoria. L'ultima mia volta a Castel Rozzone risale al 2011 e all'epoca stavo per prepararmi alla Maratona di Torino, corsa che, alla fine, non ho mai fatto. Clima umidissimo e una fastidiosa sciatica mi hanno lasciato un brutto ricordo di quella gara, che però nel suo sviluppo mi ha anche portato ai miei primi quarantadue chilometri sotto le tre ore. Ricordi che sono passati nella testa velocissimi non appena mi sono incamminato sulla strada verso Arcene. Strada che mi sono ricordato bene, come i restanti chilometri. Sette chilometri che possono sembrare tanti prima di iniziare una maratonina, ma che in realtà, divisi in due tra andata e ritorno, sono passati velocissimi, in un attimo. Neanche il tempo di buttarmi nella mischia della partenza e la corsa è iniziata.

E' stato strano vedere Chiara partirmi davanti, più veloce. Ma una delle maggiori difficoltà di giornata è stata proprio quella di trovare la giusta velocità di crociera iniziare e non farsi trascinare dalla voglia agonistica. Mia e degli altri. Un buon allenamento anche per la prossima Maratona di Valencia. Mi sono accodato al gruppone, lasciandomi sfilare ai fianchi e cercando le traiettorie meno ingombranti sul percorso per lasciare spazio a chi la gara l'avrebbe voluta fare al meglio. E i primi tre chilometri e mezzo sono passati forse ancora più veloci (percettivamente parlando) dei precedenti. Un altro vantaggio ad aver allungato già la distanza prima del via è psicologico. Leggere il chilometraggio ufficiale invece di quello del gps fa sentire meno il peso della distanza. Essere già al decimo chilometro ma leggere tre sul cartello regala freschezza alla testa e leggerezza alle gambe.

La strada è stata abbastanza regolare, con leggeri falsopiani sparsi qua e là. Veloce, se il clima lo permette. Prima abbiamo raggiunto Arcene, per poi svoltare a destra ed attraversare Lurano. Dritti verso Brignano Gera d'Adda e appena sfiorato, svolta nuovamente a destra per ritornare verso Castel Rozzone. E i primi dieci (per me diciassette) chilometri se ne sono andati. Tutto molto semplice, quasi in scioltezza, con le gambe che hanno solo faticato a mantenere il ritmo basso. Tutto il contrario dello scarico di sabato mattina, quando anche i dieci chilometri di lento mi sono sembrato pesanti e lunghissimi. Anche se non è così semplice invece continuare a farsi sorpassare e non poter reagire. Ma sapevo che le energie mi sarebbero servite per la parte finale. Anche se un vantaggio l'ho trovato. Salutare e chiacchierare con qualche amico in sorpasso anche durante la gara.

Ri-uscendo da Castel Rozzone ho contato i minuti che mi avrebbero separato dalla vera parte di allenamento quotidiano, gli utlimi otto chilometri veloci. Non nego che un po' li temevo. E, sinceramente, dopo la fatica della scorsa settimana, sono stato anche titubante sul poterli davvero riuscire a fare. Ma è unitile fasciarsi la testa prima di essersela rotta. Ho anche sperato però che il fastidioso e persistente dolore al polpaccio destro, che non mi ha lasciato in pace neanche per un metro da inizio allenamento, col cambio di ritmo potesse scomparire. Non è successo, ma in compenso le gambe hanno girato a meraviglia.

Ho avuto un attimo di titubanza quando il tredicesimo chilometro (per me ventesimo) è suonato. E anche un po' di timore. Ho cambiato ritmo ed ho cercato di indovinare l'andatura. Avere alle spalle già un giro è stato un vantaggio enorme, perchè ho avuto ben chiaro dall'inizio quale dovesse essere lo sforzo da fare per tornare definitivamente all'arrivo. E chissà cos'hanno pensato tutti quelli che ho superato in volata e che qualche chilometro più indietro mi avevano sorpassato a loro volta in semplicità. Ho sentito però le gambe vogliose di correre. Sensazione inaspettata. Mi sono sentito pieno di energie e ho lasciato che il ritmo venisse da sè. Un po' troppo però. Quando al primo intermedio ho letto 3' 47" ho pensato subito a non esagerare ed a cercare di trovare il passo giusto per non arrivare con l'acqua alla gola. Ma essere già alla fine di una mezza maratona virtuale (1h 31' 51")  ed avere ancora energie da venedere è stata una bella sorpresa.

Da lì in poi ho pensato solo a correre. Anche il secondo e terzo chilometro sono passati leggeri, poi la fatica ha cominciato ad uscire. Ma scoprire ad ogni intermedio di avere un passo sempre intorno ai 3' 50", se non inferiore, mi ha dato tanta fiducia. La fatica è aumentata, la corsa si è fatta scomposta, il passo si è accorciato, i muscoli sono andati più in tensione, ma il ritmo non è calato. La fiducia è aumentata. I chilometri diminuiti. Meglio non sarebbe potuto essere. Uno alla volta ho raggiunto quelli che mi sono capitati davanti, qualcuno ormai allo stremo delle forze, qualcuno ancora carico. Qualcuno conosciuto, la maggior parte solo un numero. Ma per ognuno ho avuto una parola di spinta. Magari sussurrata, per il mio sforzo. E ho mollato la tensione solo per le ultime centinaia di metri finali, quando ormai il mio lo avevo già fatto e arrivare con la faccia sorridente e meno affaticata sarebbe potuto essere un lusso da sfruttare. 2h 00' 00" di corsa spaccate (1h 29" la mezza ufficiale, nda) e un ottimo lungo portato fino al traguardo. Ripensando ad allenamenti passati, simili, ma ben più corti, sotto il sole e il caldo, un successo inaspettato. Chiara era già all'arrivo ad aspettarmi dopo il suo pb nei diecimila, forse allenandosi già per quando ci sarà il traguardo di Valencia. Manca ancora tanto. Ma dopo certi allenamenti, sembra tutto un po' più vicino.