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Non sono i chilometri di strada. Non sono misure corporee. Non sono limiti di velocità. Sono semplicemente i miei allenamenti di questa settimana. Dovevo riprendere a muovermi dopo che la gamba ha smesso di fare male insistentemente e i mi sono letteralmente tuffato in piscina. Non amo nuotare. Mi annoia. Anche se un giorno mi piacerebbe provare un triathlon, so che la mia strada è l'asfalto.

Ma per mantenere la forma, per non lasciare che il peso prenda il sopravvento, per provare a dare continuità ad una preparazione che si è dovuta fermare forzatamente, non mi è rimasto che nuotare. Poco alla volta, aumentando la distanza di giorno in giorno. Come quando si corre. Come quando si inizia a correre. O si rientra da un infortunio. Il solo motore che mi ha spinto è la voglia di infilare nuovamente le scarpe. E per allora devo essere pronto.

Ogni giorno dieci vasche in più. Quello che mi sono ripromesso ad inizio settimana. E anche se la cosa mi sembrava quasi impossbile l'ho fatto. Lunedì prossimo sarà il giorno clou, quello della cifra tonda, quello delle cento a cui volevo arrivare. Perchè alla fine per qualsiasi attività si provi a fare c'è bisogno di uno stimolo. Di un obiettivo. Che sia finale o intermedio. Così ho iniziato a testare la mia resistenza e la mia voglia, forzandomi a fare sempre un po' di più. E se nella corsa uno o due chilometri ogni volta possono essere un gradino per arrivare sempre più in alto senza forzare i tempi, ho pensato che in piscina dieci vasche potessero essere un buon compromesso. E mai a inizio settimana avrei pensato di riuscire ad arrivare a novanta. Ma soprattutto di trovare lo stimolo per rituffarmi ogni mattina.

Ma la voglia di provare a non mollare il sogno di Valencia fino alla fine ha avuto la meglio. Non so cosa riuscirò a fare il 15 novembre, ma finchè Fulvio non mi dirà che è meglio rinunciare, continuerò a crederci. O mal che vada potrei farla diventare un buon lungo per la maratona di Firenze o di Pisa. Vedremo, strada facendo. Per ora ho solo pensato a nuotare cercando di avvicinarmi il più possibile alla riva per ritrovare la terra ferma. Mi sento come un naufrago in mezzo alle onde che vede la costa da lontano. Ancora piccola. Lontana. Sfuocata. Ma la vede. Sente il profumo della terra e si ricorda cosa vuol dire calpestarla. Ogni bracciata è un metro in meno. Sperando che le onde non diventino di nuovo troppo alte.