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Un Happy Mile al Club del Miglio

Happy non solo di nome. Ritrovarsi a podio in un periodo dove correre sembra sempre più duro è una bella dose di energia. Per di più in una competizione in cui non sono minimamente preparato. Se non fosse stato per la proposta di Christopher e l'ok di Franco, non l'avrei nemmeno scoperto. Una di quelle serate strane in cui conta solo esserci e divertirsi. E poi correre fino a sentir scoppiare i polmoni.

Questa volta è andata bene. Anche se la voglia, sinceramente, prima di partire non era poi molta. Un po' il periodo faticoso che ha seguito il post-infortunio alla Maratona di Milano. Un po' gli impegni di lavoro con la Wings for Life World Run. Un po' la difficoltà a riprendere i ritmi abituali. Una serie di motivi più che vailidi che mi hanno rallentato più mentalmente che fisicamente nelle ultime settimane. Ma per fortuna, quando le cose non girano esattamente come si vorrebbe, sono gli amici-compagni di squadra a pensarci. E la proposta di Christopher di provare la staffetta di beneficienza 3x3 miglia all'Happy Mile del Club del Miglio mi ha stuzzicato. E insieme a Franco ci siamo presentati al via della serata in completa divisa Corro Ergo Sum Runners. Bella soprattutto col buio, devo dire, quando l'arancio fluo spicca tra ombre e luce dei fari.

Non correvo la gara sui 1,6 Km da agosto, quando a lanciarla era stata Nike in occcasione del Fastet Day on Earth. Tra l'altro il giorno del mio esordio sulla distanza (che poi tale è rimasto nel tempo per i succesivi infortuni). Tanta voglia di provarci per cercare quel 4' 59" desiderato, ma mai più con l'opportunità di farlo. Fino ad ora. Anche se le premesse non sono certo state delle migliori. In settimana ho fatto fatica a terminare le ripetute sui 3' 45" (che in realtà sarebbero dovute essere a 3' 40") impostate dal prof. Massini. Per cui mi sono presentato al banco delle iscrizioni insieme ai miei compagni di squadra decisamente solo per fare un buon allenamento e pensando solo ed esclusivamente a divertirmi. E così è stato.

Visto che la forma non è al massimo, la cosa giusta da fare (!) non è stata semplicemente iscriversi ad una gara, ma bensì a due. Ore 19.00 primo start delle batterie del Club del Miglio singole, ore 21.00 secondo start delle Staffette Solidali del Charity Challenge. L'attesa è stata lunga, ma piacevole. Quando si passa una giornata, un pomeriggio o una serata a respirare solo running, immersi nella pista ovale d'atletica, chiacchierando con amici e avversari, applaudendoli ad ogni nuova batteria sentendo l'adrenalina salire di minuto in minuto, il tempo passa in un attimo. E ci si ritrova catapultati sulla linea di partenza dopo la spunta dei giudici di gara senza neanche accorgersi di essersi cambiati.


Happy Mile al Club del Miglio.

Quattro giri da quattrocento metri. Una batteria fatta da soli avversari di categoria (SM40). E la certezza di non sapere minimamente cosa fare. Allo sparo ho pensato solo ed esclusivamente a correre. Essendo posizionato all'esterno, nelle ultime corsie, il primo obiettivo è stato quello di recuperare subito le prime posizioni per non rimanere ingabbiato troppo in fondo e dover sprecare metri ed energie preziose per recuperarle subito dopo la partenza. I primi trenta metri sono stati da velocista più che da mezzofondista. Ma a sorpresa mi sono ritrovato alle spalle del primo. Gambe alta, falcata ampia e adrenalina a mille. Se c'è una cosa che ho imparato nel primo e ultimo millesei corso ad agosto è che non ci si può permettere di rifiatare. Il problema è stato quello di non conoscere nessuno e non avere riferimenti sulla velocità impostata.

Mi sono fatto trascinare per i primi quattrocento metri, ripassando dal via già con l'incubo di dover rifare il giro altre tre volte. Alle spalle il fiato degli inseguitori, davanti il ritmo incessante battuto dai piedi del più forte. Ho retto finchè ho potuto, fidandomi delle mie sensazioni. Ai seicento ho inziato a perdere qualche metro in corrispondenza del suo cambio di passo. Ho desistito dalla voglia di provare a rimanere incollato per non rischiare d'arrivare all'ultimo giro, nel momento in cui sapevo di dover aumentare il ritmo, senza energie rischiando di essere superato poi in sequenza in dirittura d'arrivo. Secondo giro, metà gara. La parte più difficile probabilmente, in cui non dover diminuire la velocità e provare ad allungare sugli avversari. Per chi ne ha. Ed infatti ai mille la seconda posizione è andata a chi mi si trovava pochi metri prima alle spalle. Non ho guardato il cronometro che ha segnato il primo parziale (3' 24"). Non mi sono voltato a vedere dove fossero gli altri inseguitori. Ho solo pensato a non perdere l'ultimo gradino del podio. Al terzo passaggio il suono della campanella ha segnato il mio aumento di ritmo, questa volta. Con gli avversari alle spalle che però hanno fatto lo stesso.

Ho visto i primi due prendere ancora qualche metro di vantaggio, ma la reazione delle gambe è stata decisa. E i polmoni hanno cominciato a bruciare, come mi succedeva vent'anni fa ai giochi della gioventù. Capillari che si rompono per il respiro a bocca aperta troppo affannato e una sensazione di polmoni letteralmente in fiamme. Ai ducento metri lo strappo decisivo. Le gambe hanno cominciato ad allungare la falcata mantenendo alla distanza chi aveva provato la sua rimonta personale. E una volta sul rettilineo degli ultimi cento ho avuto la certezza di avere in mano la mia gara. 5' 19" 44 (3' 23" al chilometro) e terzo gradino del podio di categoria e batteria. Una previsione impossibile prima del via. Non da meno Franco e Christopher, rispettivamente terzo e quarto nelle loro due gare. Distanza che forse non è nelle nostre corde, ma che non ci ha comunque visto tirare i remi in barca. Volevamo divertirci e lo abbiamo fatto. Ma non è finita.

Solo qualche minuto per rifiatare ed è stato il momento di ritrovarsi in pista per la Staffetta Solidale del Charity Challenge. Due batterie. Fortunatamente per noi l'ultima. Non avevo considerato che dopo quattro giri di pista alla morte mi sarei ritrovato completamente distrutto. Gambe molli e dure allo stesso tempo. Ma soprattutto la gola ancora infuocata per il precedente sforzo. Ma ci siamo comunque difesi bene. L'intensità non è stata uguale, ma una volta in pista è stato difficile lasciare il passo a chi ha provato a sopravanzarci. Franco è partito per primo, col vantaggio di avere il riferimento degli avversari per il ritmo. Una partenza strana e lenta, con la rimonta finale e la consegna del testimone (un cinque al volo) in terza posizione, che al mio turno ho subito perso cercando di mantenere un ritmo alto ma senza arrivare stremato all'arrivo. Più difficile correre senza avere alcun riferimento davanti e continuando a doppiare le squadre più deboli. 5' 38" questa volta il mio miglio (senza pretese), prima di ricambiare l'ultimo cinque a Christopher che nulla ha potuto per recuperare la distanza che ci ha separato dal possibile podio virtuale in batteria.

Doveva essere una serata diversa. E lo è stata. Un'occasione per correre, ma anche per condividere quel momento magico che passa tra una batteria e l'altra. Cosa che capita di rado quando le gare sono più lunghe e si corre tutti insieme. Momenti che creano l'affiatamento di una squadra. Quello che ancora ci mancava. Quel legame che ti fa sentire parte di qualcosa che va oltre una semplice corsa.