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Ripetute 10x400 1' 24" rec. 1' 30"

Giorni difficili. In cui la voglia di correre e di fare si scontrano con la realtà. Giorni duri. Dove la memoria lascia spazio alla fatica per rincorrere i risultati. Tentazione di bruciare le tappe, di tornare di nuovo in pista nonostante le gambe dicano basta. Consapevolezza che solo tempo, costanza e volontà possono riportare tutto com’era. Pensieri bruciati in un’ora di ripetute.

Mi ripeto continuamente che l’arrivo dell’estate è solo manna per il periodo che sto passando, ma poi ci si ritrova a fare i conti con la realtà. E non è più tutto così semplice come nella teoria. Il tempo per lavorare c’è, la voglia anche. Ma farlo con il caldo estivo di fine giugno è impegnativo. Difficile da gestire. Le ultime sessioni di ripetute le ho dovute correre nell’unico momento in cui la giornata me lo ha concesso. Ore quattro del pomeriggio. Sole e trenta gradi e più. Vista l’inaccessibilità alla pista di Gessate da ormai quasi un anno (cosa se ne faranno di una struttura per l’atletica se nessuno la può utilizzare quando vuole?) sono dovuto ritornare al buon vecchio anello del Ginestrino di Carugate. Qualche metro di ombra sparso qua e là, ma per il resto caldo soffocante lungo tutta la lingua di asfalto che aggira il piccolo parco. La pista sarebbe stata un’ottima amica per la serie di 10 ripetute sui 400 m. Ma anche troppo calda.

Come per le prime ripetute della scorsa settimana sui 200 metri, non mi sono dato nessun obiettivo. Serie da 1’ 24” (3’ 30” al chilometro) e recupero di 1’ 30” a ritmo lento (circa 300 m) come previsto dal prof. Massini e un rapido check sulla situazione fisica durante ogni giro. Caldo che inizialmente non mi ha dato particolarmente fastidio, ma che col passare dei giri è diventato sempre più pressante. Gambe che mi sono sembrate reagire bene ai primi giri. Buona la spinta e soprattutto il ritmo, quasi in crescendo. Certo, sui 400 m la velocità dovrebbe essere ben altra, ma non posso pretendere di fare di più in questo periodo. Ieri mi sono pesato e i chili sono saliti a 69,9 [kgr]. Allarme rosso. Da adesso in poi anche l’alimentazione diventa fondamentale per rientrare il prima possibile nei parametri di controllo.

A parte la prima serie appena dopo il riscaldamento in cui i muscoli si sono dovuto abituare a ritmo e passo, per i successivi allunghi nessun particolare problema. Fatica si, ma controbilanciata dai risultati del cronometro sempre entro i parametri previsti (1’ 25”, 1’ 23”, 1’ 23”, 1’ 22”, 1’ 26”). Con la quinta serie il cuore è andato in affaticamento. Me ne sono accorto immediatamente, senza neanche bisogno di controllare i battiti sul Garmin Fenix 3 HR. E quando è così meglio correre subito ai ripari. Fontanella, acqua fresca in testa e qualche sorso rinfrescante. Continuare avrebbe solamente rimandato e peggiorato la situazione di qualche minuto.

La ripresa non è stata semplice, con i muscoli pieni di acido lattico. Gambe come macigni e fiato corto da rispezzare. Ma è stato sufficiente qualche minuto per riprendere il ritmo. La situazione non è però più ritornata quella sperata. Nonostante il cuore non sia più partito all’impazzata, le gambe nella seconda parte di allenamento hanno subìto pesantemente il caldo (1’ 27”, 1’ 25”, 1’ 27”, 1’ 29”, 1’ 27”). Ho semplicemente rispettato le sensazioni, senza cercare di fare l’eroe e cercando di portare a casa un allenamento complicato da più fattori. E senza nuovi infortuni.

Soddisfatto? Dipende solo dai punti di vista. Quello che al momento è importante è ritrovare la continuità. E finire l’allenamento piuttosto che interromperlo a metà è stata la cosa giusta da fare. Certo il cronometro non è stato quello desiderato, ma di più non avrei potuto fare. Dovrei reimparare a soffrire di più forse. O solo imparare ad accettare quello che testa e gambe sono in grado di darmi in questo momento con la complicità dell’estate. Due mesi di tempo per ritrovare la forma sembrano tanti, ma mi sembra sempre di essere già agli sgoccioli.