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Staffetta de Muja (Muggia)

Come già lo scorso anno, ho approfittato dell’estate per qualche gara diversa. Il periodo estivo sembra fatto apposta per provare, sperimentare, osare. Allenarsi gareggiando, senza pretendere troppo vista la forma latente, ma con la voglia di fare comunque bene divertendosi. Così ci siamo presentati al via della Staffetta di Muggia io Silvia e Pitt, Il Corro Ergo Sum feat. Running Pitt team. E abbiamo scoperto una manifestazione decisamente divertente.

Che lo scoprissi io per la prima volta è tutto sommato normale. Nonostante mi occupi personalmente del Calendario Gare di Runner’s World, tra le migliaia che si corrono durante l’anno non è facile tenere memoria di tutto. Che invece né Pitt né Silvia l’avessero mai corsa è cosa strana, dato che abitano a pochi passi. Ma c’è da dire in loro difesa che, essendo in periodo decisamente estivo, hanno sempre avuto la scusante vacanze a giustificarli. Fortunatamente però quest’anno, per tutti e tre, è stato il momento di provarla.

Muggia è praticamente l’ultimo paese dopo Trieste prima del confine sloveno. Più ad est non ci saremmo potuti spingere. Ma è anche una cittadina decisamente affascinante. Un piccolo borgo che si tuffa in mare dal Carso triestino. Piccoli calli lastricati che risalgono dalla riva verso verso il castello in collina, slalomando tra le case arroccate e la piccola piazzetta centrale. Piazza subito riempita dai trecento partecipanti alla staffetta. Cento squadre pronte al via disperse tra i vicoli a studiare il percorso.

La formula della manifestazione è particolare, di quelle che se ne trovano poche. Squadre da tre componenti e staffetta della durata di un’ora. E per ognuno un giro tra le viuzze del paese di circa ottocento metri da ripetersi consecutivamente (3x800x1h). Praticamente un allenamento di ripetute lunghe con recupero da fermo. E in aggiunta il tracciato decisamente tecnico, sviluppato completamente in centro paese tra curve a gomito e salite spaccagambe.

Come in ogni gara che si rispetti, abbiamo dato un occhio ai tempi dei partecipanti alle passate edizioni e un piccolo pensiero ad un podio nella categoria mista (MF) lo abbiamo fatto. Ma tra il dire e il fare c’è stata di mezzo un’ora di corsa. L’ordine di partenza è stato facile da stabilire. E’ bastato considerare le nostre singole velocità. Per cui prima frazione per Pitt, seconda per me e Silvia in chiusura. Avevamo considerato di riuscire a correre sei o sette giri a testa, nella migliore delle ipotesi, e non ci siamo andati lontani.


Corro Ergo Sum feat. Running Pitt alla Staffetta di Muggia. Si ringrazia Giuseppe Mandorino per la foto di copertina.

Quello che non avevo ben capito è che la durata del recupero tra una frazione e la successiva non sarebbe stata così veloce. Ma ben presto me ne sono dovuto ricredere. La nostra fortuna è stata avere Pitt come apripista che, come da copione, è sbucato nella piazzetta centrale dopo il suo primo giro già nelle primissime posizioni, salvandoci dal grosso immancabile ingorgo nel primo cambio. Poco meno di due minuti e mezzo per lui e ripartenza tra le prime dieci posizioni assolute.

Il percorso, nonostante la sua tecnicità, è risultato veloce. Primi cento metri piatti e ben corribili per raggiungere la strada principale che costeggia il porticciolo, dove tutti hanno lasciato le prime forze spingendo sopra ogni limite. Svolta a destra con due curve a gomito per entrare nel piccolo centro storico. Nuova svolta a sinistra per altri centro metri tra i vicoli più stretti, passaggio a sfiorare la piazza centrale e salita di circa cento cinquanta metri verso la parte più alta di percorso, con una percentuale di dislivello leggermente superiore al 10%. Infine ultimo sprint per ritornare verso la partenza completamente in discesa, dove chi sa fare andare le gambe non si è certo lasciato pregare per recuperare posizioni utili.

Con mia somma sorpresa ho ben presto scoperto che proprio la parte di salita è stata quella in cui ho sofferto meno (forse merito delle ripetute in salita?) e dove sono riuscito a recuperare qualche posizione (purtroppo la registrazione gps non è andata come volevo e mi sono perso qualche frazione). Ottocento metri che sono durati in un attimo (attorno ai 2’ 30” a frazione per quanto mi riguarda) ma che sono comunque sembrati lunghissimi ogni volta. La difficoltà maggiore è sicuramente stata quella di gestire le forze, sia all’interno di ogni singola frazione, che per la durata della gara. Alla mezz’ora, l’acido lattico accumulato nelle gambe misto alla stanchezza delle prime quattro seria, ha iniziato a fare il suo corso rendendo la seconda parte di gara decisamente in salita per tutta la durata del percorso. Ma il divertimento è andato decisamente oltre ogni aspettatitva.

Capisco adesso il significato dell’ekiden (corsa a steffattetta) giapponese. Correre per la squadra, senza minimamente pensare alla propria prestazione. Sentirsi parte di un gruppo per portarlo più in alto possibile, dando il massimo non per essere il migliore, ma per i propri compagni. Scoprire che anche la corsa può essere uno sport di gruppo, sotto certe sfumature. Ed è stato strano ritrovarsi con Pitt nella zona cambio, fare calcoli sul tempo rimanente per cercare di capire quanti giri riuscire ancora a fare, senza nemmeno conoscere la nostra posizione di gara o sapere chi fossero i nostri avversari diretti. Ci siamo limitati a correre al massimo, sperando di partire il prima possibile per la nostra parte e non vedendo l’ora di sbucare nella piazzetta nuovamente in fondo alla discesa per il nuovo cambio.

L’ora è passata più fretta di quanto potessimo pensare. Il suo scoccare l’ho sentito proprio mentre transitavo dalla parte opposta della piazza all’inizio della salita. 1h 01’ 08” di gara, 23 giri totali, 18,4 Km percorsi complessivamente con una media di 2' 40" a giro. E un meritato 3° posto nella categoria mista (13° quello assoluto) alle spalle di due team che messi insieme avrebbero potuto tranquillamente raggiungere la somma dei nostri anni. Meglio credo non sarebbe potuta andare. Senza dimenticare l'epilogo migliore, davanti al porticciolo davanti alle nostre birre, al pesce e al prosciutto in crosta a festeggiare con i componenti delle altre staffette. Perchè, se festa deve essere, si deve anche festeggiare.