Questo sito utilizza cookies, anche di terze parti, per personalizzare i contenuti e gli annunci, fornire le funzioni dei social-media e analizzare il traffico generato. Continuando a navigare in questo sito web acconsenti all'uso dei cookies.

Ripetute brevi: 5x200 40" + 5x400 1' 20" e 10x150 salita 6% + 8 Km 4'

Ho approfittato del fresco improvviso della scorsa settimana per una due-giorni di ripetute brevi che ancora non avevo provato. Lavoro per la velocità. Lavoro per la forza specifica. Lavoro per la resistenza. E per una volta ne sono uscito vincitore. Oltretutto nella settimana di maggior carico fatta fino ad ora. Quando il gioco si fa duro...

Mi è sembrato normale approfittare di questo agosto per iniziare a caricare un po' le gambe, dopo aver passato le settimane di luglio a riprendere confidenza con la corsa. C'è da ricostruire. E tanto. Ma la voglia non manca. Anzi, col passare dei giorni, con la fatica che aumenta di seduta in seduta insieme al carico, sono sempre più smanioso di andare ancora un passo più avanti per vedere dove poter arrivare. Il pericolo è solo quello di volerlo fare troppo velocemente. Ma a questo ci pensa il prof. Massini, che conosce soprattutto i miei punti più deboli. Per questo il gran lavoro della scorsa settimana si è basato sopprattutto sulle ripetute brevi. Primo ricostriuire la velocità. Ed è quello che ho fatto nella seduta di venerdì mattina.

Dieci ripetute totali, in piano. Le prime cinque da duecento metri, le seconde cinque da quattrocento. Una progressione a blocchi che non avevo ancora provato. Fortunatamente il clima è stato amico e mi sono dovuto solo preoccupare di correre. Non essendo sui soliti circuiti di casa ho cercato di ovviare al problema del percorso creandomi da solo un anello nella zona industriale di Monfalcone. Giro intorno al quartiere industriele prendendo come riferimento i lampioni, solitamente posizionati ad una trentina di metri l'uno dall'altro (cosa che di solito faccio negli allunghi post-allenamento di stretching attivo). La difficoltà iniziale è stata quella di trovare (come sempre) il ritmo giusto da subito, senza strafare nei primi metri. Fulvio aveva previsto 42" ma in tutte le serie sono andato molto meglio di quanto programmato (38", 40", 38", 37", 36"). Di una cosa mi sono accorto e che mi ha lasciato piacevolmente soddisfatto. L'appoggio. Mi sono affettivamente reso conto che, soprattutto nei tratti più in spinta, ho la tendenza a correre leggermente sbilanciato in avanti e molto più spostato sull'avampiede. Molta meno rullata e atterraggio spostato verso il meso piede. E la corsa ne guadagana. Soprattutto quando utilizzo scarpe un po' più reattive, come le Nike Zoom Elite 8.

Durante il primo blocco di ripetute la testa è comunque andata avanti nell'allenamento, pensando già a come arrivare alla fine dei successivi quattrocento, dato che già sui duecento mi era sembrato di essere al limite. E invece la sorpresa è arrivata proprio nella seconda parte di allenamento. Distanza raddoppiata da sei/sette a tredici lampioni e le gambe hanno fatto il salto di qualità, correndo ancora più velocemente che nelle prime sessioni (1' 19", 1' 22", 1' 20", 1' 20", 1' 19"). Evidentemente avrei potuto fare ancora di più. Ma la cosa che più mi ha lasciato piacevolmente stupito è il fatto che a fine allenamento non fossi finito. Sensazioni che mi hanno lasciato ben sperare. Ma probabilmente anche il prof. Massini aveva già messo avanti le mani per l'allenamento del giorno successivo. Ripetute brevi in salita.

Ho lasciato passare più delle canoniche ventiquattro ore di recupero, con, come intermezzo, una bella gità a Sauris, tra le Alpi Carniche alla ricerca di salumi e formaggi (meglio non dire questo a Fulvio). E, prima di cena, l'allenamento che più nell'ultimo periodo mi ha dato filo da torcere. Serie di dieci ripetute brevi in salita da 150 m e 8 Km a ritmo maratona. Ma questa volta ho avuto come alleato il clima. Problemi grossi correndo su e giù dal cavalcavia non ne ho mai avuti. La differenza l'ha fatta l'ultima parte. Importante è stato sicuramente indovinare il ritmo dei primi chilometri. Anche se guardando gli intermedi dopo il pirmo (3' 59") un po' mi sono demoralizzato, vedendo qualche secondo in più ad ogni chilometro. Per ovviare al problema ho deciso di correre fino alla fine solamente a sensazioni e la tattica è servita. Sto imparando che in certe occasioni (mi capita spesso ad esempio nei chilometri finali di gara) invece di controllare il cronometro può essere più utile a non lasciarsi influenzare inutilmente. Meglio provare a dare il massimo, sempre, che sia secondo aspettative o meno. In ogni caso vedere e sentire la progressione nella parte finale mi ha dato molta fiducia. Sono tentato di provare a correre totalmente a sensazione anche le prossime gare, per vedere se potrebbe diventare una nuova soluzione anche da adottare in maratona.

Ripetute in salita che sicuramente daranno i loro frutti. Se con le ripetute veloci di giovedì avevo lavorato sulla velocità, sfruttando il cavalcavia sono invece andato a sviluppare la forza specifica, per rinforzare la muscolatura. Quadricipiti e polpacci che lavorano a pieno carico, ma senza esagerare. Seconda parte che invece è servita a simulare gli ultimi chilometri di gara con le gambe stanche (e in questo caso anche cariche inizialmente di acido lattico) e quindi ad aumentare la resistenza. Magari allenamenti non veloci, ma che daranno i loro benefici più avanti. O almeno la fiducia che serve per non fermarsi prima.