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Primo lungo a Mariano del Friuli

La lunga rincorsa verso la Maratona di Firenze ha preso decisamente il via. Primo lungo dopo tante settimaneTrenta chilometri che non correvo dalla preparazione alla Milano Marathon di questa primavera. Quando si inizia ad allungare non si può più tornare indietro.

E visto che in questa estate sono state le strade bisiacche a sopportare i miei allenamenti, mi è sembrato corretto ritornare in terra friulana per iniziare la seconda nuova fase di preparazione. La tabella del Prof. Massini in realtà prevedeva solo ventotto chilometri, dieci di lento e diciotto a ritmo maratona. Ho semplicemente adattato l'allenamento alle distanze previste dalla Marcia (o tapasciata come si dice dalle nostre parti nel milanese) del Donatore di Mariano del Friuli, scegliendo i due percorsi più lunghi di 12 Km e 18 Km, praticamente perfetti per ciò che mi sarebbe servito. E perfetto è quasi stato tutto.

Con la partenza ufficiale alle 9:00 di mattina (ancora non capisco perchè così tardi), quando un'ora prima ho iniziato il mio allenamento, mi sono ritrovato solo lungo i sentieri tra Carso e Collio. Fosse stata una tapasciata vicino a casa, già corsa, non avrei avuto alcun tipo di problema. Su strade che invece non conosco è importante che il percorso sia bene segnalato. Ma mi sono subito accorto che le cose non sarebbero state facili come un mese fa, in occasione del giro di Gonars. Temperatura idialliaca, attorno ai 13°C, strade deserte e sole ancora basso nascosto, in parte, dalle colline del Carso. Di asfalto ben poco, ma tanti i sentieri tra le campagne e le vigne a vino rosso. Ciottolato, terra battuta, sentieri carrabili per i trattori pieni di buche, erba. Non proprio l'ideale per fare ritmo, ma senza alcun problema durante il primo giro lento. Quello che ha complicato le cose è stata invece la segnaletica. Nei due primi bivi ho avuto qualche difficoltà a capire dove la strada svoltasse. Ma al terzo ho completamente sbagliato direzione ritrovandomi sul percorso più lungo invece che sul più breve. Indicare la direzione da mantenere con piccole frecce marroni verdi e rosse in mezzo alla folta campagna friulana non è stata proprio la miglior idea che gli organizzatori potessero avere. Giallo, blu, bianco, azzurro accesi e con dimensioni maggiori avrebbero di sicuro aiutato maggiormente.

Tra una svolta sbagliata, un andarivieni tra le vigne, un sentiero imbroccato per fortuna, mi sono ritrovato sul sentiero principale a metà del primo giro incrociando i camminatori del percorso più breve per la parte finale di percorso, ma avendo accumulato un chilometro e mezzo in più di quanto avrei dovuto. Poco-male visto che comunque sono stati chilometri di lento, in ogni caso sempre sotto il passo previsto. Gambe un po' appesantite dalla tipologia di terreno, ma muscoli (sopratutto quelli del polpaccio destro) che non si sono troppo lamentati delle disconnessioni. Ritornato alla partenza, dopo 13 Km, non mi sono fermato ed ho subito ripreso la strada iniziata un'ora prima, ma questa volta abbondantemente accompagnato dai partecipanti partiti con il via ufficiale.

Seguendo l'onda dei tapascioni lungo il percorso è stato più semplice seguire la strada corretta ed ho anche capito dove in precedenza avevo sbagliato a svoltare, scoprendo che l'errore era stato più di altri che mio. Fatica però a mantenere il passo corretto. I 4' al chilometro da seguire sono sempre stati più lenti di qualche secondo, più o meno abbondanti in base alle asperità della strada. Chilometri che però sono passati abbastanza velocemente, avantaggiati dalla memoria visiva dell'ora precedente. Ho controllato gli intermedi solo nei primi minuti per capire quanto lo sforzo per mantenere il ritmo fosse corretto, proseguendo poi semplicemente a sensazione ed adattando il passo in base alla tipologia di terreno. Rispetto al primo giro, corso in tranquillità e solitudine, mi sono accorto quanto il percorso fosse invece nervoso. E dal venticinquesimo chilometro ho iniziato a fare davvero fatica. Chilometro che è anche corrisposto alla nuova parte di tracciato non ancora scoperta con il primo giro.

Per curiosità ho guardato il cronometro ed ho visto che il tempo totale era esattamente lo stesso di sette giorni prima al Salomon Running Milano, circa 1h 43'. Strana coincidenza. Ho cercato di riaumentare il ritmo, con poca convinzione, ma soprattutto ostacolato dal percorso decisamente più tortuoso e duro rispetto ai chilometri precedenti. Le salitelle mi hanno completamente segnato le gambe. I lunghi rettilinei hanno dato il colpo di grazia alla testa, ormai stremata. Mi sono reso conto della fatica nel momento in cui acqua e ristoro sono diventati l'obiettivo primario per la mente. E' uno scherzo che fa la testa. Siccome il corpo prende beneficio dalla freschezza data dall'acqua, nel momento di massima difficoltà il cervello manda segnali di sete per ricevere sollievo, anche se in realtà non se ha bisogno. Ma esserne consapevole non mi ha certo abituato a soffrire meno nell'ultima parte. Ma non è stato un grosso problema. Appena ritrovato l'ultimo chilometro la tensione è scemata e i 31 Km sono finalmente finiti. 2h 15' 40", qualche chilometro in più e qualche minuto in più, ma in media con quanto avrei dovuto fare.

Mi è sembrato un po' come tornare indietro di qualche settimana. Stessa sofferenza negli ultimi chilometri come questa estate, quando ancora le gambe non erano pronte per distanze minori. Ma poi allenamento e costanza hanno riportato tutto in pari. Il prossimo lungo sarà ancora un po' più semplcie, il successivo ancora un po' di più. Reimparare a soffrire è importante. A Firenze non ci sarà poi più tempo per provarci ancora.