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Ekirun

Credo che l'ekiden sia la massima esaltazione della cultura del running. Una disciplina in cui vengono accorpati tutti i principi per i quali corriamo. Piacere, fatica, sfida, divertimento. Ma a cui si aggiunge quello che la rende un po' più speciale. La squadra. Il gruppo. Quell'unione imprescindibile che ti dà la forza di non mollare. Di credere di poter arrivare ancora un passo un po' più in là.

Ho proprio finito di leggere questa estate L'arte di correre giapponese di Adharanand Finn, in cui viene raccontata la sua esperienza-ricerca in terra nipponica alla scoperta della cultura podistica giapponese nella quale l'ekiden è una delle discipline più seguite, amate ed esasperate della nazione. Per me che sono cresciuto con pane-mazinaga-e-jeegrobotdacciaio, con la passione della cultura giapponese (anche se purtroppo ancora non sono riuscito ad andare a visitare la sua terra) è stato un po' come rivivere un cartone animato o leggere un manga, in cui ritrovare tutti quei principi propri e del modo di vivere della loro cultura. Come diventare un supereroe. Lottare, non per sé stessi ma per la squadra. Impegnarsi, non per essere il migliore ma per non deludere i propri compagni. Pensare prima al gruppo che al proprio guadagno. Ed è quello che succede, volenti o nolenti, una volta indossato il tasuki, la fascia-testimone tipica della staffetta giapponese.

Per chi ancora non la conoscesse l'Ekirun è una staffetta. Una maratona a squadre. Ma non è una semplice staffetta. Non è una relay-marathon. E' qualcosa che va oltre. Il perchè non è facile spiegarlo. Forse basterebbe il colpo d'occhio regalato dall'Arena Civica di Milano per farlo capire (e sarebbe bello un giorno vederla completamente piena). Una festa. Gradinate che si popolano a gruppi, che si cambiano, indossano ognuno il proprio pettorale, studiano le tattiche, fanno foto. Quarantadue chilometri suddivisi per sei componenti, ognuno con la propria distanza (7,5-5-10-5-10-5 Km) da correre su un circuito, completamente chiuso al traffico, che si estende tra Parco Sempione e Castello Sforzesco. Duecento le squadre partecipanti, tra competitive e non. E per la prima volta alla partenza anche i Corro Ergo Sum Runners. Io, Franco, Christopher, Stefano e i nostri due futuri nuovi compagni, Michele e Tommaso. Nell'inconfondibile divisa viola e arancio e con la sola voglia di divertirci e fare bene. E così è andata.


Ekirun: partenza di Christopher, primo cambio con Michele, quarta frazione di Tommaso e arrivo di Stefano. Si ringrazia Arturo Barbieri per l'utilizzo delle fotografie.

Prima di raccontare la mia corsa, come è giusto che sia, mi dedico goliardicamente ai miei compagni. Perchè è questo lo spirito dell'ekiden. Christopher (1) ha voluto esserci anche se infortunato. Si è sacrificato per la causa. Quarto all'uscita dell'Arena, ha retto fino al primo chilometro e mezzo dietro ai più forti, per poi cercare di riportare a costo della vita, disperatamente, il tasuki a chi lo stava aspettando preoccupato in zona cambio. Highlander. Michele (2) ha avuto vita facile. Recuperare posizioni - tredicesimi al suo passaggio - gli ha dato quella spinta in più per aggrapparsi a chi gli stava davanti. I più maliziosi potrebbero pensare ad un accordo con Christopher. Avvantaggiato. Franco (3) ha scalato la classifica. Strano per lui ritrovarsi così indietro già alla partenza e non ci ha pensato due volte a fare vedere di che pasta sono fatte le vecchie generazioni. Al suo passaggio in Arena a metà gara - ottavi alla fine - sembrava che i leoni lo stessero inseguendo. Gladiatore. Tommaso (4) non ha nemmeno sudato. Ha preso il tasuki ed è scomparso tra la folla. Si è come materializzato dopo diciannove minuti all'entrata dell'Arena, sempre in ottava posizione. Pendolino. Dario (5) ha avuto il peso del gruppo sulle spalle. Avversari che ringhiavano dalle retrovie, tranelli lasciati lungo il percorso da chi lo stava precedendo. Ma la forza della squadra lo ha fatto resistere fino alla fine senza mai cedere. Capitano. Stefano (6) si è goduto la passegiata finale. Ricomparso in pista con il tasuki arrotolato sulla fronte per la passerella d'arrivo, non si è nemmeno accorto di aver perso una poszione per strada. Smemorato.


Ekirun: terza e quinta frazione di Franco e Dario, foto di gruppo all'arrivo, con Chiara e Tommaso nel pre-gara. Si ringraziano Arturo Barbieri e Antonio Capasso per l'utilizzo delle fotografie.

Alla fine una 9° posizione assoluta che nemmeno ci saremmo aspettati. 2h 43' 26" per completare la nostra maratona. La mia personale frazione ha compreso due giri del percorso di cinque chilometri. Tracciato che ormai conosco abbastanza bene e che si è sviluppato tra i sentieri di Parco Sempione, la ciclabile che lo circumnaviga e il Castello Sforzesco. Al cambio, sotto le gradinate principali dell'Arena Civica, mezzo giro di pista per uscire da Porta Libitinaria (quella attraverso la quale venivano trasportati all'esterno i gladiatori morenti), piccolo attraversamento del parco e prima parte di ciclabile. Bene i primi due chilometri (3' 46"), nonostante l'entrata nel tratto sterrato in Sempione, ma deciso peggioramento al terzo chilometro con il passaggio in falsopiano davanti alla Triennale (3' 56"). Qualche secondo recuperato ancora dentro al parco dopo aver seguito il percorso del fossato del castello Sforzesco (3' 51") e chilometro un po' più lanciato (3' 47") nel tratto che ci ha riportati dentro all'Arena, tra pubblico e compagni di squadra. Ma ricominciare tutto da capo dopo la sbornia di adrenalina di metà gara è stata dura (4' 04"). Fortunatamente la paura di essere raggiunto dalle retrovie non ha fermato la spinta delle gambe che nel secondo giro hanno perso un po' di slancio ma hanno mantenuto un ritmo quasi regolare, dando modo di rifiatare nei tratti in leggera salita e recuperando in quelli più corribili. Ultimo mezzo chilometro invece in piena progressione con le energie residue fino all'arrivo in pista dopo 10 Km e 38' 20". Forse non un risultato eccelso, ma visti i continui acciacchi dell'ultimo periodo e i ventuno chilometri corsi sabato nell'allenamento al Parco di Monza una buona prova in vista dei prossimi obiettivi.

Quello che però ci è rimasto più di tutto è stato il divertimento. La voglia di stare insieme. Avere un unico punto di partenza-cambio-arrivo in Arena Civica crea quella particolare atmosfera caratteristica di questa manifestazione. Diversa dall'ekiden nipponica, ma che rende sicuramente unica l'Ekirun. Un parco-giochi in cui divertirsi insieme, a turno. Un'idea da sviluppare ancora più in grande. E per renderla ancora più unica non scarterei la possibilità di organizzare punti barbecue per le singole squadre. In quello, di sicuro, saremmo i numeri uno.