Questo sito utilizza cookies, anche di terze parti, per personalizzare i contenuti e gli annunci, fornire le funzioni dei social-media e analizzare il traffico generato. Continuando a navigare in questo sito web acconsenti all'uso dei cookies.

Pacer alla Corsa del Principe [Maratona delle Terre Verdiane]

Non c'è due senza tre. E per il terzo anno di fila mi sono ritrovato alla partenza dei 29 Km della Corsa del Principe alla Maratona delle Terre Verdiane. Per la prima volta col sole. Per la prima volta con Chiara. Per la prima volta da Pacer. Una gara da incorniciare e un nuovo podio Corro Ergo Sum Runners (per Chiara) da mettere in bacheca. 

Pacer alla Corsa del Principe [Maratona delle Terre Verdiane]E' stato un po' come correre per la prima volta la gara. Finalmente, nonostante i quasi zero gradi alla partenza, sono riuscito a correre col sole. Senza freddo, godendomi un percorso tranquillo quanto bello. E anche la semplicità di strade ed organizzazione si sono esaltate. Un'esperienza estremamente positiva. Anche perché, sinceramente, al traguardo di Soragna ci sono arrivato davvero in ottima condizione. Parlano chiaro i 148 bpm di media. E pensare che solo due anni fa, con lo stesso tempo registrato sul cronometro, mi era sembrata un'impresa quasi epica. I dettagli fanno sempre la differenza.

Questa volta la scelta di come correre non è stata difficile. Anzi. Una chiara conseguenza del lavoro che sto (stiamo) facendo ormai da due mesi a questa parte, da quando ho ripreso a correre regolarmente dopo l'infortunio di questo autunno. Due anni fa, Chiara aveva scelto di correre a Salsomaggiore, ma un intoppo fisico l'aveva fermata. Lo scorso anno era stato l'avvento di Tommaso. Quest'anno abbiamo corso, giustamente, per lei e per i suoi obiettivi. Come due settimane fa a Gorizia, anche questa volta siamo partiti insieme. Ed è stata, se possibile, una gara ancora più bella. 

Tra l'altro correre in coppia ci porta bene, perché su due volte che in questo 2017 lo abbiamo fatto, per due volte abbiamo trovato due giornate di sole spettacolari. Ed il clima costruisce già buona parte del successo. Da parte mia, poi, conoscere il percorso ormai a memoria, ha sicuramente anche aiutato Chiara, sapendo dove tenere il freno a mano tirato, dove accelerare, dove trovare difficoltà, dove prendere maggiormente l'iniziativa. Obiettivo numero uno, fare una buona gara in vista della (sua) Milano Marathon. Obiettivo numero due, cercare un buon piazzamento, nonostante la compartecipazione di atlete di livello come la nazionale Debora Toniolo o l'ultramaratoneta Katia Figini. Obiettivo numero tre, questa volta per me, fare una buona gara, allungare la distanza e capire il mio stato attuale di forma. Mirato. Colpito. Affondato.

La partenza ha colto tutti di sorpresa e, dopo un momento iniziale di confusione e continui sorpassi, abbiamo iniziato a scendere i primi chilometri verso Fidenza. Caratteristica primaria della Maratona delle Terre Verdiane è quella di avere un percorso iniziale da Salsomaggiore verso la bassa emiliana di completa discesa. Forte discesa. Rischiosa. Far andare troppo le gambe dai primi chilometri vorrebbe dire rischiare di trovarsi imballati appena prima del decimo chilometro, con conseguente sofferenza per la restante distanza di gara, che sia mezza, trenta chilometri o maratona. Obiettivo primario per la prima parte di percorso, quindi, è stato lasciar correre le gambe, ma senza esagerare. E lungo la provinciale che porta a Fidenza abbiamo lasciato che i più, soprattutto in gara per mezza e dieci chilometri, ci superassero, senza farci troppo caso. La tentazione di lasciarsi trascinare dal dislivello positivo è sempre stata tanta, ma il ritmo controllato. 

L'idea (mia) iniziale era quella di correre la prima parte col freno a mano tirato, tra i 4' 20" e i 4' 15" al chilometro. Ma dopo l'esperienza alla Mezza del Collio, in cui anche Chiara si era accorta a posteriori di poter spingere un po' di più, ho deciso di accelerare il passo di qualche secondo, cercando capire la sua reazione strada facendo. Abbiamo proceduto fianco a fianco, fino al decimo chilometro, quando purtroppo davanti a noi si è parato il gruppone dei pacer delle tre ore di maratona (partiti con un po' troppa veemenza), con un nutrito gruppo di seguaci che abbiamo dovuto superare per non rimanere ingabbiati lungo il passaggio tra le strade più strette. Un sorpasso che ha variato leggermente il ritmo costante col quale stavamo correndo fino a quel momento, con qualche accelerazione delle quali avrei fatto volentieri a meno. Ma Chiara non si è lasciata distrarre troppo e nel giro di un chilometro ce li siamo lasciati alle spalle. 


Pregara con i Corro Ergo Sum Runners, partenza, gara e aspettando le premiazioni. Si ringraziano Stefano Morselli ed Elisa Morabito per le fotografie.

Esattamente nel momento in cui l'amico (e fisioterapista magico) Davide ci ha raggiunti e superati nella rincorsa verso il suo traguardo alla mezza. Seconda parte di tracciato, tra Fidenza e Fontanella, un po' più ostica, ma sempre regolare. Anzi, ritmo quasi accelerato in qualche tratto, che mi ha fatto capire quanto Chiara stesse ancora bene fino a quel punto. Anche il passaggio sul cavalcavia che sorpassa l'autostrada a poco più di un chilometro dal ventunesimo chilometro senza problemi. E con in più il sorpasso in scioltezza ad una concorrente ormai lanciata verso il suo mezzo arrivo. Forze residue, per Chiara, trovate per la ricerca vicino all'arrivo della tappa intermedia per cercare il passeggino di Tommaso spettatore, che però non abbiamo visto. Cosa che ha lasciato un brutto segno, psicologicamente parlando, nel suo passo. 

Che il chilometro ventitré fosse un momento cruciale per l'inizio dell'ultima parte di percorso, lo avevo già imparato, a mie spese, negli anni scorsi. Ma ne ho avuto conferma dalla fatica fatta anche da Chiara nell'ultima parte del nostro percorso. Leggera discesa che si trasforma in leggere salitella. E arrivo a Soragna che ancora sembra troppo lontano per iniziare già a astringere i denti. Da parte mia ho provato a prendere l'iniziativa, di trascinarla, di spingerla oltre la piccola crisi che stava attraversando, mettendomi a capo del piccolo gruppo che abbiamo formato raccogliendo qualche piccola adesione lungo il percorso. Ma è stata dura, col ritmo sempre più rallentato e un po' di venticello contrario. In certi casi è solo il susseguirsi dei chilometri che può migliorare le cose ed ho potuto solo aspettare, provando a riprendere il ritmo piano piano senza perdere di vista la maglia arancio-viola alle mie spalle. 

Fortunatmente il percorso della Verdi Marathon è uno di quelli che Chiara apprezza di più. A chi non piace correre sperduti nelle campagne il continuo curvare e ricordare senza punti di riferimento, su strade anonime disperse tra i campi, potrebbe essere ancora più deleterio. Ripensando agli anni passati, ho avuto sempre ben chiaro dove ci trovassimo e quanto fosse ancora lo sforzo mancate. Ed alla vista delle ultime due curve prima dell'entrata in paese ho cercato di dare una scossa anche a Chiara. Quasi ininfluente, soprattutto per la piccola salitella poco prima dell'ultimo chilometro. Ma una volta entrati tra i piccoli palazzi prima dell'arrivo, la voglia di fare bene ha avuto il sopravvento, accompagnata da una buona ed ultima accelerazione. La sicurezza di non avere pretendenti al podio alle spalle ha dato poi quella fiducia che mancava per arrivare ancora più lanciati sotto la linea del traguardo. Che alla fine abbiamo tagliato insieme in 2h 01' 41". Un tempo di tutto rispetto per una media di 4' 12", nonostante il rallentamento finale. Ma soprattuto la certezza di essere sul gradino più basso del podio, terza assoluta

Da parte mia sono stato contento della corsa fatta. Quasi mai in affanno, se non per un sentore di crampi (psicologico?) ai flessori dopo la mezza, e con  un margine di accelerazione decisamente alto guardando il battito cardiaco. Quello che dovrei verificare è la tenuta di gambe e testa. Ma per quello c'è tempo. Adesso è arrivato il momento di osare anche per me. Provare qualche gara per testare quanto gli mulini allenamenti siano davvero serviti. Riassaporare l'agonismo vero, la fatica, la grinta. La voglia di arrivare prima anche di un solo secondo. La voglia di provare ad essere ancora migliori. Di sé stessi.