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Massi, un Corro Ergo Sum Runner alla Wings for Life World Run di Breda

Lo hanno visto in pochi e solo i più attenti se ne sono accorti. Massi Milani, con i colori viola-arancio dei Corro Ergo Sum Runners in terra olandese a sfidare i campioni dell'ultramaratona mondiale. Una Wings for Life World Run che per alcuni chilometri lo (ci) ha visto campione a Breda. Ecco il suo racconto...

Massi, un Corro Ergo Sum Runner alla Wings for Life World Run di Breda"Mentre la commessa della Hertz controlla la prenotazione sul terminale dell’aeroporto di Bruxelles, mi rendo conto che sto giocando troppo con il mio anello. Non è più così largo come pochi giorni prima della maratona di Parigi quando avevo raggiunto la massima forma. Un mese fa ero forse troppo magro, ma ora l’anello entra perfettamente all'anulare perché le ultime settimane sono state di grande relax da corse ed allenamenti. Ho potuto finalmente indulgere a tutti i vini italiani e francesi con la lettera B.

Sarei stato ufficialmente a riposo da diverse settimane - la maratona di Parigi si è svolta il 9 Aprile - se qualche mese prima non avessi ricevuto un messaggio da Dario che mi invitava a prendere parte alla Wings for Life World Run in Olanda. Conoscevo solo superficialmente la competizione ma lo spirito non competitivo ed umanitario della gara mi ha spinto ad accettare fin da subito l’invito. L’idea di partecipare per raccogliere i fondi sulla ricerca per le lesioni al midollo spinale ha attratto la mia attenzione anche considerando che molte delle persone sulla sedia a rotelle hanno avuto un incidente automobilistico, settore in cui lavoro da 11 anni nella parte fiamminga del Belgio.

Ho la strana sensazione che la commessa non troverà molto rapidamente la mia pratica, nonostante la carta gold e il check-in compiuto in settimana per velocizzare tutte le procedure prima di giungere a Breda. Sono in ritardo, ho poco meno di settanta minuti per ritirare il pettorale nella ridente località Olandese, che peraltro non è la sola città in cui si svolge la competizione. Ma essendo a pochi passi da casa, l’ho preferita a Milano per il mio debutto nella ultramaratona. L’idea era chiara, sebbene non avessi mai gareggiato oltre quarantadue chilometri, sapevo che nel pomeriggio avrei corso per almeno quattro ore e mezzo.

Non ho nascosto i miei propositi a Chiara, con cui condivido un progetto veramente ambizioso: portare Corro Ergo Sum al primo posto delle squadre italiane e magari vincere la competizione locale. Il viaggio in auto e l’arrivo a destinazione non li ricordo distintamente. Durante il tragitto la sensazione visiva era che gli impianti eolici funzionassero a pieno regime, sospetto poi confermato dai fatti durante la gara. Gli unici pensieri del viaggio erano arrivare al ritiro pettorale prima della chiusura e stabilire una spiegazione plausibile nel caso non ce l’avessi fatta. In fondo la corsa non è la mia vita. Giunti a destinazione alle 11:50, ritiro e avvicinamento alla partenza sono stati indolore. Il giovane addetto alla consegna pettorali ha mostrato la sua ignoranza ma anche il grande pragmatismo olandese. Marc, questo era il suo nome, mi ha fatto notare che non sapeva da quale griglia dovessi partire ma che comunque non sarebbe cambiato nulla. Se fossi stato davvero un top runner come vantavo di essere, li avrei superati tutti. L’incontro con Chiara è stato celere nonostante i tremila partecipanti, un piccolo riscaldamento assieme, qualche opinione sulla gara, poi raggiungiamo la partenza. Siamo entrambi sereni, lei cosciente dei suoi limiti di forma attuali, io indifferente ma sicuro dei miei mezzi.

Non conosco nessuno dei top runners, siamo in una trentina nella griglia, visivamente sembrano tutti avere la metà dei miei anni. Allo sparo noto che solamente una dozzina cercherà di gareggiare finché le energie non verranno a mancare, gli altri invece si limiteranno a correre una maratona se non addirittura una mezza. Dopo qualche centinaio di metri mi accodo a due ragazzi Peruviani del Machu Picchu. Una delle pochissime informazioni che avevo era che il loro connazionale avesse vinto qui l’anno scorso mentre uno dei due era risultato vittorioso nella gara a Lima. Il ritmo non sembra davvero eccessivo, a 3’ 50” con le Nike Streak 6 si corre in souplesse. I primi chilometri scorrono velocemente, il centro città è piacevole, avevo letto del famoso castello di Breda, a distanza di giorni non sono certo di averlo visto nonostante l’imponenza conclamata. La temperatura è gradevole, non superiamo i 12°C, ma in centro spira una leggera brezza che rende l’atmosfera meno confortevole.

Usciti dalla città, il percorso è bucolico e sicuramente pianeggiante, solo un cavalcavia alla fine del giro da 25 Km rovinerà il ritmo ai pochi podisti alla ricerca della prestazione. Gli applausi sono frequenti, al nostro gruppo si aggiungono altri due ragazzini, un belga, David, e un tedesco, quest’ultimo Asics Frontrunner, Nikki. Corriamo all’unisono, il ritmo è facile, li convinco a restare assieme, sono pieno d’energie, avevo corso soltanto trenta giorni prima una maratona venti secondi a chilometro più velocemente. Passiamo il traguardo del primo giro e sono immortalato dai fotografi dell’organizzazione insieme a Nikki ed al Peruviano. La foto è l’essenza della mia esperienza podistica a trecentosessanta gradi con la ricerca di andare più velocemente, più lontano ed ottimizzando la tecnica di corsa.


Massi in azione alla Wings for Life World Run di Breda in Olanda con i colori viola-arancio di Corro Ergo Sum.

Al secondo giro gioco in casa, la maratona è la mia specialità, ho studiato, preparato, capito e praticato al meglio come ottimizzare la distanza regina negli ultimi sette anni, trovando sempre una soluzione per migliorare la prestazione anche al ventisettesimo tentativo nonostante l’avanzare dell’età ed al sopraggiungere dei primi capelli bianchi. Il ritmo non diminuisce nemmeno di mezzo secondo a chilometro. Ma come i dieci piccoli indiani, iniziamo a perdere lentamente componenti del nostro plotone, a vista d’occhio inoltre la leggera brezza si è trasformata in forte vento, soprattutto nel ritorno all’ovile. Non vediamo più tanti abitanti applaudire al passaggio vicino alle loro abitazioni molto ordinate e spaziose che contraddistinguono questa parte dell’Olanda.

Non ci avevo fatto caso al primo giro, ma il traguardo virtuale della maratona è disegnato per terra, guardo l’orologio segnare 2 ore e 42 minuti e 50 secondi. Mi sento fresco come una rosa, ma ora siamo in terra straniera. Inoltre Nikki ha preso qualche metro di vantaggio ed il Peruviano non sembra in grado di correre a questo ritmo per molto tempo. Infine il pubblico ha abbandonato le strade e gli incitamenti sono diventati davvero rari in questo frangente. La mia mente inizia ad essere stanca e forse meno lucida rispetto al solito. Ma trovo sollievo al passaggio dei 50 Km, riuscendo a superare un atleta olandese partito per correre solamente due giri. Dal grande incitamento al passaggio in centro, sembrava che tifassero per il campione del mondo di atletica, non per l’amatore. La curva a destra è accompagnata da un boato assordante, vedo Nikki a 30 secondi di distanza. Sono secondo assoluto, lo conferma lo speaker in Olandese al microfono, non ho imparato a parlare la lingua della regione dove lavoro, ma riesco almeno a contare.

Si torna nelle campagne, vento, solitudine e fatica prenderanno il sopravvento in questa fase. Tutto scorre molto rapidamente, ho leggermente diminuito il ritmo, ma riesco a correre come se fosse il primo chilometro, la padronanza del nostro corpo ci porta a compiere imprese inaspettate. A partire dal cinquantacinquesimo chilometro, i ricordi si fanno confusi e offuscati. Prima supero Nikki in grande difficoltà nelle campagne, vedo molti cavalli e mucche. Mi accompagnano le moto dell’organizzazione, che mi indicano di essere in testa alla competizione locale. Al giro di boa del sessantesimo ho un vantaggio visivo di parecchie centinaia di metri. In un momento di lucidità sono sorpreso che Nikki non corra più da solo ma accompagnato da un podista con canotta bianca. Dopo diverse decine di minuti e qualche chilometro, il sogno di vincere sfuma: la canotta bianca si materializza in un podista austriaco venticinquenne che mi invita a seguirlo per raggiungere nuovi traguardi. Intorno al sessantasettesimo chilometro le energie sono ai minimi termini, spero di essere raggiunto il prima possibile, ma riuscirò a chiudere a 68,6 Km prima di vedere la catcher car. Grazie al bus dell’organizzazione, in pochi minuti giungo al traguardo, incontro Chiara, non mi mostro particolarmente contento. Ma forse ero troppo stanco per mostrare le mie emozioni. Peccato: volevo vincere per tutti coloro che non hanno la possibilità di correre.

Se non avessi bevuto troppi vini con la B, mangiato solamente alle 6 del mattino, se avessi continuato ad allenarmi dopo Parigi, se non avessi viaggiato così tanto negli ultimi giorni, dormito così poco, corso qualche lungo ulteriore, svolto maggiori esercizi per aumentare la potenza, probabilmente a quest’ora avrei raccontato un finale diverso. Ma ci riproverò: Dario ha promesso che mi recluterà anche nel 2018, dobbiamo solo decidere a quale gara partecipare. Un’idea me la sono fatta sia per obiettivi, luogo ed allenamenti. Correre non è la mia vita, ma mi piace dannatamente".