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Maratona del Naviglio (Cernusco S/N)

Non ci pensi, ma ci speri sempre. O meglio, ci pensi, ma scaramanticamente non lo dici. Magari ti scappa, ma poi ti penti. Io ci provo sempre. E a volte succede. Ma poi ci vuole tempo per digerirlo, per capire cosa è successo, per renderti conto che è tutto vero. Ho lasciato passare la notte per riguardare la classifica della Maratona del Naviglio, 21 Km,  di ieri e capire che non è stato un sogno. Non è stata nemmeno la gara perfetta sotto tanti aspetti, ma tanto meglio. Ma è stata una sorpresa e forse questo l'ha resa ancora più bella. Avevo deciso di chiudere la stagione delle mezze con questa corsa ancora tempo fa, sapendo che il caldo sarebbe potuto essere un rischio. Ma avevo anche bisogno di smaltire la Maratona di Milano prima di provarci davvero.

Si ringraziano Podisti.net e Arturo Barbieri per la gentile concessione sull'utilizzo delle fotografie.

In realtà poi è stato un susseguirsi di corse tutti i week-end, tra Strongman, 10K e altre mezze. Riposo in settimana (che vuol dire solo togliere le ripetute) e a tutta birra nel week-end. Diventa quasi una droga poi, soprattutto quando vedi che la ruota gira. E ieri mattina quando mi sono alzato nell'aria c'era qualcosa di diverso. Temperatura sui 17°C, bella giornata anche se coperta. Differentemente da altre volte, in questa gioco davvero in casa, sul mio terreno, nel mio mondo. Il mio Naviglio è qualche chilometro più in là, ma non conta. L'acqua scorre. Conosco bene le sponde dove si correrà, ho mille punti di riferimento, so ad ogni metro cosa mi aspetta dopo. E mentre mi avvicino al ritrovo per il ritiro del pettorale capisco che c'è anche altro. Ci sono Chiara, Franco, Alberto, Simone, Massimo, Simone, Arturo, Rocco. Ci sono i compagni della Martesana Corse. Non faccio cinque metri senza che qualcuno mi fermi, mi saluti, mi faccia i complimenti e l'in-bocca-al-lupo. E anche questo conta e tanto. Mi dà la carica. Io vivo di emozioni e le immagazzino un passo alla volta avvicinandomi alla linea di partenza. Il tempo sembra reggere. Qualche minuto di ritardo, mentre ci accalchiamo prima del gonfiabile. Sono ancora lì davanti. Non voglio ripetere l'errore della settimana prima facendomi risucchiare dai primi, ma non voglio nemmeno perdere troppi metri, soprattutto visto che la partenza è in pista. Con me c'è Franco. Bang, si parte. Trovo una corsia preferenziale e ai primi trecento metri sono già fuori dal gruppo. I top hanno un altro passo e li lascio andare. Le distanze diventano subito lunghe tra un gruppetto e l'altro. Franco mi è subito dietro, insieme a noi altri due runners, uno di Vimercate in maglia verde e un Comasco in maglia bianca. Loro fanno il ritmo noi dietro. All'unisono al primo chilometro rimaniamo sbalorditi, 3' 31". Urge rallentare e lo facciamo insieme. I primi chilometri passano per il centro di Cernusco, nella zona pedonale. Data l'ora la gente in giro non è molta. Davanti abbiamo Arturo di podisti.net che ci immortala più volte dal sedile della moto che lo trasporta. Al terzo chilometro siamo già sulla sponda sinistra del Naviglio che risaliamo il canale. Per me siamo sempre troppo veloci, 3' 40", ma mi lascio tirare. Rimango dietro al riparo dall'aria e lascio fare a loro. Passiamo il parco di Cernusco e ci buttiamo sull'altra sponda. Sei chilometri completamente dritti fino al primo giro di boa di Gorgonzola. Mi passano in fretta. Ogni tanto ci scambiamo le posizioni, Franco tira parecchio e lo vedo bene, anche se aveva dichiarato prima di partire di voler stare sui 23'-24'. Passiamo Cassina, Bussero e mi ritrovo quasi senza accorgermene a Gorgonzola. Ogni tanto guardo gli intermedi sul mio crono e non mi riconosco nei tempi. Abbassiamo un po' il ritmo sui 3' 50", ma mi va più che bene. Vorrei arrivare tranquillo ai 10 Km e poi aumentare se ne ho ancora. Da quando sono partito ho avuto una buona sensazione con le nuove scarpe, nettamente più leggere, reattive. Molto meglio dei giorni scorsi. Le gambe sono un po' pesanti, ma sembra che possano reggere. Il Naviglio Martesana è tranquillo. Acqua pulita che ci scorre al fianco. Mi godo il paesaggio cercando di distogliere un po' il pensisero da ritmo e fiato. Lungo l'alzaia gli immancabili pedoni e ciclisti ci lasciano un po' di spazio per passare. Poco prima del giro di boa cominciamo ad incrociare i primi sull'altra sponda. Siamo quasi a metà gara ed hanno circa un chilometro di vantaggio. Conto le posizioni man mano che sfiliamo nelle due direzioni: siamo attorno alla ventesima, in quattro. Esattamente come da previsioni. Saliamo sul ponte di Gorgonzola, riattraversiamo la Martesana e ritorniamo indietro. Finalmente abbiamo un'idea di come siamo messi dietro. Non abbiamo quasi nessuno nelle immediate vicinanze. Mi porto in testa al gruppo affiancato da comasco. Dietro Franco e Di.Po. Il sorso d'acqua e la doccia poi fatta con la bottiglietta mi danno una sferzata. Incrociando il grosso del gruppone è un susseguirsi di saluti e incitamento da parte degli amici in gara. Prima, Chiara, subito dietro Alberto e Simonetta, Rocco, Simone e via via tutti gli altri. Ad ogni grido, ad ogni cenno di mano è una spinta in più nelle gambe. Il mio neo-compagno comasco, ricambia il saluto a tutte le donne al mio posto, divertito. Appena taglio il cartello del 10 Km aumento il passo. La maglia verde aveva già perso un po' di terreno, Franco e l'altro si distaccano poco alla volta. Passiamo sull'unico chilometro sterrato che mi segna un po' le gambe, ma metto tutta l'attenzione sull'altra sponda per distogliere il pensiero dalla fatica. Appena passato l'undicesimo, incontro Arturo sul ponte che mi riporta sull'altra riva. Immancabili foto e poi avanti. Da qualche minuto il cielo si è aperto e il sole ha cominciato a picchiare sulla schiena. La differenza si sente subito. Mancano sei lunghissimi chilometri tutti dritti prima del secondo ed ultimo giro di boa che ci riporta all'arrivo. L'alzaia intanto si riempie sempre più di gente. Non è necessario slalomare, ma un po' di attenzione ci vuole. Perdo più di un intermedio e quindi non so a quanto sto andando. Oltretutto sbaglio a leggere il tempo sul cronometro in più di un'occasione. Me ne accorgo solo più avanti. Quando le gambe cominciano a diventare pesanti decido che è l'ora del gel, per non arrivare scarico attorno al 17 Km. Poi è la volta del ristoro. Esagero con l'acqua versata in testa e mi ritrovo dopo qualche centinaio di metri completamente zuppo e con anche i piedi bagnati. Ma fa caldo. Fortunatamente arriva anche il passaggio secondo me più bello di tutto il corso del Naviglio, quando la Martesana si inoltra da Cernusco a Vimodrone. La cilcabile sembra vivere di vita propria, tra parchi ben tenuti che si susseguono e un'infinità di alberi che la sovrastano. Tanta la gente in giro e c'è anche chi si ferma a guardare la corsa. Dal conteggio di qualcuno scopro di essere veramente in diciannovesima posizione. Quelli poco più avanti di me non sono vicini, ma neanche troppo lontani vista la distanza che manca all'arrivo. Cerco di rimanere costante, anche se la fatica comincia a farsi sentire, soprattutto sulle gambe, pesanti. A Vimodrone, lungo il tratto sovrastato dai salici, un papà a piedi con al seguito i figli in bicicletta mi si accoda e prova a tenere il passo. Facciamo qualche centinaio di metri insieme mentre sento il suo batter di piedi dietro di me e poco prima di mollare mi chiede a quanto stiamo andando, ma non lo so. Intanto davanti cominciano a cedere. Mentre reincrocio i primi già sulla sponda opposta supero la maglia bianca e nera che mi sta davanti. Diciottesimo. Passo regolare e lo sfilo senza problemi. Un po' la cosa mi rincuora, vuol dire che se sono stanco un motivo c'è. Ad ogni passaggio di qualcuno sull'altra riva alzo la mano e saluto, ricambiato. Saremo anche avversari, ma onore a loro. Con l'avvicinarsi del 18 Km anche la mia testa ha uno scatto. Ripenso alla corsa di Modena ed a come ho gestito gli ultimi tre chilometri, ma questa volta non sono intenzionato a rallentare. Poco prima di salire sul ponte per ritornare indietro, mentre sfilo le bancarelle per la festa domenicale, mi sento chiamare e alzando lo sguardo vedo Daniela che mi saluta e mi incita. Sferzata di energia. Le passo di fianco sorrido e riprendo il passo, anche se con fatica. La combinazione, salita-ponte-discesa mi ha completamente spezzato il ritmo. Rimango un attimo intontito e quando incrocio gli avversari dietro di me che sono ancora sull'altra sponda non riesco a capire la distanza che ci separa. Ho paura che siano troppo vicini e che mi possano rimontare. Ma non mi volto e provo solo a spingere e a riprendere un passo regolare. Gli ultimi tre chilometri sono col sole in faccia. Davanti ho una maglia blu a cui continuo a rosicchiare terreno. Ho il riferimento delle luci del campo sportivo poco più avanti e conosco bene la strada. Vado bene anche se con fatica, ma i metri diventano sempre meno. Ci stacchiamo dal naviglio per entrare verso il paese. Curva e controcurva. All'ultimo chilometro l'ho ad una ventina di metri. L'intermedio mi dice che posso provare il personale, anche se non capisco bene cosa ho letto. Forzo un po' e appena prima di entrare nella pista di atletica con una brusca curva ad "U" gli sono addosso. Duecento metri sul tartan. Vedo Massimo con Simone che mi fotografano e mi salutano. Aumento il passo e ad inizio curva gli sono attaccato. Rimane largo e prima dei cento metri finali mi infilo all'interno. Poi le gambe fanno da sole come se fossimo allo sprint di una campestre. Non so nemmeno io da dove esca tutta l'energia. Appena sotto il traguardo le pon-pon girls urlano e si agitano. Vedo Arturo puntare la macchina fotografica ed immortalare il momento. Fermo il cronometro, faccio una decina di passi e mi butto per terra stremato, mentre Luca mi viene incontro per salutarmi. Probabilmente faccio casino con il cronometro, non fermandolo all'arrivo, e quando lo setto per vedere il tempo finale dice 1h 20' 27". Sarebbe nuovo personale di solo un secondo, come la scorsa settimana. Contento ma allo stesso tempo deluso, perchè pensavo di essere andato più forte. Arriva anche Franco seguito dai due nostri compagni di giornata. Fa caldo. Tanto caldo. Facciamo passare un po' di tempo in attesa che venga esposta la classifica finale. Arriva Chiara, poi Daniela. Quattro chiacchiere con Franco e Massimo e gli altri. Ma quando per curiosità vado a scorrere l'ordine di arrivo rimango sbalordito. Vado subito col dito alla 17° posizione assoluta (su 519) e leggo 1h 19' 33", 2° di categoria. Di fianco a me ho il neo-compagno comasco ancora in maglia bianca, vede che rimango interdetto e mi conferma che i tempi sono esatti. Guardo il suo cronometro e corrisponde. Capisco di aver armeggiato male all'arrivo e un sorriso mi si stampa in faccia, ancora una volta incredulo come due settimane fa a Monza. Un personale sperato, quasi inaspettato. Forse l'ultima possibilità in questa prima parte di stagione. Un "19" rincorso tante volte e finalmente trovato. Ma secondo voi i portafortuna esistono...?