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Ore 6.00: Where Milan Run

Mi si chiudono gli occhi. Sono già cinque ore che sono in piedi. Ma per vivere Milano come l'abbiamo vissuta stamattina non c'è altra maniera. E' strano da spiegare. Quando sono uscito di casa poco prima delle 5.00 le strade erano completamente vuote e la Martesana immersa nel buio ovattato della notte. Aria fresca e un profumo di campi, di umidità. Solo venti minuti per raggiungere il centro di Milano. Tassì, la mia Vespa gialla, non ha rallentato per un solo attimo fino in centro, per poi vedere arrivare alla spicciolata tanta gente, quasi tutti in tuta, chi a piedi, chi in bici, chi di corsa. Visi svegli, scarpette ai piedi, maglie rosse, blu e gialle. Tutti pronti per partire.

Scene già viste qualche mese fa alla Run 5.30. Oggi invece si correva Where Milan Run per la LILT. Ci sono anche le facce conosciute di Fabrizio, Pino, Marta, Luca, Beppe, Francesca, Giovanna, George, Antonio... Saluti&baci e dopo qualche minuto si parte, ancora intorpiditi dalla temperatura fresca del mattino. Cielo sempre buio fino all'arrivo e qualche nuvolone a distanza. Ognuno col suo gruppo, in base al ritmo, girovaghiamo per il centro di Milano, attorno al Duomo, Montenapoleone, San Babila, Via della Spiga, Manzoni, Scala e Galleria per poi ritornare verso Cordusio e il Castello Sforzesco da dove siamo partiti in poco meno di quaranta minuti. In giro solo quelli della notte, quelli che lavorano ma nessuno lo sa, e qualche ghisa, svegliato per l'occasione. Nessuno ci vede o ci sente, solo loro. Passiamo sorridenti e ci salutano, suonano i clacson e ci guardano come si guardano i marziani. I passi rimbombano leggeri nelle vie più strette, mentre i pacers gridano “a destra… a sinistra”, ma senza nessun riferimento politico. Almeno in apparenza. Nessuna gara se non quella di raccolta fondi per LILT. E in questi casi di solito si vince sempre. Sta diventando quasi un’abitudine correre con-e-per gli altri. E la cosa bella è che non serve allenamento, solo qualche ora di sonno in meno e la voglia di farlo. Una pausa rilassata e spensierata dentro a giornate frenetiche e veloci. Poi ognuno riprende la sua strada. Rimonto in sella slalomeggiando tra le prime code nel traffico del mattino ricatapultato nel tran-tran quotidiano. Nelle orecchie, sotto il casco, rimbomba il silenzio delle prime ore del giorno. Ma non lo sa nessuno.