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Parigi val bene una... corsa

Dopo tutte le camminate fatte tra le rue parigine, quello che ci voleva era una corsa rilassante per stendere gambe e muscoli. Sembra strano, ma dopo aver camminato dieci ore filate correre ridà alle gambe, e soprattutto alle giunture, un po' di respiro. Pensavo che mi sarei odiato e pentito per aver scelto il tardo pomeriggio invece del mattino per uscire, ma in realtà i benefici sono stati quasi istantanei. Gambe che avevano voglia di muoversi, di sentire il sangue in circolo. Peccato non essere riuscito a fare l'allenamento assegnato da tabella, ma ho avuto qualche intoppo iniziale e finale che hanno intralciato i piani.

Una delle cose che avremmo potuto fare fin dall'inizio in effetti sarebbe potuta essere correre per i posti più significativi, tra i monumenti più importanti di Parigi, in un solo giorno. Un semi-trail cittadino a tappe e a ritmo tranquillo. Dopo tutto anche l'eco-trail de Paris ci passa. Ma ad una settimana dalla maratona per Chiara non sarebbe stata una bella idea. Lo abbiamo fatto camminando. E camminare non è come correre. La corsa è arrivata dopo. Il primo intoppo l’ho avuto ancora prima di partire. Come immaginavo, il garmin ha avuto problemi a trovare il satellite immerso tra le fitte vie e i palazzi nonostante tutto neanche troppo alti. Solo che diversamente dal solito non sono bastati alcuni minuti per far si che la ricerca avesse buon esito. Dopo venti minuti in piedi sul marciapiede, provando a trovare aria tra una casa e l’altra ho deciso di partire senza nessun riferimento chilometrico, sperando che nel giro di qualche minuto il gps cominciasse a funzionare. Speranza vana. E chi ben incomincia… Avevo studiato il percorso per arrivare lungo la Senna e seguire poi il corso del fiume verso la Tour Eiffel, ma già al secondo incrocio senza accorgermene ho preso la direzione sbagliata trovandomi poi all’interno dell’isolotto dietro Notre-Dame. Fortunatamente mi sono accorto subito dello sbaglio e girando e rigirando sui ponti tra semafori salite e discese ho ripreso il corso che volevo. Diversamente da quanto immaginavo le gambe hanno girato a meraviglia. Peccato non aver avuto un riferimento chilometrico. Ma mi son sentito bene, con voglia di spingere. Falcata ampia e fiato da vendere. Ripresa la strada che volevo ho solo seguito il corso del fiume. In alcuni tratti però la ciclabile si stringeva per lasciare spazio alla carreggiata delle auto. Forse la direzione in senso contrario allontanandomi dal centro sarebbe stata meglio. Più sono avanzato più la strada è peggiorata. Il garmin ha però avuto un moto di orgoglio e per cinque o sei chilometri ha deciso di ricevere il segnale. E le sensazioni si sono rispecchiate nel ritmo segnalato dal display. Avrei dovuto tenere un’andatura tra i 3’ 50” e i 4’ 00” e così è stato, con qualche secondo in più nei tratti con salite e stop ai semafori. Dopo circa mezz’ora, all’altezza dei giardini davanti al Louvre, ho deciso di ritornare verso casa, questa volta passando per la parte alta della riva, sfruttando la pista ciclabile al fianco della strada, per cercare di avere maggiori riferimenti visivi e sapere dove fossi. Lo slalom tra le bici dei turisti e i bus di linea non è stato semplice. Speravo sinceramente in una corsa più rilassata. Riconoscendo un piccolo parco dov’ero passato nei primi giorni ho svoltato a sinistra verso il Marais, ma è stato l’ennesimo errore. Invece di prendere il primo bivio a sinistra ho proseguito dritto lungo il corso che mi ha portato prima in piazza della Bastiglia e poi a quella della Repubblica. Bei vialoni per correre, ma direzione sbagliata. Mi sono dovuto poi arrendere e cercare la strada verso casa sulla piantina della metropolitana. In realtà ero solo poco più a nord, ma senza mappa non mi sarei riuscito ad orientare. Quindi ultimo chilometro scendendo nuovamente verso la Senna e l’ultima svolta a destra prima di fermarmi. Un’ora e dieci circa di corsa, tutta buon ritmo con qualche piccola interruzione. Ma è lo scotto da pagare quando non si conoscono bene le nuove strade. La prossima volta saprò che uscire e allontanarsi dal centro è forse la soluzione migliore. Ma un fartlek improvvisato non ha certo fatto male come allenamento. A bientôt.