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[3] Maratona Franciacorta (Corte Franca)

Sinceramente? Non credevo sarebbe stata così dura. Sicuramente gli allenamenti degli ultimi mesi su distanze brevi non sono stati propedeutici per un week-end podistico così lungo. In termini di chilometri. E il caldo non ha aiutato. Salite e discese hanno peggiorato una gara di per sè già dura. Non sarà come correre una maratona vera e propria, ma senza una preparazione adeguata la fatica diventa tripla. Ma nonostante tutto, è stata una bellissima esperienza. Tre giorni in cui conta solo correre. Riposarsi il più possibile nei momenti di pausa e correre. Diventa quasi una routine. Naturale cercare i cartelli con le indicazioni del ritrovo appena arrivati in paese, scendere dalla macchina e buttarsi negli spogliatoi, riscaldamento, corsa, doccia e premiazioni. Ogni giorno come il giorno prima. Ma ogni giorno in un modo diverso. Per assaporare fino in fondo quel gusto masochista che piace tanto al runner. Soffrire per stare bene. Soffrire ogni giorno un po' di più. Preservare le energia, pensare e ripensare alla tattica. Tutte cose che dopo lo sparo diventano un ricordo. Dopo lo sparo conta solo correre.

Sei ore di sonno. Tanto è stato il recupero dai 21 Km della Quattropassi in Franciacorta di ieri sera. E fortunatamente avevamo deciso di fermarci proprio in Franciacorta per la notte approfittando della vicinanza tra le ultime due tappe. Ma non è servito poi a molto. Quando questa mattina ho provato a muovermi sul letto ho come avuto l'impressione che un elefante si fosse divertito a camminarmi su gambe e schiena per tutta la notte. Immaginavo non sarebbe stata una passeggiata la terza tappa della Maratona della Franciacorta di questa mattina, ma mi sbagliavo. Non mi sono neanche minimamente avvicinato (con l'immaginazione) a quello che è poi realmente stato. Ci eravamo lasciati al 32 Km della Maratona e da lì siamo dovuti ripartire. Con le gambe pesanti del trentaduesimo chilometro, con la schiena indolenzita da giorni di allenamenti, con la stanchezza del poco riposo e dei chilometri accumulati, con lo sfiancamento del caldo che neache la notte molla la sua morsa. E con il pensiero di una 10 Km ancora da fare.

In griglia di partenza ormai le facce sono note. Solo qualche intruso di giornata. E nota è anche la fama di ogni diretto avversario: quello più forte in salita, quello che parte piano e aumenta nel finale, quello che ti supera tutti i giorni, quello che parte a razzo e arriva dietro, quello che salita-discesa-piano correre allo stesso ritmo come caricato a molla. E poi c'ero anche io, quello che non sa come farà a correre. Il riscaldamento è stato uno strazio, con le giunture di giocchia e anche che sembrava fischiassero come i cardini delle vecchie porte di legno e i muscoli accartocciati come palle di giornale. Non ho nemmeno provato un allungo. E tanto è bastato per presentarsi al via già madido di sudore. Ma allo sparo è tutta un'altra storia. Dal briefing pre-gara mi ricordavo la partenza in salita e così è stata. Solo non mi sarei aspettato il ritmo impostato dalle gambe, 3' 48" e 3' 40" i primi due chilometri. L'ho scoperto solo a fine gara, ma non mi sono nemmeno reso conto di essere nuovamente ripartito un po' troppo deciso. In realtà non credevo nemmeno che ne sarei potuto essere capace.

Il percorso rispetto ai due giorni precedenti è stato praticamente piatto. Nel confronto. Ma nella realtà è stato un susseguirsi ininterrotto di sali-scendi-sali-scendi-sali-scendi dal primo all'ultimo chilometro. E la prima ed unica vera discesa è stata proprio nei primi due chilometri dove il ritmo è stato fuori da ogni aspettativa. Poi è iniziato il calvario. A dire il vero fino al quarto chilometro gambe e fiato sembravano darmi fiducia. Franco e la Wangoi mi hanno raggiunto quasi subito. Per un breve tratto abbiamo corso assieme, poi quasi contemporaneamente uno ha preso qualche metro di vantaggio e l'altra ne ha persi. Sono così rimasto solo pensando unicamente a fare il mio. La cosa che non potevo sapere è stata invece che praticamente tutti i diecimila metri della terza tappa sarebbero stati corsi su sterrato. Solo qualche breve tratto di asfalto, ma per il resto sentieri più o meno sconnessi in mezzo ai vigneti rigogliosi delle colline bresciane. Un signor percorso. In condizioni ottimali. Solo ed unicamente campagna, con qualche leggero tratto d'ombra solo sul finale lungo il viale che ci ha immesso nei metri finali. Per il resto, sole, terra, sassi ed erba. E il caldo non ci ha certo risparmiato.

Dicevo, bene fino al quarto chilometro quando le forze hanno cominciato a calare drasticamente in corrispondenza della risalita dalle Torbiere del Sebino. Le ginocchia non ne hanno voluto più sapere di alzarsi e dietro ai quadricipiti la stanchezza accumulata ha iniziato a compattarsi in piccoli crampettini di affaticamento. Inutile dire che già da qualche chilometro fossi ricoperto uniformemente da una maschera calda di sudore. Non ho mai guardato il cronometro, ascoltando solo il suono del gps ad ogni intermedio. Forse oggi mi avrebbe dato un po' di fiducia. Ma con l'aumentare dei chilometri la situazione è diventata sempre più critica. Passata la metà, arrivata anche abbastanza in fretta, ogni piccola salita mi è sembrata una scalata inarrivabile. Gambe piantate a terra e fiato corto. Cortissimo. Qualcuno dalle retrovie ha iniziato a riprendere terreno ed a superarmi. Ma senza sapere se fosse un maratoneta o un giornaliero. In ogni caso non avrei avuto una reazione diversa da un caso all'altro. L'unica preoccupazione è stata quella di rimanere ad un ritmo accettabile ed arrivare alla fine. Le colline sono cambiate, da verdi e coltivate a campi incontaminati. Le strade sono cambiate, da doppi sentieri di campagna a ciottolati con buche pericolose. Gli avversari sono cambiati, da maglie rosse e blu a canotte gialle e verdi.

Sapevo che la salita di Borgonato tra l'ottavo e il nono chilometro sarebbe stato l'ultimo vero ostacolo che mi avrebbe separato dall'arrivo. Un piccolo strappetto in confronto alle prime due tappe. Una salita infinita invece per le forze residue che non sapevo nemmeno se mi sarebbero bastate fino alla fine. Ma come tutto, anche quello è passato. E che non ne avessi davvero più lo testimonia anche il timing del gps che segna l'ultimo chilometro (solitamente il più veloce tra gli ultimi) con una media decisamente alta. Eppure ci ho provato. Quando ho capito che, appena tornati sull'asfalto, dietro alla curva si nascondeva il gonfiabile dell'arrivo, ho iniziato quello che sarebbe dovuta essere la rimonta sui due avversari poco più avanti. Uno preso quasi subito e l'altro bruciato solo al fotofinish. Poca cosa, ma di più non avrei potuto fare. La soddisfazioone invece invece è stata vedere che i 41' 35" e la trentaseiesima posizione di tappa mi hanno fatto fare un passo in avanti nella classifica generale e conclusiva del circuito: 24° assoluto e 5° di categoria con un tempo totale di 2h 56' 14". Tre minuti in più della mia ultima vera maratona, ma sotto le tre ore sperate prima del via. Caldo e colline non sono poca cosa. Soprattutto senza una preparazione adeguata. Ma nonostante tutto non posso che dire "che bello che è stato". Come quando si ritorna dalle vacanze e non si vede l'ora di ritornare indietro. Si programmano viaggi e ferie fantasticando di ripartire da capo. Ma poi... e così è stata anche questa nuova esperienza. Una tre-giorni indimenticabile. Che magari sarà il trampolino di lancio per altre sfide o la prima di una lunga serie. Di chilometri da fare nel frattempo ce ne sono ancora tanti.

E non posso concludere senza fare i complimenti ai miei due compagni che hanno portato i colori della Martesana Corse sul podio: Chiara, che ha mantenuto la quarta posizione assoluta femminile e il primo posto di categoria, e Franco sedicesimo assoluto e secondo di categoria. Con dei compagni così, non posso fare altro che riallacciare le scarpe e ripartire il prima possibile.