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San Francisco - Golden Gate

Prima ed anche ultima uscita a San Francisco. Non pensavo che viaggio e jet-lag avrebbero influito tanto sulla situazione fisica di questi primi giorni. Inesperienza. E allo stesso tempo ammirazione per tutti quelli che (come Paolo) si sparano viaggi simili durante la preparazione di maratone o altre distanze, ma non cercano scuse per nessun motivo. Vanno poi anche sommati tutti i chilometri fatti lungo gli incredibili sali-scendi della città in questi due giorni. Peccato non poterli provare anche di corsa. Ma stamattina ho dovuto fare una scelta ed è caduta sul Golden Gate.

Domenica mattina. Neanche troppo presto. Il traffico della settimana lavorativa è solo un ricordo. In giro qualche rimasuglio della festa per la vittoria casalinga dei Giants nella major-league di baseball. Sole caldo e cielo terso, ma l'immancabile aria fresca di San Francisco non manca. Ho preso la direzione contraria in Lombard Street rispetto ai giorni scorsi. Una sola veloce scorsa sulla mappa per non perdermi e studiare la strada. I primi chilometri, con il continuo sali-scendi dai marciapiedi e gli stop-and-go ai semafori sono passati in fretta. Sono solo. Un po' di sofferenza nei primi tratti di ombra fresca e pungente. Ma appena ho svoltato in Marina District mi si è aperto un mondo. Centinaia di runners che si incrociano e si alternano lungo la ciclo-pedonale che attraversa tutta la baia di San Francisco. In lontananza applausi e incitamenti. Microfoni accesi. Un lungo e continuo serpentone che scende verso la baia dall'alto. Esattamente dove voglio esserci anche io. Guardo ammirato e sbalordito. Peccato non aver scoperto prima l'organizzazione della 5KHM. Ormai il grosso sta scendendo e io ne approfitto per risalire lungo il tratto di strada chiusa al traffico. La fatica è già iniziata da qualche chilometro. E la lunga salita verso il Golden Gate non mi ha certo aiutato. Ma tutto il sudore è stato presto ripagato. Volevo correre lungo il lungo ponte di San Francisco. Fatto. Volevo vedere la città in lontananza, calma, immobile, silenziosa. Fatto. Volevo riprendere finalmente a correre, senza troppe complicazioni. Fatto. E mi sono goduto la mattinata, ascoltando solo di tanto in tanto il bip del garmin.

Arrivare al Golden Gate non è indolore, ma la salita non è semmeno poi così tanta. Il problema semmai è ritornare poi verso casa. Il ponte che sembra gracile e mobile da lontano è invece totalmente immenso e imponente da vicino. Da sopra. Da dentro. Più di due chilometri di sola andata, mai piatta, col vento che fischia costantemente. Tanti runners, qualche ciclista e qualche visitatore che cammina per godersi il panorama. Ma mai un metro piano. Prima salita poi discesa. Lo stesso al ritorno. Strada invertita e questa volta panorama mozzafiato. Con San Franisco che mostra la parte più bella di sè, da lontano. Ancora assonnata, ma vigile. Grattacieli che si alzano sulle piccole casupole arroccate lungo le colline californanie. Mi sono perso, senza riuscire a togliere lo sguardo. Senza respiro. E non solo per la fatica.

Non ho pensato molto al ritmo, ma le sensazioni sono state tutt'altro che buone. Non una bella notizia in vista della Mezza Maratona di Santa Barbara. Ma la testa è stata subito distratta dalle centinaia di colleghi mattinieri incrociati lungo la costa. Impressionante la percentuale femminile, nettamente superiore agli MM. Ognuo col suo ritmo, con l'immancabile bottiglietta di acqua in mano, pantaloni lunghi o corti, maglie leggere e pesanti, telefoni e gps. Ma la cosa più strana è stata vederli all'opera. Strani stili e allenamenti. Corsa e camminata, così all'improvviso, senza una motivazine o un preavviso. Fisici asciutti, ma passo tranquillo. Strano a credersi. Nemmeno l'ombra dei grassi-e-sedentari prototipi statunitensi conosciuti in tutto il mondo. Sarà dura a Santa Barbara. Ma mi rimane ancora qualche altro giorno per abituare gambe e fisico. Per ora solo 15 Km goduti e spremuti in 1h 05' 48", da ripetere scendendo piano piano verso Los Angeles. To be continued...