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Su e giù per Santa Barbara

In programma c'era una corsa mattutina a San Luis Obispo. Tipica cittadina media americana. Piccole casupole prefabbricate in legno una di fianco all'altra. Una strada che attraversa il paese. Il benzinaio alle porte della città. Qualche palazzina municipale e pick-up parcheggiati ad ogni angolo di strada. Mi immaginavo passare lungo il marciapiede che separa l'aiuola verde del bordo strada dai giardini delle case tutti tagliati. Uno spruzzino che innaffia l'erba, la signora in vestaglia che esce sul pianerottolo a prendere il giornale lasciato da un ragazzino in bici prima di dirigersi alla scuola in centro città. Un po' di su e giù lungo i viali tutti uguali, mentre la vita si stava svegliando. Ma tutto è rimasto nella mia immaginazione.

In verità, la realtà non si sarebbe scostata molto da ciò che ho immaginato. Ma Chiara ha preferito optare per una corsa a Santa Barbara, cento miglia più a sud. La mezza maratona ci aspetta tra dieci giorni, ma un breve briefing lo abbiamo già fatto. Scendere lungo la high-way 101 non è stato indolore. Anche perchè qualche sosta curiosa lungo le cittadine che abbiamo incrociato non me la sono fatta scappare. L'unico inconveniente è stato iniziare a correre a mezzogiorno inoltrato. Mentre a Milano i gradi si aggirano tra i cinque e i dieci, nel sud della California le temperature ruotano costantemenete tra i 20° e i 25°C. E adesso capisco anche perchè la SB Marathon inizi alle 7:00 del mattino e non più tardi. Ma il caldo non ci ha fermato.

Canotta Nike Corro Ergo Sum per entrambi. Un rapido escursus tra le vie disseminate vicino alla lunga spiaggia sabbiosa e ci siamo immediatamente mischiati al popolo statunitense. Nonostante l'ora strana per un allenamento, lungo la via pedo-ciclabile il numero di runners presenti è stato notevole. Ancora una volta molte più ragazze che uomini. Sembra che la divisa ufficiale americana preveda cappellino (o visiera), canotta (o petto nudo per gli uomini), pantaloncini corti e l'immancabile bottiglietta d'acqua in mano. Facile quindi capire che noi non eravamo della stessa razza.

Ho preso una direzione a caso, pensando di correre dove il centro si sviluppasse maggiormente. Un lungo viale di palme di almeno venti metri che segnano l'inizio della tipica infinita spiaggia californiana. Un lungo molo di palafitte in legno che esce verso il mare. Gli immancabili campi da beach-volley disposti uno di fianco all'altro. Senzatetto seduti all'ombra a riposare e, sparsi qua e là, giovani e meno-giovani, con sdraio e frigor-portatile per prendere il sole. Una tipica giornata media americana. Ho corso per un chilometro, superando e incrociando tanti altri fino a quando la strada non è finita nel nulla. Ho provato ad improvvisare un passaggio lungo la spiaggia. Nella sabbia, prima asciutta, poi quella più bagnata e dura dell'oceano. Ma mi è sembrato un po' troppo. Sono ritornato sui miei passi ricercando la striscia gialla della ciclabile. 

Godersi corsa e paesaggio insieme ha i suoi vantaggi, primo tra tutti quello di non fare troppo caso al ritmo. Anche se spesso capita sia un po' troppo veloce. Ma tutto sommato i 14 Km odierni sono andati piuttosto bene. Altro passo mi è sembrato, rispetto a San Francisco. Evidentemente la stanchezza è stata quasi riassorbita e il sonno è servito a qualcosa. Finita per la seconda volta la pista segnalata ho invertito il senso di marcia ritornando dove ero partito e continuando poi verso la collina. Paesaggio sempre uguale. Le onde del mare come eco di contorno e il richiamo dei gabbiani in continuo volo sulla spiaggia. In cielo nemmeno una nuvola. Poco prima del decimo chilometro quello che non ti aspetti. Un runner a petto nudo che mi avvicina in senso opposto, la sua mano che mi cerca, mi saluta e vuole un cinque. Non mi faccio certo pregare. Lo schiocco mi dà una sferzata di energia che sembrava quasi scomparsa. Questo è lo spirito che ci vorrebbe sempre.

In cima alla salita la spiaggia ha lasciato spazio a giardini verdi, case che si affacciano sulla scogliera e persone a spasso con gli amici cani. L'ultimo giro di boa non mi ha fatto aspettare a lungo riproiettandomi presto giù per la discesa. Speriamo che il percorso della mezza di Santa Barbara sia clemente o sarà più dura del previsto. L'ultimo incontro di giornata è invece quello con un sudamericano, bandana legata in fronte, alla guida della sua Ford d'epoca, azzurra-e-panna. Un rumore assordante, braccio fuori dal finestrino e l'espressione da gangster. Per un attimo mi sono sentito in un film. Solo fino a quando è stata la stanchezza a pendere il sopravvendo ed a riportarmi sulla terraferma. Solo qualche altro minuto di corsa per poi ritornare da dove ero partito poco meno di un'ora prima, 59' 15". Accaldato, sudato, stanco. Ma con un pezzo di states in più dentro al cuore. Non sarà facile correre qui.

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