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Jet-lag

Non credevo che avrei sofferto così tanto il ritorno a casa. O meglio, sapevo che non sarebbe stato facile tornare alla vita quotidiana, ma non pensavo di rimanere tanto segnato dal cambio di fuso. Dopotutto in tutti gli spostamenti delle ultime tre settimane, a parte un po' di stanchezza, non c'era mai stato nessun problema. Nemmeno nel ritorno dalle Hawaii a Los Angeles o dal volo successivo verso New York. Voli comparabili a quello di ritorno verso l'Europa. Però, come dice giustamente Paolo, in quel caso la testa e gli impegni giornalieri hanno fatto si che stanchezza e spensieratezza avessero il sopravvento. E forse in questi giorni sto pagando anche tutti i residui di allora.

Avremmo voluto chiudere la nostra honeymoon con un'ultima breve corsetta nuovamente al Central Park, ma alla fine il buonsenso ha vinto. Avremmo voluto poi correre domenica mattina appena arrivati a Gessate per ingannare il fuso, ma alla fine la stanchezza ha vinto. Avremmo poi voluto inaugurare il ritorno lunedì in giornata, ma gli impegni hanno avuto la meglio. E aggiungendo anche la prima giornata lavorativa di oggi, alla fine la prima uscita è arrivata solo questa sera col buio. Esperienza che non facevo da almeno un anno, dopo che dodici mesi fa ho cominciato a sfruttare la pausa pranzo per allenarmi. Cosa che ritornerò già a fare domani. Ma la corsa di questa sera ha avuto una duplice funzione: primo, quello di stancarmi per non ritrovarmi ancora come ieri notte con gli occhi spalancati fino alle cinque del mattino e, secondo, quello di smuovere le gambe. E nonostante la disabitudine al freddo e al buio i 10 Km sono andati più che bene.

Partito forse anche troppo forte, ma non vedevo l'ora di scaldarmi. Uno dei vantaggi di correre all'ora di pranzo in inverno è proprio quello di farlo con una temperatura più mite e molte volte anche il sole. Ma ho sentito le gambe girare bene, quasi avessero assorbito il peso dell'ultimo week-end. Classica andata-e-ritorno da Gessate ad Inzago lungo il Naviglio. Quanto tempo. E quanti ricordi. Non ho più nemmeno l'abitudine alla luce frontale. Infatti l'ho accesa solo ed esclusivamente lungo i tratti più bui dell'alzaia, dove i lampioni stradali non riescono ad arrivare. Ma più per farmi vedere che altro. Con mia somma sorpresa ho trovato anche molta gente, sia in una direzone che l'altra. Come sto facendo ultimamente e come continuerò a fare per questa settimana, sono completamente andato a sensazione, col gps nascosto sotto alla manica lunga della maglia semi-pesante. Ho riguardato il ritmo solo una volta a casa e sono anche un po' rimasto sorpreso dalla velocità. Media abbassata un po' dai due stop forzati al semaforo di Bellinzago. Mi sembra di stare bene, nonostante la stanchezza residua e qualche fastidio in zona tendini. 41' 58" che mi sono sembrati passare molto più velocemente che nelle ultime settimane. Merito del buio o del Naviglio, chi lo sa. L'importante è che le gambe ricomincino a prendere il ritmo. Da settimana prossima si ricomincerà già a fare un po' più sul serio insieme a Fulvio, con la mente proiettata verso la maratona di questa primavera. Nel frattempo, altra piccola corsetta in terra friulana questa domenica. Un piccolo trail sul Carso alla Calvario Alpin Run per divertirsi e gustarsi un po' di sana competizione. Lontano da casa. Giusto per non farsi mancare nulla.