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Portland inside

Non è per tutti la possibilità di correre per scoprire. E’ quello che mi piace fare ogni qualvolta mi trovo in viaggio che sia di lavoro o che sia vacanza. Arrivo, guardo mappa e strade, cerco di trovare il posto più adatto e magari anche quello più caratteristico. C’è da considerare il tipo di allenamento da fare, il tempo a disposizione, il clima, la situazione psico-fisica dovuto al viaggio. E in corsa possono cambiare tante cose. Dopotutto per scoprire bisogna provare e fino a quando non sono le scarpe a calcare l’asfalto o il sentiero non è nemmeno possibile sapere dove finirà la strada. Ci sono poi anche le occasioni da prendere al volo. Come correre sotto la guida del Portland Nike Club. Non un allenamento per-la-corsa, ma corsa-come-esperienza. Essere dentro alla città, nella notte, negli angoli più nascosti, per conoscere l’altra faccia della strada. Quella che non si fa vedere.

Passano in secondo piano tempi e tabelle e distanze. Certo, non è cosa che si può fare tutti i giorni. Non avrebbe senso. Ma capisco molto meglio ora quale grande utilità possa dare un servizio come quello di Run in Milan (che tra l'altronon so se esista ancora) che accompagna gli stranieri a correre-milano. Un’esperienza cento volte più intensa, anche se più veloce. Ma soprattutto diversa. Quante volte avrei voluto trovarmi dentro agli scorci tipici dei film americani. Strade deserte con auto parcheggiate su entrambe i lati colorate dalla luce gialla dei lampioni scarichi che si riflettono sui mattoni dei capannoni chiusi. Girare l’angolo, fermarsi al semaforo lampeggiante che con una mano rossa ti intima l’alt. Attraversare la strada seguendo la linea di mezzeria bagnata dall’acqua che esce dai tombini a lato strada e passare davanti ad un gruppo di senzatetto seduti sul marciapiede mentre aspettano che inizi un altro ieri. Seguire il ritmo delle casse che rimbombano sotto i ponti sentendo le auto passare sopra la testa. Annusare l’aria densa dei cibi troppo pesanti che escono dietro alle nuvole di vapore delle cucine che stanno preparandosi all’apertura, mentre le insegne luminose rosse gialle e blu brillano a intermittenza davanti alle porte. E allora non contano più i chilometri dentro alle gambe. Vale molto di più liberare sudore per dare spazio alle sensazioni, agli odori, alle fotografie, al frastuono accompagnato dal ritmo incessante dei piedi che battono l’asfalto. E poi chiudere gli occhi e ripartire ancora una volta. Ormai la strada non è più un mistero.

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