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Adidas Energy Boost ESM

Non mi era mai successo di utilizzare una scarpa nuova per correre subito una gara. Tanto meno mi sarei mai aspettato di correre una maratona con un paio di scarpe mai provate prima in allenamento e per un po' di chilometri. E invece, per varie circostanze, è proprio quello che mi è successo in questa ultima Milano Marathon. Però ero anche abbastanza sicuro che le Adidas Energy Boost ESM non mi avrebbero dato alcun problema. E' stata una sensazione istantanea, appena indossate. Morbide, flessibili, ammortizzate al punto giusto e con la corretta protezione che stavo cercando per correre i quarantadue chilometri. Negli anni le tecnologie si sono evolute ed è ormai abbastanza facile trovare dei prodotti che non hanno più bisogno di tanti chilometri per adattarsi al piede. L'unico problema sarebbe potuto essere quello della non-compatibilità fisica tra corsa e scarpa. Ma per questa volta è andata più che bene.


Adidas Energy Boost ESM

Posizionerei la Energy Boost (boost di seconda generazione, nda) a cavallo tra le categorie di scarpa da gara e da allenamento (a metà strada tra le A2 e le A3 delle vecchie classificazioni per intenderci). Reattive ma allo stesso tempo morbide. Salde ed aderenti al piede, ma anche protettive. Non perchè io le abbia volute utilizzare per la maratona, ma credo si adattino particolarmente a distanze medio-lunghe e ad allenamenti non necessariamente di qualità. Anche se la struttura globale della scarpa la rende facilmente utilizzabile anche a ritmi un po' più veloci. Al momento io l'ho testata a ritmi tra i 3' 30" e i 4' 15" e la risposta è sempre stata più che ottima, nonostante il peso della scarpa sia importante, poco meno di trecento grammi (290 gr ufficiali).

La tomaia in Techfit senza cuciture, dà allo stesso tempo un supporto naturale e una calzata salda e aderente al piede, aiutata dalla gabbia in TPU (poliuretano termoplastico) nel mesopiede, nella zona dell’allacciatura. In più i rinforzi termosaldati su avampiede e puntale riparano le zone di maggior attrito. Devo essere sincero. Inizialmente la gabbia in materiale termoplastico mi era sembrata un elemento tutt'altro che comodo, soprattutto per il fatto che si estende fino ad avvolgere il tallone. Credevo avrebbe potuto dare problemi di sfregamento a lungo andare, ma le mie paure si sono dimostrate del tutto infondate. Anzi, proprio la struttura salda della scarpa, mi ha dato il supporto che cercavo negli ultimi chilometri di gara, quando la corsa diventa più scomposta ed è difficile tenere sotto controllo l'appoggio.

La tecnologia boost della suola è ormai diventata una garanzia. 2500 microsfere gonfiate a gas (a prima vista molto simili al polistirolo), che danno grande ammortizzazione e reattività superiore alla media delle mescole normalmente utilizzate. Sulle Energy Boost si estende per quasi tutta la lunghezza della scarpa, ma non dà quella sensazione di rimbalzo che è invece presente in modelli più ammortizzati, come le Ultra Boost. Probabilmente è stata trovata la giusta via di mezzo tra la spinta dell'avampiede e il supporto in fase di appoggio (unito al differenziale di 10 mm, che personalmente preferisco a quelli inferiori), cosa che fa percepire la scarpa come reattiva ma allo stesso tempo protettiva e non la fa scomporre con l'aumentare deciso del ritmo o dei cambi di direzione. 

Un piccolo difetto però l'ho trovato. Sempre che di difetto si possa parlare. Ed è una cosa che accomuna un po' tutti i nuovi modelli di Adidas (ad esclusione, per il momento, delle Ultra Boost). La pianta del piede è molto stretta e, se in un primo momento la sensazione potrebbe essere ovattata dalla comodità della tomaia, con la corsa il piede subisce il poco spazio a disposizione ad altezza dita-avampiede. Per questo è necessario considerare di utilizzare una taglia di mezzo o un numero più grande rispetto al solito. Provare per credere...