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Ricominciare a correre: come, quando e perché

Non è facile dire basta e fermarsi (per un infortunio o per qualsiasi altro motivo). Ma non è nemmeno così facile ripartire dopo un lungo stop. Con i tempi giusti. Il modo giusto. La motivazione giusta. Tante le variabili in gioco e tanti i pericoli in agguato. Tanta la voglia di riprendere a correre come se nulla fosse successo. Come se il tempo (di corsa) non si fosse fermato. Io ci sono passato. E ogni volta ho riprovato a ritornare ancora più forte di prima. 

Vado a ritroso. Partirei subito dal PERCHÉ. Perché ricominciare? Qual è la motivazione che ci spinge a volerci riprovare ancora una volta nonostante le difficoltà? Cosa ci stimola e ci invoglia a bruciare le tappe per essere di nuovo in strada il prima possibile? Una risposta che ognuno può dare solo per sé stesso. C’è chi corre solo per stare bene, scaricare le tensioni della giornata e stare all’aria aperta. C’è chi corre per necessità prettamente fisica e vuole ritrovare il prima possibile il suo peso forma. C'è chi corre perché ama la competizione e vuole risentire l’adrenalina scorrere ancora nelle vene, vuole bruciare i secondi sul cronometro e sentire la fatica degli allenamenti salire dalle gambe fino in gola. Non conta la motivazione che ci spinge a farlo, ma averla. Ed è difficile per chi è rimasto fermo per troppo tempo non trovarla. Più difficile è riuscire a non esserne travolto.

L'ostacolo più grosso è forse riuscire a dosare la voglia di ricominciare per non bruciare le tappe. Riuscire a capire QUANDO è il momento di riprovarci. E questo dipende dal tipo di problematica che ci ha portato a fermarci. L’esperienza gioca un ruolo chiave in questa decisione. La propria, come anche quella degli specialisti (medici, fisioterapisti, osteopatia, massaggiatori, allenatori...) a cui ci si affida per superare l’ostacolo. Non esiste una regola, perché ogni problema (e ogni infortunio) sono casi a sé. Ed ogni runner può reagire in modo differente. Ma, per quanto possa aver imparato in questi anni (soprattutto negli ultimi) quando ci si sente pronti per riprovarci, nella maggior parte dei casi, è meglio prendersi ancora qualche giorno di riposo in più. Tanto male non fa. 

Il rischio, sbagliando le previsioni, è quello di ricadere. Di ritrovarsi ancora a terra. Con un problema quasi risolto che peggiora e ci costringe ad uno stop ancora più lungo di quello che sarebbe potuto essere se non avessimo ceduto a quella maledetta tentazione. È il momento più critico, più pericoloso. Il momento in cui soffocare la voglia e fare davvero i conti solo con la propria coscienza. E non c’è specialista che tenga. Solo noi stessi siamo in grado veramente di sapere se è il momento di osare. 

Il COME invece è la parte più facile (teoricamente). Partire sempre con pochi chilometri o poche decine di minuti. Se non addirittura ripartire con corsa e camminata alternati. Ascoltandosi ad ogni passo, cercando di capire le reazioni del nostro corpo, pronti a fermarci nel momento in cui non siamo più sicuri di essere al cento-per-cento della nostra forma. Non bruciare le tappe. Fare della pazienza il proprio mantra, godendo di giorno in giorno dei risultati che si conquistano, come se fosse la prima volta. E non ripensare a quello che si riusciva a fare mesi o anche solo settimane prima. Tanto, se si lavora bene e senza fretta, quelle corse ritorneranno prima o poi. 

La regola fondamentale è quella di incrementare di settimana in settimana il proprio carico, costantemente e gradualmente. Come riferimento l’aumento chilometrico (o cronometrico) non dovrebbe essere superiore del 10%. Niente tabelle preformate, niente ripetute distruttive, niente sedute di qualità. Godersi la fatica iniziale e guardare avanti è quello che serve per rimanere motivati e rischiare di rifarsi male per l’ennesima volta. E poi, una volta ritornati a regime, capire cosa fare per fare in modo di non cadere (più) in un infortunio e ritrovarsi nuovamente a terra. Ogni problema nasce da qualcosa di sbagliato (non necessariamente legato alla corsa). Correggere i propri errori è (e deve essere) la nostra prima preoccupazione. Fondamentale per correre bene e correre meglio. Ma soprattutto correre sempre. 

Io mi sono ritrovato catapultato in un periodo particolare, lungo anni, iniziato con mesi di stop dovuti ai problemi alla schiena. Problemi che si sono ripresentati e uniti ad altri e che mi hanno tenuto lontano dalla strada per più di due anni, tra alti e bassi. Da qui sono dovuto ripartire. Da qui sono partito. Sei semplici chilometri di corsa, tra marciapiedi, ciclabili e strade di città. Otto chilometri per riprendere confidenza col passo, con la fatica, con il sudore. Dieci chilometri per ritrovare la quotidianità, i programmi, la forma. Senza pretese. Senza tempi preconfigurati o obiettivi a breve termine. Solo per la voglia di correre. Solo per la voglia di provare a risentirmi nuovamente un runner.