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Con Tommaso e Thule Glide alla Lierac Beauty Run

Ho visto Tommaso urlare, sorridere, applaudire, agitarsi mentre passava in mezzo al pubblico appoggiato alle transenne che lo ha fotografato, lo ha salutato, gli ha sorriso. Ho urlato con lui, ho riso, l'ho incitato a fare ancora più forte e siamo arrivati in fondo alla nostra prima vera gara. Mi ha emozionato. Divertito. E (forse) l'ho fatto anche un po' per me. Per sentirmi un superpapà. Questa è stata la nostra Lierac Beauty Run.

Con Tommaso e Thule Glide alla Lierac Beauty RunUn po' per me. Ma anche un po' per lui. Per fargli vedere da subito quanto sia bello correre, cosa voglia dire divertirsi, fare fatica ma raggiungere il traguardo. E un po' anche per dimostrare a tutti quei papà (o mamme) che credono che avere un figlio voglia dire dover rinunciare a tutto. La vita cambia, certo. Ma in meglio. Ed ogni occasione può essere buona per provare ad essere dei supereroi. Per loro e un po' anche per noi stessi. Facendo quello che ci piace fare.  

La prima volta in gara (non competitiva) con Tommaso sul passeggino Thule Glide era stata lo scorso ottobre alla DeeJay Ten. Allora non sapevo nemmeno se sarebbe riuscito a resistere per tutti i dieci chilometri del percorso. Aveva poco più di quattro mesi. Eppure eravamo arrivati al traguardo insieme, con solo qualche difficoltà essendo partiti troppo in fondo per non dare disturbo ai più veloci. La seconda volta, sempre su un diecimila, alla non competitiva della Scarpa d'oro di Vigevano. A marzo di quest'anno. E anche quella volta i primi chilometri erano stati un incubo. Per me. In entrambe le occasioni la sua era stata più una gita di piacere, cullato dal fresco e dagli ammortizzatori del Thule Glide, che lo avevano dolcemente accompagnato, da inizio a fine gara, in un sonno profondo. Ma questa volta si è fatto trovare pronto come non mai. 

Migliore occasione per provare gara-vera non ci sarebbe potuta essere se non alla Lierac Beauty Run. La corsa delle donne. Delle mamme. E dei mammi, aggiungo io. Non siamo ancora in molti ad avere il coraggio (o anche solo la conoscenza) per uscire a correre spingendo uno stroller. In Italia. Usanza invece già diffusa in molti altri stati, dai paesi del nord Europa, al Canada (che detiene i record mondiali di distanza su diecimila, mezza e maratona con Calum Neff, icona del movimento), agli USA. Prima della partenza sono stato indeciso se provare a spingere facendo sul serio o se rimanere anche in compagnia di Chiara e correre tutti e tre insieme. Ma dato che di possibilità per partecipare a gare competitive non avrò molte durante l'anno (e per questa devo ringraziare personalmente Lierac Beauty RunRCS Sport e Thule che mi hanno concesso una deroga per avere il pettorale competitivo) ho preferito sfruttare l'occasione. 

Due i problemi principali prima della partenza. Riuscire a stare nelle prima posizioni e, una volta partiti, uscire indenne dalle prime due curve dentro all'Arena Civica di Milano. Stare davanti è stata la mia preoccupazione più grossa. Partire in fondo avrebbe voluto dire dover superare tutti (come già successo in occasione di DeeJay Ten e Scarpa d'oro) rischiando di poter far male a qualcuno e di correre con un gap iniziale già altissimo. Essere sotto l'arco di partenza mi avrebbe invece dato subito più agio e spazio di manovra, non dovendo dribblare nessuno e scegliendo fin da subito il ritmo di gara migliore. E così è stato. 

Tra le incognite, la più grande poi è stata la voglia di Tommaso di "correre". Per questo ho aspettato gli ultimi minuti prima del via per entrare nelle griglie di partenza. Rimanere troppo tempo fermi lo avrebbe annoiato. Per fortuna con noi c'è sempre stata anche mamma Chiara che ci ha aiutato a districarci nella massa pre-partenza e ad intrattenere il passeggero. Il via è stato quasi indenne, nonostante qualche runner troppo lento da superare e lo slalom perfetto sulla pista di atletica ad evitare la strettoia dovuta alla doppia curva iniziale. In un attimo ci siamo ritrovati lanciati sui viali di Parco Sempione in direzione Castello Sforzesco. Dato il caldo iniziale (33°C al via) non sono riuscito ad immaginare un ritmo regolare da impostare, vista anche la precaria condizione delle gambe nelle uscite settimanale di allenamento. E come al solito ho semplicemente ascoltato le sensazioni. All'altezza del primo chilometro (3' 48") ho controllato dove fosse Chiara, già però arretrata di qualche decina di metri. Allora ho iniziato a spingere.

Vista la confusione iniziale non mi sono reso conto di quanti ci stessero precedendo lungo il percorso. Ho recuperato almeno una ventina di posizioni nei primi minuti e già al secondo chilometro (3' 58") mi sono ritrovato in quinta/sesta posizione, superando, poco prima di entrare in zona Brera, l'amico Gabriele, Danilo Goffi (in veste di personal-pacer) e il piccolo gruppetto che li stava accompagnando. La strada ha proseguito tra le vie del centro meneghino, variando leggermente il solito zigzagare, passando in via Manzoni, davanti alla Scala, in Piazza San Babila, Corso Vittorio Emanuele, Piazza Duomo, Piazza Cordusio e Piazza Cairoli, proseguendo poi la seconda parte di gara all'interno (e all'esterno) del Parco Sempione. 

La massiccia presenza di pavé mi ha inizialmente spaventato (anche se l'esperienza di DeeJay Ten e Scarpa d'oro erano state positive anche in questo senso). Ma appena vista la reazione di Tommaso al saltellare del Thule Glide non me ne sono più preoccupato. Al contrario di quello che avrei pensato, la strada sconnessa lo ha fatto divertire fin da subito come se si trovasse su una giostra, diversamente dagli anonimi tratti asfaltati. Ma ciò che invece mi ha fatto più emozionare è stata la sua reazione non appena siamo entrati in centro città dove la gente lo ha letteralmente applaudito. Non sono in molti quelli abituati a vedere sfrecciare un bimbo di un anno tra le vie dello shopping. Ti piace vincere facile? potrebbe dire qualcuno. E' vero, facile avere gli spettatori dalla propria parte spingendo un passeggino con un bambino. Ma per me è stata la prima volta in cui l'ho sentito urlare rispondendo ai saluti, in cui l'ho visto applaudire al suono del battimani continuo, in cui l'ho visto partecipe in quello che fino ad ora era stata quai solo una corsa mia. E sono certo che più i mesi passeranno e più ci sarà da divertirsi (e da faticare per me). 


Alcuni momenti con Tommaso alla Lierac Beauty Run: i primi chilometri, il passaggio in Duomo e l'arrivo sulla pista dell'Arena Civica (grazie ad Antonio Capasso per la foto). 

Forse anche per questo il terzo (3' 51") e quarto chilometro (3' 36") sono letteralmente volati. L'arrivo poi in Corso Vittorio Emanuele è stato uno spettacolo unico, con Tommaso che ha annunciato il nostro passaggio (in solitaria quinta posizione) facendo voltare e ridere i passanti delle vasche milanesi. Tra un What a fuck, un Non vale hai il motorino, un Porta anche me, un Guarda quel bambino, i chilometri hanno iniziato a pesare. E anche il continuo su-e-giù dai marciapiedi (con qualche traiettoria allungata per poter sfruttare lo scivolo di salita e discesa) non è stato semplice. Ma il ritorno al Castello Sforzesco ha preannunciato il giro di boa e l'inizio degli ultimi cinque chilometri nel Parco

L'incrocio con i partecipanti della non competitiva già sul percorso finale di gara non è stato esattamente quello che avrei sperato, ma il superamento è stato decisamente più semplice del previsto, sfruttando la strada deserta al fianco della pista ciclo-pedonale, invasa dalle maglie arancio-rosa della Lierac Beauty Run. Tommaso poco alla volta si è spento, ormai anche lui allo stremo delle forze dopo quasi mezz'ora di festeggiamenti. E probabilmente anche tentato al risposino dal dolce cullare del Thule Glide.

Tra il settimo e l'ottavo chilometro (4' 13") il crollo fisiologico ha avuto la meglio ed ho perso qualche posizione. La strada si è fatta più libera dai runner, ma riempiendosi da continui (e per me deleteri) sali-scendi dai marciapiedi, curve e controcurve e slalom tra i tram in movimento. Un passaggio molto tecnico che con un passeggino da spingere è diventato più ostico di quel che in realtà già fosse. E mentre Tommaso si è addormentato definitivamente mi sono lanciato verso gli ultimi chilometri di gara prima del ritorno in pista finale. 

Per correre con un running stroller una delle cose più importanti da fare è quella di spingere il passeggino con una sola mano, con il manubrio in pozione bassa rispetto al corpo, in modo da riuscire a mantenere una pozione quantomeno simile a quella che si tiene correndo normalmente, non andando a sovraccaricare inutilmente la zona lombare della schiena. Per chi, come me, scarseggia di massa muscolare nella zona alta del corpo, non è comunque semplice spingere sempre con la stessa mano. E nel finale gara l'indolenzimento alle braccia è decisamente peggiorato. Ma il crescere dei chilometri è anche corrisposto all'avvicinarsi della fine e dopo aver circumnavigato l'Arena più volte, stringendo sempre più il cerchio attorno alle sue mura, mi sono potuto godere la passerella finale sulla pista di atletica in solitaria. 

Peccato che Tommaso fosse appisolato col suo pollice in bocca come se nulla potesse disturbarlo. Evidentemente il Thule Glide è ben più comodo di quanto possa sembrare, nonostante la sua struttura leggera e aerodinamica. Facce incuriosite come su tutto il resto del percorso ci hanno accompagnato fin sotto l'arco d'arrivo dove ho fermato il cronometro dopo 39' 22", undicesimi. Prima della partenza avrei firmato per stare sotto i quaranta minuti e così è stato. Neanche il tempo di riprender fiato ed è stato il turno di Chiara a raggiungerci, in terza posizione femminile assoluta (guadagnandosi tra l'altro un bel pacco di prodotti Lierac che avrebbero fatto gola a tutte le quasi tremila donne presenti alla serata). Forse sarebbe stato ancora più bello correre e arrivare tutti e tre insieme, ma sarà l'occasione che non ci faremo sfuggire la prossima volta. 

Quello che mi piacerebbe di più in assoluto sarebbe poter correre più spesso accompagnato (o meglio accompagnando) da Tommaso (e Chiara) in gara. Ci vuole solo qualche attenzione in più, ma ormai credo di essere abbastanza esperto anche in questo. Un modo anche per avvicinare i bambini allo sport già da piccoli e non solo da spettatori. Se c'è chi con il Thule Glide ci ha corso una maratona, vuol dire che si può fare, basta volerlo. Basta avere le condizioni per farlo. Le mamme-runner in pista ci sono già. I superpapà sono (e saranno) sempre di più. Con un mantello rosso sulla schiena e il loro bimbo da far volare più veloce della luce.