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Tredici anni di Corro Ergo Sum

Tredici anni di Corro Ergo Sum

Tredici in molti paesi, come nella cultura anglosassone, è un numero che porta sfortuna. Un po’ come il diciassette per noi o il quattro per il mondo orientale. Eppure per me ha un significato completamente opposto, quasi fortunato. Un simbolo di rinascita. Perché è proprio in questo tredicesimo compleanno di Corro Ergo Sum che sta ricominciando la mia nuova vita da runner. E allora, cento di questi giorni...

Lo scrivo e lo faccio ogni 20 di agosto. Come un rito. Comincio la giornata aprendo quel post scritto per la prima volta, senza peso e senza cognizione a cui ne seguiranno a migliaia. Poche righe, secche, istintive, quasi ingenue. Mi fa tenerezza rileggerle e pensare cosa avrei detto oggi al mio io di ieri. Vedo tanto, in quel me stesso, di chi inizia oggi a correre. Leggo l’inesperienza, la semplicità, la purezza, l’incoscienza, ma anche la voglia di provarci. Di rincorrere un obiettivo senza ancora sapere quale sia.

Rientro dalle vacanze con qualche chilo in più nonostante non sia stato a riposo completo, ma quattro corsette sporadiche in venti giorni non sono servite a molto. Ieri ho già programmato gli allenamenti in vista della Maratona di Firenze. Non è ancora certa al cento-per-cento (dipende se trovo un alberghetto a basso costo) ma almeno ho già stabilito la programmazione invernale. Tornando all'allenamento, lunedì ho provato a fare 10 km a ritmo blando giusto per vedere il livello e non sono andato molto bene: 49' 13". È da vedere se i 65 km in bici di domenica hanno inciso oppure no, vedremo questa sera.

Quest’anno le vacanze non sono ancora iniziate, corro regolare ormai da qualche mese (con altri e bassi dipendenti dal lavoro, qualche acciacco, i bambini...) e non ho alcun obiettivo fissato per il resto dell'anno, anche se vorrei azzardare (ma forse non è ancora arrivato il momento). Ma sono contento così. Da tutto quello che è successo negli ultimi anno ho imparato che mi basta riuscire correre. Per stare bene. Per sentirmi bene. Poi tutto quello che verrà sarà un regalo o qualcosa in più. 

Mi capita spesso, mentre corro lungo l’alzaia del Naviglio, di ripensare agli ultimi chilometri della maratona. Ma è passato troppo tempo per riuscire a ricordare quella sana fatica. Mi vedo avvicinarmi all’arco del traguardo, come in un sogno dove il dolore non esiste e la corsa si trasforma spesso in volo. E mi sento risucchiare verso quella linea, sempre più forte, come inghiottito da un buco nero. Per esser sputato poi in un universo parallelo dove ricominciare ancora una volta tutto da capo. 

Non so quanto tempo ci vorrà per riprovarci, ma se devo sognare qualcosa, se devo mettere una X sul calendario, quella sarà per me la mia tredicesima maratona. Tredici.