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Giro dei fontanili (Vignate) [A2]

Più che una corsa su strada mi è sembrata una gara di cross. Una bella gara. Percorso nuovo che non avevo ancora testato, dato che da qualche edizione avevo optato per altre gare in concomitantza con il Giro dei Fontanili di Vignate. Bel tracciato tra paese e parco della ex-Villa Invernizzi e anche buone gambe a condurre la gara. E' stata bella e faticosa, soprattutto dopo essermi tirato il collo nei primi due chilometri per provare a rimanere in gruppo con i primissimi. E' stata anche occasione di ritrovo, con qualche bella sorpresa. Io, Chiara, Franco e Simone ancora insieme due settimane dopo. E le cose non sono andate tanto diversamente.

Non altissima la presenza generale. Forse un cinquecento persone. Vignate è una delle poche corse amatoriali dove è rimasta la partenza unica e la premiazione dei primi arrivati di ogni distanza. D'accordo con Fulvio ho optato questa volta per il percorso più corto, quello di 12 Km. Le gambe risentono ancora dei quarantadue di Carpi. Tra tre settimane la storia dovrebbe essere diversa. Alla partenza ho subito visto che la situazione top-runner non sarebbe stata così semplice. Facce conosciute e meno, ma pur sempre fisici da passo altissimo. Il via della gara ci prende tutti di sorpresa e mi accodo subito al gruppetto di testa. Durante il riscaldamento le gambe erano già mollissime. Brutte sensazioni. Ma ci ho provato lo stesso. Franco è da subito di fianco a me. Giro di pista e piccolo passaggio sulla ciclabile dopo il parchetto del centro sportivo (cliccando sul link, il video del percorso visualizzato su Google Earth). I primi non si risparmiano certo, siamo una decina. Dopo il primo chilometro tirato, al giro di boa, il ritmo aumenta. Incorciamo il gruppone che segue e scorgiamo Simone nelle retrovie. Lui neanche sapeva ci fosse gara oggi. Tanto so che di lì a poco ci riprenderà. Al secondo intermedio il 3' 35" mi sembra un po' troppo alto come ritmo e lascio che i metri di distacco dai primi aumentino leggermente un passo alla volta. Saluto Mauro che, essendo di servizio, non può dire la sua con i top in gara, e dopo il sottopassaggio della ferrovia giriamo verso il Parco Invernizzi. Qui, abbandonato l'asfalto, inizia la gara di cross. Purtroppo le mie A2 con la suola quasi liscia non danno molta presa sul piccolo sentiero nel quale entriamo e devo costantemente cercare i tratti meno fangosi e più erbosi per non slittare adogni passo. Tutti in fila indiana come nella più classica delle gare di cross. Il ritmo cala, un po' per il terreno, un po' per il dislivello che, soprattutto nella prima parte, è in leggero falsopiano. E due-tre secondi di rallentamento si sentono subito. La cosa che non mi è piaciuta delle corsa è stata che in molti, incuranti della partenza unica e delle gara, seppur di basso riscontro, si siano incamminati prima sui percorsi, intralciando a tratti nei passaggi più angusti e difficili già per l'instabile equilibrio. Il percorso mi è piaciuto molto. La pace e la tranquillità del tracciato nel parco è in netto contrasto con tutto il disfacimento che lo circonda per le nuove strade che stanno devastando la Martesana. Duro, ma comunque caratteristico, con i sentieri che si stringono e sia allargano tra i prati ancor averdi nonostante l'autunno inoltrato. Un po' di umido, ma non fastidioso e temperatura perfetta per maglietta e calzonicini. Mi chiedo ancora come alcuni abbiano fatto a correre con pantaloni lunghi e maglia pesante invernale. Mentre i chilometri sono passati la fatica è aumentata di pari passo. E il ritmo è calato. Nei quattro chilometri centrali è stata davvero dura, con il passaggio a metà gara in cui Simone ci ha raggiunti e soprattutto passati in un attimo. I 4' 16" di parziale del nono chilometro sono il risultato di un continuo slalom tra rovi e sentieri impervi con piccoli strappetti da vero cross e il superamento chi era già sul percorso. Fortunatamente tra i tanti ci sono anche quelli che si sono scansati al passaggio. Quando poi siamo risbucati sull'asfalto non mi è quasi sembrato vero. Soprattutto alle gambe. E il ritmo è subito aumentato, tornando regolare sulla media di gara finale. Grossomodo conoscevo gli ultimi tre-quattro chilometri prima del ritorno in pista finale e non ho fatto altro che mantenere il passo, con Franco leggermente più avanti come nel finale di Carpi. E come allora abbiamo recuperato ancora qualche posizione. Al bivio tra i diciotto e i dodici io ho svoltato verso l'arrivo del percorso più corto. Stanco. Ma ho tenuto il passo fino al traguardo fermando il tempo a 48' 02". Forse, senza il passaggio nei campi, il ritmo sui dieci sarebbe potuto essere simile a quanto fatto a Monza a maggio. Poi ho aspettato al traguardo. Sapevo che Chiara avrebbe fatto bene tra le donne sulla distanza più lunga e infatti dopo poco più di venti minuti è spuntata per il giro di pista finale accompagnata dalla bicicletta del giudice di testa della corsa. Un'altra vittoria. Per me solo un'ottava posizione. Ma a casa sono comunque tornato con un premio: il ringraziamento di Franco per gli allenamenti e la maratona fatta insieme. E la borsa con il libro su Dorando Pietri che lui ha vinto a Carpi. Nulla di dovuto, ma mi sono commosso. Se corriamo insieme è perchè ci piace farlo ed è stato bello averlo fatto insieme. Come ieri. Che poi arrivi primo uno o l'altro non è importante. E' il percorso quello che conta.