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Di corsa in acqua

Come fatto già lunedì dopo la prima uscita in mountain-bike, anche in piscina ho voluto iniziare le mie vasche ricordandomi inconsciamente quali siano gli obiettivi da raggiungere. Quarantadue le vasche fatte a nuoto e ventuno i minuti dedicati alla corsa in acqua. Tempi e elocità non mi interessano. Non sono un pesce. Io sono un runner.

Per chi se lo chiedesse il triathlon al momento non mi interessa, ma quando scarseggia la terra sotto i piedi in qualche modo si deve pur correre ai ripari e gli unici modi che conosco per provare a non perdere troppo la forma sono proprio bici e nuoto. E il nuoto lo detesto decisamente. Ho anche cambiato piscina rispetto le ultime volte in cui avevo ero dovuto correre ai ripari (e guarda caso sono ricaduto su quella di fianco al campo di ripetute del ginestrino di Carugate) e con mia dolce sorpresa ho scoperto, pur non essendomi informato prima, di poterci anche correre. L'altezza del fondo che va circa da un metro e sessanta a un metro e quaranta è perfetta per qualche minuto di balzelli a fine nuotata.

Come prima uscita non ho voluto coscientemente esagerare, limitandomi a una mezz'ora scarsa di immersione. Le solite quaranta vasche che faccio ogni volta che ricomincio. Ma questa volta ho voluto aumentare con un ultima andata-e-ritorno per ritornare a quel quarantadue a noi tanto caro. Un modo per esorcizzare il periodo, per concentrarmi sugli obiettivi. Che non sono migliorare i tempi sulle vasche (poi se ci scappa anche quello tanto meglio) ma ritornare il prima possibile in forma per godermi il freddo invernale lungo l'alzaia della Martesana. E ne ho approfittato anche per testare (cosa che non avevo mai fatto prima) il Garmin Forerunner 735 XT pensato appositamente per il Triathlon. Divertente. E anche meno impegnativo per la testa che non ha dovuto tenere a memoria il numero delle vasche percorse e controllare il tempo sull'odioso cronometro a quattro lancette presente in tutte le piscine. Mi sono affidato completamente all'orologio che automaticamente (dopo aver solo impostato la lunghezza della vasca sui 25 metri) ha contato il numero di andate e ritorni, calcolato, tempo, velocità, distanza, numero di bracciate, intermedi. Un bell'aiuto per chi ama sbracciare in acqua.

Prima di lasciare definitivamente l'acqua mi sono poi spostato in prima corsia e, guardato incuriosito da più occhi, ho iniziato a correre in acqua a bordo vasca. Difficile. Ci ho messo un po' a capire i giusti movimenti. Non credevo che la corrente dentro ad una piscina potesse essere così forte. Stando in piedi, eretto, si sentono in maniera decisa gli spostamenti dell'acqua al cambio di direzione o al passaggio di chi sta nuotando. Ho corso, saltellando sugli avampiedi. L'impatto dolce dato dall'acqua permette di correre in maniera del tutto naturale, appoggiando solo il meso-piede senza dover fare la rullata. Un colpo elastico che aiuta le gambe a rinforzarsi senza subire l'impatto violento a terra. Il difficile è rimaere in equilibrio, col piede che tende a scivolare sul fondo. Col passare dei minuti ho imparato rapidamente come appoggiarlo in modo che non slittasse sulle piastrelle bagnate ed a eseguire un movimento delle braccia più armonico. Divertente, anche se con poco lavoro cardio. Ma non è a quello che sarebbe dovuto servire. Giusto domenica, durante DeeJay Training Center, Stafano Baldini parlava del beneficio di correre sul tapis roulant in acqua. E io ne ho approfittato. Ventuno minuti, come una mezza maratona. Numeri che ritornano. Sempre.