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Infiammazione legamento sacro-iliaco

In realtà non è un allarme a livello dieci. Altrimenti nei giorni scorsi non avrei nemmeno potuto correre. La prendo più come un'opportunità per unire l'utile ad altro utile. Voglia di correre ne ho a go-go, ma meglio andare cauti per qualche giorno. La seduta dall'osteopata, oltre che ha rigenerare vertebre e quant'altro, ha dato anche un responso, che poi è stata una conferma di quanto pre-detto da William. Infiammazione della zona sacro-iliaca. La precedente contrattura in zona lombare e tutti i dolori e fastidi collegati sono stati il semplice risultato di quello. Quindi una pulizia generale che dovrebbe portare tutto quanto a posto in una decina di giorni. Speriamo.

E visto che le gambe in questi ultimi giorni erano stanche e che anche Fulvio mi aveva consigliato qualche giorno di riposo, con la scusa di stare fermo qualche giorno dopo la seduta di ieri riprenderò a correre domenica alla Marcia delle Pecore di Melzo. Speriamo che serva a qualcosa. La cosa interessante sarebbe capire quali siano state le cause di quest'infiammazione. Ci ho pensato parecchio, ragionandoci, ma la risposta è difficile. Di sicuro l'unione di più fattori: un carico pesante di allenamento degli ultimi mesi, l'inserimento delle ripetute in salita, l'utilizzo della pista, lavori diversi da quelli a cui sono abituato. Ma anche la cattiva postura in ufficio, che potrebbe essere la causa scatenante del tutto. Insomma varie cosa da correggere che sicuramente non potranno fare altro che migliorare anche la corsa. Questa volta spero di essere stato previdente e non essere andato troppo oltre. Prendo solo un attimo fiato e poi si ricomincia.

Volevo poi prendere l'occasione per salutare un runner che non c'è più. Non sono solito fare proclami o scrivere frasi del tipo ci mancherai. Ma la notizia di ieri un po' mi ha lasciato l'amaro in bocca. Marcello era conosciuto dalla maggior parte dei maratoneti come pacer. E anche io l'ho conosciuto così. Con lui avevo corso la mia prima maratona sotto le tre ore a Reggio Emilia. Lui c'era sempre a tutte le quarantadue chilometri, tutte le settimane, sempre col suo palloncino e sempre sotto le tre ore. Non eravamo amici, ma un saluto ce lo facevamo sempre. L'ultimo glieo faccio adeso. Grazie ancora per quella prima difficile impresa.