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Inimmaginabile Milano Marathon

Non mi ci sono ancora abituato. Ogni volta mi ripeto che non potrà più esserci nulla di più bello, intenso, commovente, eccitante, esaltante, appassionante. Ma poi immancabilmente mi ricredo. Le emozioni che regala la maratona. La corsa. Ovunque e comunque la si viva è sempre qualcosa di entusiasmante. Inimmaginabile. Indimenticabile. Come questa Milano Marathon dei record. 

La mia personale maratona, sul percorso è iniziata lontano, settimane fa. Quando ancora faceva freddo. Quando le strade erano vuote. Di notte come di giorno, on-the-road e davanti a un pc. Da più vicino, nei giorni scorsi, al Milano Running Festival dove, grazie a Runner’s World, mi sono sentito un giornalista vero, completo, su un palco insieme alla leggenda, Marco Olmo. Da runner, insieme ai miei Corro Ergo Sum Runners, seguendone di nascosto gli allenamenti, vivendone l’ansia, ascoltandone i discorsi, percependone le emozioni. Mesi, settimane, giorni, minuti, secondi, che sono scoppiati in un abbraccio lungo un’eternità. 

Ho un legame speciale (e probabilmente indissolubile) con la Milano Marathon. La mia prima maratona. Quella che ho corso più volte. Quella del mio personale. Quella che mi ha sempre regalato più emozioni, belle o brutte che fossero. E probabilmente, quella a cui non rinuncerò mai. 

Gli ultimi anni sono stati quelli del dietro le quinte, dove ho imparato cosa sia la maratona. Quella dell’organizzatore, quella del runner, quella dell’allenatore, quella del pubblico, quella del giornalista, quella di chi la odia (non solo in macchina). Tanti punti di vista. Ognuno con le sue ragioni, ognuno con le sue colpe. Perché è facile sparare a zero sugli automobilisti quando si è dentro ad una transenna, come è facile sparare a zero sugli organizzatori per una maglietta, come è facile sparare a zero su un runner che dopo cinque ore ancora sta bloccando una città intera. Eppure ho visto maratoneti sfiniti ricambiare con un sorriso commosso per un cinque o un applauso all’ultimo chilometro, ho sentito automobilisti ringraziare per un’indicazione o per averli aiutati ad attraversare un incrocio, ho visto addetti dello staff emozionati per un record (quasi) inaspettato, ho visto il pubblico aiutare volontari troppo spesso sotto pressione. 

Quello che ho percepito è che Milano vuole andare oltre. Oltre le critiche, oltre le sfide. Oltre il crono ci è già andata. Titus Ekiru 2:04:46. Kiplagat Jerono 2:22:25. L’uomo e la donna più veloci di sempre sul suolo italiano. Polverizzato qualsiasi altro pretendente. Vincere vuol dire anche questo. Mettersi ai vertici mondiali. Vedere che tutti gli sforzi che fai per creare qualcosa di unico e irripetibile vengono ripagati. E esserne parte è bellissimo. 


La mia Milano Marathon. Photo: Marco Bottani (1-3-4) e Antonio Capasso (2). 

Non ho corso io. Come non ho corso vestito di violarancio come Stefano Meroni (2:27:37 5 italiano, 15 assoluto e vicecampione regionale SM35), Jessica Mammarella (3:06:00 campionessa regionale SF35), Gabriele (2:56:07), Carlo (2:58:59), Stefano V (3:04:40), Stefano S (3:07:17), Marcello (3:26:17 ) e Franco, Fabrizio, Gabriele, Fabio (2:53:38 e 27 assoluti nella Relay Marathon). Corro Ergo Sum Runners. Ma l’abbraccio istintivo dato a Stefano sotto il traguardo (qui il video in diretta Sky) ha racchiuso in pochi secondi tutte le nostre emozioni. Ci ha fatto sentire parte di qualcosa di più grande in cui tutti possono entrare. Basta volerlo. Basta indossare un paio di scarpe da corsa. Poi non conta solo vincere, arrivare al personale, battere un crono. Io sono orgoglioso anche di tutti i compagni che non ce l’hanno fatta. Che per mesi si sono allenati per raggiungere il loro personale obiettivo, ma alla fine si sono scontrati con qualcosa (questa volta) più grande di loro. È successo anche a me. Perché è dalla fatica che si rinasce più forti. È dagli errori che si impara. È nella difficoltà che si diventa migliori. Più grandi.

Sinceramente non so cosa mi regaleranno le prossime sfide. Ma so che potrò ogni volta aspettarmi qualcosa di più. Intanto mi godo i ricordi. Le immagini e i momenti indelebili che rimarranno di questi giorni. Sogni che sembrano realizzati o che forse stanno solo ancora per nascere. Difficile poterne fare senza.