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Strong-letter

Lo avevo anticipato nel post di ieri sulla prima Fisherman's Friend Strongman Run italiana. Ed oggi sono già pronto a mettere i primi articoli che possano racontare in qualche maniera cosa sia la Strongman Run, vista con gli occhi, col cuore, con le ferite, col sorriso di chi ha partecipato attivamente. Io sono stato solo spettatore, magari un po' più ravvicinato di altri, un po' più dentro. Ma lascio che siano le parole di chi ha calcato asfalto e terra, guadato fiumi e piscine, scavalcato transenne e paglia a raccontare tutto quanto. Che sia una cronaca o il prodotto delle emozioni non conta. L'importante è che sia strong...

Micol Ramundo (da runnersworld.it) - "Sono una cartina geografica di graffi e lividi questa mattina. Guardo le mie gambe e sorrido a queste “ferite da guerriero” che testimoniano il mio essere finisher alla prima edizione italiana della Fisherman’s Friend Strongman Run. 18 km di un evento speciale che vive di donne e uomini che la rendono unica e si nutre di allegria, fango, salite infinite, discese insidiose, container da scalare, muri di paglia da superare, montagne di copertoni e perfino 50 metri di piscina olimpionica nella quale buttarsi e nuotare vestiti e con le scarpe ai piedi.  Questo è il genere di gare che almeno una volta nella vita si deve provare a correre, perché ti sbatte in faccia violentemente un assunto che noi italiani facciamo ancora troppa fatica a fare nostro: “si può e forse si deve correre, innanzitutto, per stare bene e divertirsi”. Qui non c’è storia, è la gara a dirti a chiare lettere che la competizione stavolta non c’azzecca un fico secco e che il tuo compito è solo quello di portare a casa la pelle e uno zaino pieno di goliardia e di voglia di stare insieme senza prendersi troppo sul serio. La storia della Strongman purtroppo non nasce in Italia, ma in Germania e lì si arriva a toccare i 12.000 partenti per edizione. Quei numeri ancora fanno impallidire i nostri 2.500 a Rovereto ieri, ma per noi rappresentano comunque un successo enorme e il primo (da tempo desiderato) segno di un cambio generazionale e di approccio nel mondo del running. Per me che ho avuto la fortuna di essere per Runner’s World (l’RW Challenge Team era composto dalla sottoscritta, da Giacomo Salvioni, Pier Bergonti e Elena Griffa) alla prima storica edizione di Weeze, corsa interamente all’interno di un aeroporto militare e della cava adiacente, quello di Rovereto è stato un bel ritorno. Siamo stati bravi noi italiani. RCS Sport, pur con le difficoltà di un evento così particolare, è stata all’altezza della situazione e a lei va comunque il plauso dell’intenzione e dello sforzo per questa meravigliosa sfida che conduce, come noi di Runner’s World d’altronde, nel nome dello sport fatto per il piacere e non esclusivamente per l’ossessione agonistica. Rovereto ha allargato le braccia ed accolto un fiume di pazzi scatenati, travestiti nei modi più bizzarri, sopportando qualche disagio non da poco quanto alla fluidità rallentata del traffico veicolare cittadino. Il pubblico fitto ovunque ha fatto da colonna sonora lungo tutto il percorso, senza mai mollare con un formidabile sostegno e il tifo colorito che si vede solo nei grandi eventi. Forse in qualcosa però, siamo ancora mancati noi partecipanti. Alcuni, anzi parecchi aimè, non sono riusciti a non farsi tentare da quel vizietto tutto nostrano, di fregare il prossimo. Infoiati dalla smania agonistica, che non doveva stare di casa a Rovereto ieri, si sono fatti vincere dalla tentazione troppo forte di fare quelli “furbi”, eludendo le file che si sono purtroppo formate a tre km dal traguardo sugli ultimi due ostacoli e che hanno obbligato un po’ tutti a soste piuttosto lunghe. Questa è una macchia nera su una gara che altrimenti sarebbe stata perfetta e che avrebbe così segnato finalmente il passo di un cambio di mentalità nel popolo dei runners. Evidentemente non siamo tutti pronti al grande passo. Peccato per chi non l’ha capito, resterà indietro perché ormai la macchina si è messa in moto e la rivoluzione è in atto. Sono fiera di mettere stamattina nella bacheca dei miei migliori ricordi di runner l’immagine di un traguardo tagliato in braccio a Giacomo (mio marito) e di quell’incrocio di sguardi tra me e Chiara e dell’occhiolino che ci siamo strizzate. Senza quei ”soliti noti” furbi di cui abbiamo parlato, saremmo state noi due sui primi due gradini del podio, felici di esserci stra divertite... ma noi l’essenza della Strongman l’abbiamo colta e della classifica ci è interessato ben poco e con un tiramisù in mano abbiamo brindato a tutto il divertimento che non ci siamo fatte mancare."

Daniele Luppari (Spritz) - "E' come ritrovarsi di fronte ad una tavola da pranzo luculiano... è come non mangiare da mesi... vorresti tuffarti sul tavolo e mangiare ogni ben di dio... pensi, farò indigestione, ma subito ti penti d' averlo detto... pensi, chissà che penseranno... ma io ho fame, si ho fame... e nulla mi fa sentire lo stomaco pieno come l'emozione che mi regalano certe occasioni... un amico mi ha chiesto cos'hai fatto nel week end? Ho pensato un attimo e gli ho risposto... sabato ho fatto una gara che non si può descrivere... domenica ho cercato di farlo... oggi credo d'aver ben chiaro tutto, la nebbia emozionale si è diradata... è entrato il sole in questa giornata, ora dovrò sperare che piova e mi siederò fuori sul terrazzo ridendo di tanto in tanto perchè la Strongman Run non è una gara... è un dolorossisimo mal di pancia che nessuna medicina può alleviare se non aspettando la prossima Strongavventura."

Valentina Scattolari - "Ci sono delle emozioni che nella vita non penseresti mai di provare: 18 km di corsa nel fango sotto la pioggia, 24 ostacoli, 2600 persone che conosci per un secondo mentre ti prendono in braccio per lanciarti su una balla di fieno o mentre ti corrono a fianco. Spettatori lungo il percorso che ti chiamano per nome e vogliono "darti il cinque" anche se sei ricoperto di fango. E tu. La fatica, la costanza, il respiro, la resistenza, il superamento delle paure, l'adrenalina che ancora dopo ore e ore non se ne va. Vincere la piu bella sfida contro te stessa, contro ogni previsione e aspettativa. Vivere tutto questo con persone che in un giorno diventano una famiglia. È la Fisherman's Friend Strongman Run. Grazie a chi ha creduto che anche io potessi farcela, a chi ha reso questa giornata a dir poco indimenticabile. Io che un anno fa iniziavo a sfidare il mio menisco correndo 20 min sul tapis roulant. Grazie di cuore."

Marco De Cesare - "Marrone e viola... Sono questi i due colori che più tornano alla memoria ripensando a quella fantastica follia che è stata la strongman-run di Rovereto. Iniziata in modo disastroso x me, con una non preparazione a causa di un ginocchio malandato, che non voleva saperne di dare qualche segno positivo e di infondere un po' di fiducia nella sua volontà di reggere uno sforzo come quello della corsa teutonica più folle del mondo. Quindi, sempre per non farsi mancare nulla, con una bella colica addominale il giovedì notte, e con postumi addominali vivi fino a 25 minuti prima della partenza ( postumi che mi hanno obbligato ad una "sosta tecnica" appunto a mezz'ora dalla partenza) e che ci hanno quindi posizionato infondo allo schieramento di partenza. Ma la voglia di esserci era tanta, da mesi se ne parlava con Dario, con Laura, mia compagna di corsa e "socia" in questa avventura e i vari impedimenti, hanno dato certamente ansietà, ma non mi hanno fermato. Ma torniamo alla corsa. Pochi istanti alla partenza... Sembro calmo e un po' emaciato forse a causa delle vicissitudini di salute degli ultimi giorni... In realtà sono teso come la corda di un violino, così teso che non mi godo appieno gli istanti precedenti la gara. Le urla, i canti i balli del prima, mi sfiorano appena, troppa tensione e troppe incognite legate al "ce la farò?!" Partiti. Dopo poco, pochissimo prendiamo il ritmo, a mio avviso un po' veloce per le nostre possibilità, ma va bene così, tanto avremo tempo per rifiatare. E qui giungiamo al primo ostacolo. Un muro di ferro di un rosso/marrone alto più di due metri ci taglia la strada. Ci arriviamo e non senza fatica lo superiamo, commentandolo così nel post-gara con Laura: "Ma quindi mi hai messo una mano sul sedere per aiutarmi a scavalcare il container?" "Eh, ci ho provato, ma ce n'erano già quattro parcheggiate sopra e la gente in coda con il numerino...". Poi ci avventuriamo in paese per il centro storico, e dopo aver superato una distesa di copertoni, tra due ali di folla festante, iniziamo ad inerpicarci su un sentiero su per la montagna, riesco a malapena a intravedere sopra la testa prima dell'inizio del sentiero, uno striscione che recita una cosa del tipo "Lasciate ogni speranza voi che entrate...". Alla faccia della salita! Un sentiero ripido e scivoloso dove anche degli stambecchi credo che farebbero fatica a reggersi in piedi si apre davanti a noi. Impossibile non fissare il suolo per vedere dove si mettono i piedi. E anche qui pietre chiare bagnate e scivolose e tanto tanto fango marrone. Ma già iniziano ad esserci dei problemi, diciamo, di mobilità. Infatti a tratti siamo costretti a fermarci a causa degli ingorghi che si creano e che ci obbligano a soste di decine di minuti. Alla fine del terzo chilometro il cronometro dice che sono passati 40 minuti... Neanche saltellando su un piede solo ci si potrebbe mettere così tanto! Troppi ingorghi ma va beh, lo spirito e quello del divertirsi ed aiutarsi l'un l'altro, e non di fare il PB e va bene così. Continuiamo a salire e tra un ostacolo e l'altro, tanta attesa e tanto fango, anche questo marrone. Superiamo dei muri di legno, delle balle di fieno, più volte il gretto del fiume, incrociamo gli sguardi, le braccia le gambe condividendo sudore e fiatone con altri dieci, cento, mille runners con cui ci aiutiamo, sempre con un sorriso. La tensione è sempre alta, ma adesso l'adrenalina e mista a euforia e non penso quasi mai più al mio ginocchio (santo fisioterapeuta) e non sento più i dolori allo stomaco. Intanto il tempo scorre. Passano 65' prima di giungere al 5 km! Nei brevi tratti di spazio si riesce a correre per poche centinaia di metri alla volta ma agli ostacoli le code superano i 20'. E chiaro che non sarà possibile fare i due giri. Siamo partiti troppo indietro nello schieramento, e a mio avviso è stato un errore studiare un percorso di due giri. Ma l'esperienza insegnerà sicuramente agli organizzatori che rivedranno e correggeranno alcune piccole pecche e ai runners che avranno un know-how che sicuramente sarà tesoretto per gli anni a venire. Arriviamo, comunque, al fiume da superare con le corde e passato l'ostacolo, il tempo dice circa 120' dallo start. Decidiamo che può bastare, meglio un solo giro ma concluso, che ripartire per un secondo che potrebbe significare rimanere fuori dalle 3h e 30' imposti dall'organizzazione, per cause non legate alla nostra prestazione, ma per errori di valutazione non nostri. Quindi voltiamo verso il traguardo, e ci lanciamo nella piscina all'aperto olimpionica del centro natatorio di Rovereto dove l'acqua e prima marrone e poi verde (!!). Un tuffo con l'acqua ad una temperatura veramente bassa. Ma è un fantastico toccasana, parte degli indolenzimenti e degli acciacchi subiti sui 12 ostacoli superati, si volatilizzano rimanendo nell'acqua verde della piscina. Salto fuori non in modo agevole, ma in tempo comunque per andare a tendere una mano per l'ultima volta alla mia socia che ha egregiamente superato anche l'ultimo ostacolo. Gli ultimi metri gli facciamo mano nella mano con le braccia alzate al cielo, e passiamo sotto il traguardo, con il tempo credo di 2h 14'... Ma va beh, chisenefrega?!?!? Ora... Solo ora... Mi rendo conto che comunque ci siamo stati... Abbiamo lottato... sudato... faticato e abbiamo meritato la medaglia e il titolo di Finisher... Mi guardo attorno per cercare di tenere vicino le maggiori immagini e gli istanti che posso, per fissarli nella memoria e mi viene in mente il mio bambino, che sarà li da qualche parte, Simona, che brontola, ma come sempre mi ha sostenuto, Dario, che mi ha trasmesso la passione per la corsa prima e quella x la strongmanrun dopo, Laura, che ha corso con me... Insomma vengo assalito da mille emozioni e gli occhi si bagnano di pianto. Credo che tutto valga la pena di essere rivissuto anche solo per quei pochi istanti della fine. E credo che ci sarò, se ci sarà un seguito ci sarò. Con magari qualche km di più nelle gambe, e un po' più di persone dietro alla partenza, ma ci sarò... Infine il viola... Il viola lo scoperto la domenica mattina... Un livido sul gomito destro grosso come una mela, uno sotto il braccio sinistro anch'esso viola. Una botta al ginocchio (quello sano!!) dolori diffusi ad addominali e a muscoli che non sapevo neanche di aver usato e un polso gonfio... Ma rifarei tutto... Lo rifarei subito... Altrimenti che strongman saremmo?!?"

Mirko Mottin (da actionmagazine.it) - "Il comunicato stampa recita: 2.600 partecipanti provenienti da 27 paesi... Paolo Gallo primo al traguardo in 1h21'08''. Ma la prima edizione della Fisherman's Friend Strongmanrun ambientata in Italia è stata molto, ma molto di più. È stata una piacevole, fantastica, straordinaria, festosa e allegra faticaccia. Le voci che giravano in rete, dopo che gli organizzatori di RCS Sport avevano individuato e provato il percorso, dicevano che sarebbe stata l'appuntamento più duro tra queste gare figlie dell'originale versione tedesca. Quella del Nürburgring, oramai alla sua ottava edizione nel 2013. In effetti alla fine è stato proprio così. Ma partiamo dall'inizio. Dal ritrovo del sabato mattina. Con alcuni dei compagni, ormai amici, della trasferta tedesca dello scorso maggio, sono stato inserito nella squadra ufficiale della Fisherman's Friend. Sarò, io bello massiccio, una caramellina. Per fortuna, da indossare, avremo tutti una canotta bianca differenziata solo dal colore del pacchetto di caramelle stampato sulla schiena. Si era ventilata (ma poi per fortuna scartata) l'idea della tutina da triathlon! A me tocca la canottiera con il pacchettino bianco/verde... rappresento le caramelle alla menta senza zucchero... la cosa mi diverte troppo. Io, 95 kg, sono il pacchetto senza zucchero! Dopo aver ritirato pettorale e pacco gara, torniamo in hotel e ci prepariamo. Siamo carichi e simpaticamente caciaroni. Noi, che già abbiamo calcato gli ostacoli germanici, dobbiamo far capire lo spirito della gara. Dal cielo non ci vengono risparmiate gocce e gocce di pioggia. Ma che importanza ha? Io non aspetto altro che l'ostacolo con il tuffo e la nuotata in piscina. La fortuna di essere nella squadra ufficiale fa sì che fino all’ultimo non ci presentiamo in griglia di partenza. La musica esce dalle casse a un volume bello alto, e lo speaker carica tutti i partecipanti. Si urla, si battono le mani a ritmo, si applaude, poi inizia il conto alla rovescia e via! I primi metri si corrono a tutta, anche perché si rischia di essere “asfaltati” da quelli subito dietro. Si corre tra due ali di folla. Sembra di essere a una tappa di montagna del Giro d’Italia. Si battono i cinque ai bambini a bordo strada, si sorride e si salutano i fotografi. Ognuno fa la sua smorfia migliore davanti all’obiettivo. Ogni tanto si capta una frase dal pubblico. «Guarda quello vestito da Batman», «No, dai, che impressione quel tipo con il tutù», «mamma, guarda, c’è anche un teletubbies». Arriva il primo ostacolo. Un container rosso, reso scivoloso dalla pioggia e molto faticoso da salire. Se non prendi gli pneumatici, messi a mo’ di scaletta, in modo giusto, non riesci ad arrampicarti. Due curve sul pavè del centro di Rovereto e poi via ad affrontare la tipica distesa di pneumatici usati. Superato quest’ostacolo, si esce dal centro abitato e si inizia a salire. Una bella salita spaccagambe. Inizio ad accusare la febbre che mi attanaglia da due giorni, ma non potevo mancare e non posso fermarmi. Sono una caramellina ufficiale!! Ho il fiato troppo corto per la salita che sto affrontando. Fatico, rallento un po’ il ritmo e arrivo a un altro ostacolo. Una vasca con 20 cm d’acqua e un cannoncino che spara schiuma. Mi ricorda tanto le discoteche anni ’90. Usciamo dalla vasca che sembriamo tanti batuffoloni di zucchero filato. Il tempo per tirare il fiato finisce subito. Si ricomincia a salire. Quando il terreno spiana devo passare, piegato in due, sotto a un telo verde. Poi affronto un bellissimo tratto nel bosco molto corribile e nuovamente giù in discesa. Prima su sterrato e dopo su asfalto, fino a un muro che ha alla base una balla di fieno e una rete stile nave pirata per arrampicarsi. Via ancora in salita e poi giù in picchiata per tornare nel centro abitato. Qui si deve attraversare il fiume Leno. Durante il primo giro scendo la scala di pietra che mi porta direttamente al guado e attraverso il corso d'acqua fino ai tralicci di alluminio che fanno da scala per risalire l’altra sponda. Nel secondo giro, invece, mi lancio direttamente nel fiume senza fare la scala di pietra. Un bel fuori programma che mi fa amare queste gare. Come l’ostacolo creato con le balle di paglia. Da superare dopo un altro po’ di saliscendi per le vie di Rovereto, seguito dalla scalata del muro di legno che già avevo affrontato al Nürburgring. Un ostacolo facile e divertente. Si arriva al penultimo trabocchetto. Il più difficile. Devo scavalcare una ringhiera e calarmi con una corda verso il fiume, passare sotto un ponte, camminando aggrappato a una rete a maglie larghe e poi risalire per tornare sul marciapiede e riprendere la corsa. Corro un tratto di rettilineo che costeggia il fiume. Attraverso un ponte che mi riporta verso la zona di partenza, dove affronto quello che per me è l’ostacolo più bello. Prima attraversiamo la piscina bassa per una decina di metri. L’acqua arriva alla vita e si cammina fino al bordo. Dopo arriva la piscina, quella vera. Non ci penso un secondo. Una bella spinta e via di testa dentro l’acqua verdognola: 25 metri a stile libero vestito da corsa non si fanno proprio tutti i giorni. Faticoso ma troppo divertente e qui, per fortuna, l’acqua era a una temperatura accettabile. Non mi ha mozzato il fiato come mi era succeso in Germania. Esco grondante dall’acqua e ripeto tutto il tragitto per altri 9 km. In totale, un percorso di 18 km. Dopo la seconda nuotata, che conclude il secondo giro, corro fino sotto la linea del traguardo per farmi mettere al collo la meritata medaglia e andare a ritirare la maglietta da finisher! Ho chiuso in 2h17’ felice di aver fatto il pieno di allegria e risate, contornato da migliaia di compagni d’avventura. Quasi tutti hanno capito lo spirito della gara. La maggior parte aiutava i compagni di avventura a superare gli ostacoli, non spingeva durante le code che si formavano prima degli stessi, e soprattutto sorrideva alle tante persone ferme in ogni angolo del percorso a incitare e applaudire. Insomma, una gara cittadina più simile a un bel trail sia per spirito che per organizzazione. Bravi tutti: la RCS Sport, la Fisherman’s Friend e il Comune di Rovereto. Ma una nota dolente c’è. In una gara che ha premiato i primi tre maschi e le prime tre femmine - ma volutamente è senza classifica - c'è stato qualcuno che ha sgomitato, superato gli altri, e non ha aspettato in fila il proprio turno per affrontare gli ostacoli. Tra l'altro, uno (una) di questi "personaggi" proprio grazie al comportamento scorretto ha raggiunto il podio. Pagando però un pegno: un senso di esclusione durante la festa finale. Io invece, insieme a tutti gli altri, mi sono divertito un mondo. Viva le caramelline... anche quelle senza zucchero!!!"

Albino Scarabaggio - "Sono andato a Rovereto per divertirmi anche se partivo con l'animo triste. Ho corso, ho nuotato, ho scalato, mi sono arrampicato, mi sono tuffato, mi sono trascinato, mi sono lanciato ho rotolato, ho sputato schiuma, mi sono incazzato, ho riso e sbuffato e ho tentato di ritirarmi quando al 12 km ho perso gli occhiali da vista. Ma in quel momento ho capito quanto è bello quello che facciamo. Un ragazzo mi ha visto mettermi a lato e mi ha chiesto spiegazioni. Gli ho spiegato la cosa e lui in silenzio è tornato indietro a cercarli. Li ha trovati a me li ha riportati. Sono ripartito e ho chiuso in 2 ore e 31 primi. Non so neanche come si chiami. Ma sono fiero di aver corso con lui e con tutti voi."

Andrea Toso - "Ritrovarsi in famiglia capita a natale ed alle feste comandate, raramente in una gara di corsa... Ma per la terza volta partecipare ad una Strongman ti fa ritrovare un ambiente bellissimo, poco importa Germania o Italia perché l'animo dei partecipanti è stato lo stesso, di gioia, amicizia e solidarietà, in cui si rinuncia a secondi o minuti per aiutare un "fratello" cui è uscita la spalla,aspetti e tiri fuori dalla piscina una fortissima compagna di squadra e la spingi su per il container, chiaccheri con tutti quelli intorno, sconosciuti fino al ritrovo su Facebook nei giorni successivi ( il mondo é piccolo, il web infimo). Mi ritrovo con i miei amici dell'ultima avventura tedesca, che spettacolo...chiacchere e scherzi al caldo della sala atleti e vedo un fortissimo greco che mi scherza mangiando zuppa di cipolla mezz'ora prima dello start, "con questa vinco" ma sbaglia, arriverà soltanto secondo... Come sempre il primo giro mi spaventa, il secondo me lo godo perché ormai è tutta strada in discesa nonostante le pendenze esagerate. Le code agli ostacoli sono cose note, la fortuna della nostra posizione di partenza mi ci fa sbattere solo al secondo giro, ma è un'altra occasione per incontrare Runner splendidi e facce sorridenti, anche se non incontrerò in gara quella che cercavo, ne tanti beginners che avrei voluto incitare in corsa dopo averli preparati via telematica... Vengo preso da un po' di sconforto quando al passaggio con le corde sotto il ponte trovo una coda degna della Salerno Reggio Calabria, ma dopo qualche secondo di imbarazzo sfodero il mio passato da climber e faccio un traverso sulla ringhiera scusandomi con i fratelli del primo giro. Vedo il ponte che porta alle piscine, non mi sembra vero, ultimo ostacolo e qui trovo in imbarazzo i miei amici mannari del triathlon treviso che hanno scortato lo sfortunato che dal 5o km corre, si fa per dire, senza suole delle scarpe, scollate nette, li blocco prima che entrino nella pussy lane e li faccio entrare in piscina, questa è la strongman run, non le pussy lane, e usciti li saluto perché, tranne il ragazzo con l'ovvio impedimento, partono sicuri per il secondo giro, io vedo quasi tardi la freccia a sinistra verso il traguardo. Accelero con l'adrenalina che ti da gli ultimi metri, so di aver fatto una buona gara, non eccelsa quanto avrei sperato, ma è divertimento, la classifica conta solo per quel minimo di orgoglio che chiunque si alleni con continuità porta sempre con se in ogni allenamento e garetta. Abbraccio da fradicio come un Pierino lo speaker che già avevo importunato uscito dalla prima piscina al giro 1, ma in fondo sono le fesserie che rendono una strongman tale. Riprendiamo le relazioni sociali fra sala atleti, camera con Spritz Arianna e Mirko, e cena delle caramelle con le Valentine finisher, una serata splendida conclusa a notte fonda dopo chiacchiere a non finire, come in gira scolastica. La seconda di quest'anno, con una squadra di amici. A presto fratelli per un'altra zingarata su 2 gambe!"

Nicola Negri - Io c'ero. Pettorale 393 e fascia da kamikaze, sospeso tra la voglia di scappare e quella di spaccare il mondo. Ho scelto la seconda opzione, e ne è valsa la pena. Difficilmente può capire chi sabato scorso non era tra i 2600 pazzi e colorati partecipanti della prima edizione italiana della Fisherman's Friend StrongmanRun, la prima assoluta passante anche attraverso un centro cittadino, quello del gioiello trentino di Rovereto. Difficilmente può capire la disponibilità e la simpatia dei volontari attraverso il massacrante percorso formato da due giri di nove chilometri; difficilmente può capire come sotto i costumi più fantasiosi e assurdi si nascondessero un cuore e due gambe da veri "strongmen"; difficilmente può capire l'emozione che si prova ad essere incitati dal primo all'ultimo metro, da amici ma soprattutto da sconosciuti, da belle ragazze ma soprattutto da bambini pronti a darti il "cinque" come solo loro sanno fare; difficilmente può capire quanto sia importante avere, come nella vita, qualcuno con cui affrontare gli ostacoli che ci si trova davanti, conosciuto come nel mio caso Mirko, ma anche sconosciuto come quello che con infinita pazienza mi ha aiutato a scalare balle di fieno che, in preda ai crampi, credevo ormai insormontabili. Difficilmente può capire quella che è prima di tutto una sfida con se stessi ma impossibile da superare senza l'aiuto degli altri. Pettorale 393, medaglia al collo e lacrimoni misti di stanchezza e commozione a stento trattenuti. Strongman 2012. Io c'ero. Noi c'eravamo.

Se anche voi avete qualcosa di forte da raccontare scrivete a corroergosum.it.