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Uno Strongman alla Venice Marathon

Non ho potuto esserci, come non sarò a Torino e in nessun'altra maratona autunnale. Lascio allora che siano le parole di Andrea, le parole di chi ha corso, a de-scrivere ed a raccontare i chilometri di quest'ultimo week-end. New York, questo fine settimana, sarà un bel dilemma dopo l'uragano, ma già domenica alla Maratona di Venezia si è potuto vedere uno spettacolo al di fuori del comune, col tratto finale di gara corso in mezzo all'acqua alta. E nonostante le condizioni meteo l'abbiano resa decisamente più difficile e pesante, avrei voluto esserci per provatre qualcosa di unico. E' quando il gioco si fa duro che si deve cominciare a correre. Anche controvento.

"Sono stato fortunato, ho incrociato Alex Zanardi alla maratona di Venezia, ma sono fortunato perchè la prima volta mi è sfrecciato vicino al 35 km, in piena burrasca sul Ponte della Libertà, con degli occhi di fuoco tipici di uno che non mollerà mai e poi mai, e ancor di più la secoonda volta, perchè ho superato il campione e il suo compare mentre erano parcheggiati attendendo la ruota anteriore e non me ne sono accorto se non vedendo i filmati del mio arrivo, e so che alla commozione che avevo per la mia piccola impresa avrei aggiunto le lacrime per l'ennesimo gesto da Uomo vero che ha compiuto il nostro campione olimpico, facendomi perdere qualche secondo per ammirarlo... Ma partiamo dal principio: andando alla partenza notiamo l'atipico moto del Brenta che ci accompagnerà per 18 km, il quale anzichè scendere placido verso Venezia, risale verso Strà con ondine buone per un surf, al che capisco che la scelta delle maniche lunghe è stata parecchio azzeccata. Mi preparo nel tendone al riparo dal vento di bora che soffia davvero forte, al mio fianco ho un esordiente nella distanza, il mio amico Enrichetto (3h 18' 58") seppur già finisher a mezzi-Ironman e mi sforzo di distrarlo sapendo la tensione tipica che lo ha attanagliato in qualsiasi peripezia abbiamo compiuto, e vengo colto io dal nervosismo, a tal punto da perdere di vista i miei preziosi integratori di aminoacidi e b-alanina che dovevo assumere subito prima della cosegna sacche. Non importa, se deve essere sarà, mi metto in tasca una scusa in caso di flop. Saluto un tot di amici e clienti, compagni di squadra e maratoneti che ho incrociato nelle altre gara, 8000 persone ma una tribù di facce note alla fin fine. Mi separo da Enrichetto all'ingresso delle griglie e assestatomi nella mia seconda, vengo raggiunto subito dalla mia sorella strongman Arianna, infreddolita e stranamente molto vestita, ma la giornata con 8°C percepiti poi fino a 2°C richiedeva questo e ben altro. Io infatti dopo lo sparo terrò la felpa sacrificale fino al 5 Km, ed al momento di toglierla avrò qualche dubbio, ma ormai è zuppa, quindi potrebbe solo peggiorare la situazione comparata ai tessuti tecnici. Questi primi chilometri sono filati lisci, i bpm altissimi e non so ancora come mai, credo più necessità di riscaldare il fisico sferzato dalla Bora e dalla pioggia che ha deciso di farci compagnia dai minuti immediatamente pre-start che dalla fatica, ma scorrono lisci, il ritmo attorno ai 4' 24", il patner virtuale del garmin impostato a 4' 25" sta dietro, e va bene così. Inizio a sentire i piedi bagnati, ma da buon strongman ho allacciato bene le scarpe e i calzini sono testati, arriverò coi piedi freschi ma senza vesciche. La strada me la ricordo ma il maltempo ha distratto dall'evento tante famiglie e tanti bambini cui ho dato five a destra e manca nelle edizioni scorse, e nonostante li capisca mi intristisce, ma ho la fortuna di avere vicino un runner locale che saluta e viene supportato da tantissimi dei presenti, il tifo scalda tutti, non solo lui. Il passaggio ai 10 Km rimane costante, ho già preso il primo gel al 7,5 Km, il secondo previsto per i 15 Km me lo dimentico da quanto sono concentrati e recupero ai 18 Km, un sorso d'acqua a tutti i ristori giusto perchè so che devo, ma il clima richiederebbe un the caldo, inutile il servizio spugnaggio con cui scherzo chiedendo spugne calde o almeno asciutte per togliere un po' di umido dal corpo. Il momento peggiore lo vivo attorno al 20 Km, mi decido a fare pipì perchè non ne posso più e abbandono il quartetto del vip locale e altri due a pari ritmo, perderò un minuto e mezzo, e riparto guardando con amore il pulmann-scopa fermo prima del ristoro, sicuramente ben tiepido e comfortevole, entro nel corpo di Fantozzi al momento di bere dalla bottiglietta d'acqua, porto indietro la testa per bere e il cappello mi vola dalla testa prendendo una raffica di Bora, chiaramente mi scappa un'imprecazione blasfema... brutto segno vento frontale, ma recupero il mio berretto giallo e riparto verso Marghera, dove siamo davvero in balia del meteo, pioggia forte e vento di più, dai 4' 24" costanti mi ritrovo di colpo a 4' 44" e l'impressione di tornare indietro, mi offro di coprire una donzella che faticava ancor di più, io almeno con in miei 86 kg sono una bella zavorra, ma non riesce a starmi vicino, e procedo ringraziando l'edilizia della romea per riprendere a coprirci dal vento. Vedo un ragazzo in bici che mi saluta ed io passivamente ricambio ma quando mi viene incontro riconosco un angelo che mi ha salvato dal ritiro nel 2010, Cenezia San Giuliano, piena crisi, Fabio mi accompagnò parlandomi e consolandomi per 4 Km, fino a quando il ponte non mi inghiottì, ma stavolta chiacchiero del vento e di famiglie e gare, e quando mi avvicino al sottopassaggio della stazione mi avvisa che andrà a parcheggiare la bici e mi raggiungerà a San Giuliano, la testa si è alleggerita ed entro nel sottopassaggio veloce e deciso, mi incoraggio chiamandomi Nutria a voce alta e faccio ridere i tifosi stranieri che assistono al riparo, esco tranquillo e sempre in ritmo, tempo del terzo gel perchè siamo verso il 25 Km, apprezzo il fondo di una strada pedonale di Mestre con disegni stilizzati che mi fan sorridere, qualche bambino cui dare five lo trovo, e via verso il ristoro in cui mi consegnano su richiesta un bottiglione di Gatorade, in realtà ne berrò pochi sorsi ma almeno il ristoro è reale, ed è tempo di entrare in Piazza Ferretto, un bel passaggio in cui trovo anche qualche conoscente trevigiano, mi concedo un po' di show aizzando il pubblico, così ci scaldiamo tutti, e per fortuna vengo badato. Arrivo in Piazza Barche, il luogo del crollo del 2010 e lo temo perchè era stato improvviso e senza particolari avvertimenti, ma stavolta tutto bene, proseguo verso la salitina in uscita da Mestre con ritmo e inizio ad intravedere il vip-runner, li ho già ripresi, molto bene. Il tifo mi manca ma trovo la moglie di Fabio che mi fa festa entrando a Parco San Giuliano, lui mi saluterà in chat la sera dicendo che sono andato troppo forte e non mi ha raggiunto... piccole soddisfazioni, sarà utile ad un altro suo amico in crisi nera nel piccolo polmone verde. Nel parco inizia la festa, sto bene, do un cinque allo speaker che mi incita, i tifosi leggono il nome sul pettorale, piccolo sforzo organizzativo che salva i runners, e mi ci incitano "Bravo Andrea", trovo un altro runner trevigiano in borghese che mi da il cinque come ogni anno nello steso punto, piccole certezze della corsa, e pochi metri prima del 30 Km vedo il mio socio di allenamenti, la Nutria Cristiano, che mi corre incontro come da programma con il gel "bomba" finale e un brick di magnesio-potassio, mi si apre il cuore, "Sei già qui? Stai andando benissimo", infatti sono ancora in tabella di marcia il patner virtuale insegue ancora, bevo il magnesio e arrivo al ristoro del 30 Km in cui riprendo da bere e continuo guardando con dispiacere il fondo del passaggio, un bel budello con via vai per recuperare la strada scippata a Piazza San Marco, e mi si sballano i chilometri mentali, fose meglio, quando salgo sul cavalcavia che porta al famigerato Ponte della Libertà i chilometri diventano 32 anzichè 31 e quindi è tempo del quarto gel, e me lo godo camminando cinque metri prima di scendere e riprendere l'avventura. Come ogni anno ritrovo lo shock da smog finita la discesa, tutti quei chilometri senz'auto sono una manna, ma ripiombi in una tangenziale dimezzata nel volume e raddoppiata nel traffico, schifo, ma la mia attenzione viene presto catturata dallo scenario apocalittico del ponte. Il vento aumenta e la pioggia che sembrava avermi accarezzato al parco diventa una frusta di spilli, capisco che ho bisgno di proteggermi, ma la mia mole mal si confà a questo progetto, per cui mi sposto tutto a sinistra verso il guard-rail e le auto, così le più grosse ed le corriere potrebbero darmi sollievo, cosa che avviene a tratti, perchè la coda mi fa correre spesso più forte di queste e quando partono vado troppo piano. Sento il cappello a rischio ed inizio a storgere la testa, ringrazio anche il già citato Cristiano, mio spacciatore di occhiali per le lenti fotocromatiche degli Oakley che ben proteggono gli occhi, ma devo comunque assestarlo più volte per non rischiare di perderlo in laguna, e inizio a calare il ritmo, ma non per problemi miei ma per la forza della Bora che non mi lascia alternative, noto comunque di continuare a cannibalizzare posizioni e mi sento a disagio per i miei compagni di avventura sorpassati impietosamente li dove so essere il punto debole per la mente in questa gara. Arrivo al ristoro del 35 Km e come già preannunciato mi sfila il fenomenale Alex Zanardi, occhi della tigre è riduttivo, mi sfugge un "Bravo" come sempre incito i portatori di ciclone e mi sento un po' idiota in questo caso, ma mi riempie il cuore di forza e ragiono che mancano solo 7 Km, solo... Sappiamo che sono tutta la maratona, il territorio inesplorato dei nostri allenamenti, ma nonostante il meteo impietoso e le mie imprecazioni ad Eolo o chi per esso, sto molto bene e affronto la fine del ponte a ritmo costante, sempre sotto i 4' 30", il grosso è stato fatto. Non ricordo come incubo la salita che mi porta all'ingresso della dogana, qui rido dello spugnaggio e bevo i carboidrati veloci per il finale. Vengo sorpreso dal vento alle spalle, unica volta in 42 Km, che mi spinge sotto i 4' 10" e mi riassesto subito, e per controllare il respiro e un po' per gioia inizio a canticchiare quello che sento in iPod, "L'amore conta" del Liga, e quando sorpasso una piccola runner bionda, credo 11° assoluta, mi sento in dovere di giustificarmi e incitarla, ma sembra scorata, non importa quasi siamo arrivati ai ponti. Ultimo ristoro con i boyscout e do five alle ragazze e agito i pugni a sinistra a un gruppo di temerari che incitano, sono ancora sotto le tre ore, 2h 58' per la precisione, mi luccicano gli occhi, sta andando tutto bene, sono al primo ponte, temo la scivilosità ed il residuo di acqua alta, ma andrà tutto bene, nessuna scivolata, pozzanghere di acqua alta affrontata da pluri-strongman, in Germania ne abbiamo viste di peggio, e via verso il ponte sul Canal Grande, con un po' di emozione nel petto che mi riempie anche gli occhi di lacrime, in fondo era tanto che aspettavo la gara buona, fra ginocchia dolenti e consumate, litigi e giornate sbagliate come la già citata Venezia 2010 e Roma con contrattura al 25 Km. Tutto bene, tutto bene, mi levo il cappellino fradicio come i miei capelli raccolti, voglio godermi e festeggiare questo ultimo chilometro con ponti più lunghi, cerco con lo sguardo i miei amici che dovevano essere al traguardo, ma i vaporetti li hanno traditi, o son andato troppo veloce, vedo il principe della restera che mi applaude negli ultimi metri, mi dirà poi che secondo lui potevo tirare di più perchè ero troppo fresco, soddisfazioni anche queste. Due baci in cielo ai miei genitori, che sarebbero fieri di questa forza, un vaffanculo a chi so io, mi levo anche gli occhiali e taglio il traguardo, 3h 07' 57", abbattuto di quasi 10' il mio personale, felicità che esplode e adrenalina che mi riempie il corpo, mi cambierò in un istante alla faccia degli stravolti in spogliatoio, ricevo i complimenti di molti ed esco a mantenere una promessa fatta, posto subito il risultato via iPhone ma arrivano già i primi messaggi dai miei compagni di corse, Zucca Winner che spero asciugherà NY con la sua velocità, tanti altri... Io devo aspettare i palloncini delle 4h 15', sarà lunga, ma ho promesso un abbraccio e lo mantengo, un sorriso del genere vale un'oretta di arrivi gioiosi..." (di Andrea Toso)