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Ripetute 10x150 salita 6% rec. 1' 30" + 8 Km RM

E' stato un po' come scendere all'inferno e risalire. Ma sono convinto che anche le condizioni estreme da un certo punto di vista possano essere un buon allenamento se affrontate con intelligenza. Non è forse il periodo più adatto per ricercare la qualità, ma un buon campo di prova per aumentare la resistenza fisica e soprattutto mentale. Dopo sarà sicuramente tutto più facile.

Purtroppo l'ora tarda in mattinata non mi ha facilitato il lavoro. Ma dato che Chiara sta ricominciando in questi giorni a corricchiare dopo la gravidanza, ho lasciato a lei le ore più fresche della giornata. E dopo un (due) cambio pannolino-bagnetto a Tommaso è stato il mio turno. Alle dieci temperatura già oltre i 30°C. Seduta conseguente a quella di settimana scorsa a Monfalcone. Meno ripetue ma leggermente più lunghe. Come già sperimentato sapevo bene che la parte più dura dell'allenamento non sarebbero state le serie in salita, ma gli otto chilometri seguenti con le gambe stanche, ma soprattutto ancora più gradi sulla testa.

E in effetti una delle cose che più mi è pesata non è stato tanto l'afa estiva, quanto lo sguardo fisso e intenso del sole sulla testa. Soprattutto nei punti dove la leggera brezzolina che ha provato a rinfrescare la giornata non è arrivata. E i pochi tratti ombreggiati incontrati qua e là sotto qualche albero o qualche cornicione più sporgente sono stati come incontrare un'oasi nel deserto per qualche secondo. E' stato in effetti più questo il peso che mi ha affaticato durante le dieci serie in salita corse sul cavalcavia a cavallo della teem. Strada isolata, con traffico praticamente assente la domenica mattina, immersa nelle campagne tra Gorgonzola e Bellinzago. Se non ci fosse stata la nuova tangenziale, il più classico esempio di campagna martesana. Neanche la più piccola ombra di un albero, silenzio quasi assoluto e il solo scalpitare dei miei piedi su e giù dalla salita. Fatica tanta, soprattutto negli ultimi cinquanta metri, in cui mi è sembrata quasi mancare l'aria dai polmoni per l'aumentare esponenziale della temperatura avvicinandomi alla tangenziale. Ripensando alla scorsa settimana ho avuto come l'impressione di fare meno fatica. Anche se è difficile confrontare due allenamenti nonostante fossero tanto simili. Non ho nemmeno guardato la velocità a cui ho corso. Mi sono solo accontentato delle mie sensazioni. Buone. Fiduciose. Ma il peggio non è tardato ad arrivare.

Con lo sguardo del sole che non mi ha abbandonato, sono ritornato verso la ciclabile sul Naviglio Martesana. Strada in leggera salita. La prima cosa a cui ho pensato è stata bere. Impensabile proseguire alle undici del mattino senza reintegrare almeno una parte di liquidi evaporati lungo la salita. Non importa se gli 8 Km successivi sarebbero dovuti essere senza pausa. Non importa se il ritmo maratona si è automaticamente trasformato in un lentissimo. L'importante è stato comunque finire l'allenamento. A farmi compagnia una moltitudine di ciclisti che hanno continuato a risalire e ridiscendere l'alzaia apparentemente indifferenti al calore della giornata. Ero partito tranquillo con l'idea di provare ad aumentare il ritmo strada facendo, ma ben presto mi sono semplicemente adattato alle sensazioni. Gambe pesanti e fatica sono un buon indicatore dell'intensità di allenamento ed ho solo seguito l'istinto. Poi nuova pausa per dissetarmi prima degli ultimi due chilometri di ritorno verso casa.

Anche senza il riscontro cronometrico so di aver fatto un buon allenamento. I risultati probabilmente non saranno immediati e dififcilmente confrontabili tra di loro, ma come verificato solo tre giorni fa alla Run4T, i progressi si vedranno poco alla volta e un po' più avanti. Basta non trovre scuse. Non sfidare i propri limiti. Accontentarsi di salire un gradino alla volta. Prima di tornare in paradiso, bisogna espiare i propri peccati.