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Tra campi e rogge (Carugate)

E' stata dura alzarsi non più abituati al freddo e alla pioggia autunnale. Ma fortunatamente non ci siamo fatti intimorire. Quando poi ti ritrovi in mezzo ai sentieri cosparsi di pozzanghere e fango, quando senti le gocce di pioggia rinfrescarti la testa e il viso mischiandosi col sudore, quando senti gli schizzi di terra che riempiono le gambe intorpidite ringrazi di aver puntato la sveglia alle sei e trenta della domenica mattina e di essere ri-uscito per un'altra tapasciata tra i campi e le rogge della Martesana. Devi assaporare la corsa amatoriale per capirne il significato, per gustarti ogni piccolo particolare. Perchè ogni passo che fai su una strada sterrata è sempre un secondo in meno sul cronometro della prossima maratona.

Chiunque oggi abbia corso una qualsiasi tapasciata sotto la pioggia ha capito qual è il valore delle corse amatoriali. Corse in tranquillità, con l'agonismo vero tra amici, ma corse che valgono più di qualsiasi allenamento. I 18 Km di oggi sono valsi tutti quelli fatti in settimana. Terreno fangoso, pesante, difficile. Continui strappetti tra le stradine che attraversano le campagne tra Carugate, Bussero, Pessano, Caponago. Sorpassi, cambi di ritmo, quattro chiacchiere col nuovo conosciuto. Alla partenza, come promesso, saluto Chiara e sto insieme a Iacopo. Ci sarebbe dovuto essere anche Cris, ma ha optato per i ventiquattro con Lele e Marchino, compagni di Villasanta. Attraversiamo le strade di Carugate sfiorando Ikea e Centro Commerciale. A sorpresa da pochi minuti ha smesso di piovere. Sembra quasi un sogno. Senza la pioggia il clima è praticamente perfetto, l'unico dilemma rimane la condizione dei sentieri. Filippo, che non incrociavo in strada da qualche mese, prende subito il largo da solo a un ritmo per me insostenibile. Quando Iacopo decide di rallentare un po' il passo ancora prima d'uscire dal paese vedendo ancora però Filippo davanti a me qualche centinaio di metri provo a raggiungerlo. Le gambe girano bene, al contrario dell'ultimo allenamento. Probabilmente, la corsa di venerdì un po' più lenta del solito mi ha aiutato a smaltire l'affaticamento. Facendo un po' di slalom tra i pochi amatori presenti e le pozzanghere che riempiono praticamente tutti i sentieri di campagna riesco a raggiungerlo appena prima di ritornare sull'asfalto che ci riporta verso il centro. Chiacchieriamo affiancati ad un ritmo sui 4' 10". Si unisce a noi un ragazzo in preparazione per la Maratona di Firenze, dove questa volta anche io sarò spettatore, ma dopo un chilometro allungo e li lascio al loro giro da ventiquattro chilometri. Mi sento bene. Nessun affaticamento o dolore alle gambe, fiato a volontà. Provo a mantenere il ritmo, ma non controllo praticamente mai l'andatura. Ritorno tra i campi in direzione Bussero ed al bivio tra diciotto e ventiquattro svolto per il percorso più breve verso Pessano. Ricomincia a piovere. Prima piano, appena appena, poi sempre più forte. La temperatura sui 10°C come lo scorso anno è però perfetta. Le pozzanghere diventano insistenti. Tutti provano a passare sui lati o sui bordi infangati, anche rischiando di farsi male, ma all'ennesimo lago che mi si ripropone decido di provare a fare come gesù ed a camminare sulle acque. Tentativo fallito. Mi ritrovo con l'acqua marrone e infangata fino a metà polpaccio e da qui in poi non devio più la corsa andando invece più volte a cercare il refrigerio dell'acqua fredda sui muscoli. Intorno al dodicesimo chilometro in corrispondenza del momento di maggior scroscio di pioggia e di qualche leggera salitella le gambe diventano all'improvviso pesanti. Tanto pesanti. Anche scarpe e calze inzuppate di acqua e fango fanno la loro parte. Sento i muscoli delle cosce rigidi e poco mobili. Sono intorno ai cinquanta minuti di corsa. Provo ad aumentare il passo e dopo qualche chilometro la situazione migliora. Le gambe si riprendono mentre iniziano gli ultimi quattro chilometri di campagna verso Caponago. Supero ancora i pochi che ho davanti fino a quando Ciro, fino ad oggi sconosciuto lettore di Corro Ergo Sum, non mi affianca e mi saluta riconoscendomi direttamente dalle pagine del blog. Passiamo l'ultimo quarto d'ora di corsa insieme, senza preoccuparci troppo dell'andatura ma sempre con buon ritmo, parlando della sua prossima Maratona di Reggio Emilia, del blog e di corsa. E' stata una bella sorpresa e soprattutto un bel modo per chiudere la corsa di oggi. Sbagliamo strada all'ultima curva prima dell'arrivo aggiungendo qualche centinaio di metri al nostro giro e poi ci salutiamo prima che io raggiunga il punto di ritrovo del gruppo. 1h 20' 53", nulla di pretenzioso, ma sto continuando a lavorare bene e questo è l'importante. Forse sarei anche riuscito ad allungare un po' di più il chilometraggio volendo, ma lo farò la porssima settimana alla Maratonina di Crema, insieme a Marco e Zio, alla ricerca del suo personal best sotto l'ora e mezza. Altra sorpresa poi al ristoro finale, quando anche Paolo, lettore del blog e compagno melzese d'infanzia è venuto a salutarmi. Mi fa piacere vedere i volti di chi legge questa pagine e soprattutto vedere che sono gli stessi i chilometri che facciamo ogni domenica insieme.