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Al pas, al trot, al fresc (Barbata)

Doveva arrivare l’inverno, quello rigido e invece è stata una domenica mattina a dir poco perfetta, climaticamente parlando. Solitamente la prima di dicembre è sinonimo di gelate, nebbia e temperatura attorno allo zero. Oggi niente di tutto questo. Certo non è primavera, ma si è corso più che bene e ancora in pantaloni corti. Saremmo dovuti essere a Gorgonzola, con la consueta chiusura stagionale alla Gipigiata, ma la devastazione causata dalla costruzione della BreBeMi e della Teem, hanno reso impraticabile tutti i percosi delle campagne alla periferia di Milano. Un vero scempio. E non è ancora cominciato il traffico che inquinerà tutto quello che una volta erano i verdi campi della Martesana.

Ci siamo invece trovati a Barbata, con tutto il gruppo del GPA Mulino Vecchio e pochissima altra gente rispetto alle ultime corse. Qualcuno di Gorgonzola, di Melzo, di Treviglio e qualche altro paese della bassa bergamasca. Una corsa nuova per tutti noi, ma che è stata apprezzata. Almeno da me. Al di là del ritorno alla distanza lunga anche in tapasciata, 20 Km, è stato il paesaggio in cui abbiamo corso che mi ha colpito di più. Distese e distese di campi verdi, cascine e case in campagna. Una sottile striscia di asfalto che li attraversa slalomando tra gli alberi, circondata a destra e a sinistra da piccoli canaletti larghi qualche metro. E l’acqua. Trasparente, limpida, cristallina, come fosse un torrente di montagna. Silenzio, calma, anche dovuto al poco traffico podistico. Me la sono goduta, soprattutto dopo che tutti i giorni sono costretto a passare nello scempio che stanno facendo attorno a Milano. Se questo è il prezzo che bisogna pagare per la civiltà, allora forse è meglio tornare indietro. A quando nei prati ci si andava a giocare anche da piccoli, lontani dal traffico, in bici, con un pallone sotto braccio, senza paura che potesse succedere nulla, se non tornare a casa sporchi di fango. Come questa mattina.

Sono partito insieme a Iacopo per i primi chilometri fino a che non ha deciso di rallentare un po’. Io volevo testarmi per capire come sono messe le gambe dopo l’ultima mezza fatta a Crema di qualche settimana fa. Ho cercato di sfruttare l’asfalto, sapendo che prima o poi ci saremmo immersi nelle campagne. E infatti appena usciti da Barbata, il percorso ha cominciato a slalomeggiare tra i campi. Mi è sembrato di essere abbastanza costante nel passo, ma non avendo riferimenti chilometrici mi sono solo affidato al cronometro per sapere pressapoco a che punto fossi. In realtà, al sedicesimo chilometro ho scoperto che i chilometri erano segnati. Ma non come succede solitamente con cartelli ogni due o tre chilometri, ma scritti per terra, sull’asfalto (dove c’era) ed a scalare. Comunque le mie sensazioni mi hanno dato ragione sempre. Dove ho potuto verificare mi trovavo esattamente dove credevo d’essere, e la cosa mi dà un po’ di sollievo perché vuol dire che le gambe sanno misurare strada e velocità da sole. Per i primi sei-sette chilometri la corsa è stata abbastanza monotona, fino a quando non abbiamo incontrato il primo sentiero fangoso, appena dopo il primo bivio. Estrema fatica per fuoriuscirne, con i piedi che slittavano come pattini sulla terra melmosa e le gocce di fango che schizzavano tutt’intorno su gambe e schiena. Un inferno durato quasi un quarto d’ora. Poi, dopo il secondo bivio mi sono invece ritrovato immerso nella campagna incontaminata della bassa bergamasca. Mi è sembrato strano rimanere così tanto colpito dalla normalità del posto, eppure mi è sembrato quasi incredibile trovare un ambiente così. Me lo sono gustato, passando dall’asfalto alla ghiaia, dai sentieri in terra battuta alle strade battute dai trattori, arrivando fino a Fontanella, dove il percorso ci ha rimandato poi verso la parte finale, riunendo tutte e tre le distanze di gara. Le gambe sono andate bene. Ho fatto fatica, ma non ho avuto particolari problemi se non un po’ di affaticamento verso il finale che prima ha preso i polpacci e poi gli adduttori sulle cosce. Ho cercato di mantenere il ritmo per gli ultimi chilometri, verificandolo di due in due fino al ritorno al centro sportivo. 1h 25’ 27”. In realtà, pensavo di essere andato meglio, ma probabilmente il tratto centrale mi ha rallentato per qualche chilometro lasciando anche le gambe intorpidite. Settimana prossima test sui 10000 in terra tedesca. Speriamo che Babbo Natale mi faccia un bel regalo.