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Mericrismas

Il più bel regalo di Natale me lo sono fatto da solo. Credo sia stata la prima volta che sono uscito a correre il 25 dicembre. Fuori casa, primo mattino. Strade deserte. Silenzio. Temperatura mite in Venezia-Giulia. Non conosco nessuna strada, nessuna via. Solo qualche indicazione sulla direzione da prendere. Ho solo pensato a correre, sempre dritto, sempre avanti, passando una ad una le finestre ancora chiuse, le auto parcheggiare. Corro in strada, vicino al marciapiede, incrociando solo qualche auto che avrei potuto contare sulle dita di una mano. Vado e le case aumentano, il paese sembra diventare città.

Qualcuno fuma una sigaretta fuori da un bar. Incrocio un canale e una pista ciclabile e cambio la mia strada dopo circa tre chilometri. Le gambe un po' stanche, sarà stato il viaggio o forse la cena della Vigilia. Seguo il corso dell'acqua, tranquilla. Sempre deserto rotto solo da qualche cane accompagnato dal padrone a fare pipì. Corro e arrivo al porto, ma non lo riconosco pensando d'essere da tutt'altra parte. Altra svolta seguendo la ciclabile verso un lungo vialone. Sempre più centro, sempre più città. Le saracinesche dei negozi sono tutte abbassate. Poi anche la strada finisce. Ma alzando lo sguardo vengo quasi illuminato da un cartello, Parco tematico della Grande Guerra. Un arco di pietra. Una salita. Non ci penso più di un secondo e seguo le indicazioni. Nemmeno mi accorgo che già ci sono stato poco più di un mese fa. La salita è morbida e asfaltata, ma dura per poco. Gli occhi si sgranano quando vedo apparire la salita sterrata che punta dritta verso la cima della collina. Da una parte e dall'altra gli arbusti tipici del Carso che circondano le trincee sparse lungo tutto il versante. Le mie gambe cercano di scalare la strada, ma a fatica. Non ho più l'abitudine della corsa, tantomeno quella ai dislivelli. Ma fa piacere sentire le gambe stanche, dure. Mi guardo attorno e respiro a pieni polmoni. Incrocio il mio primo collega solo quando inizia la mia discesa. Solo un cenno con la mano mentre ridiscendo dalla sponda opposta. Seguo il sentiero che sfiora l'autostrada e svolta a sinistra. Attorno al sesto chilometro faccio dietro-front e ritorno sui miei passi. Decisamente provato. La salita è forse ancora più difficile che all'andata, ma ho il vantaggio di sapere quanto manca all'arrivo. Ho in mente, chiari, tutti i cambi di percorso che segnano gli step prima dell'arrivo a casa. Cerco di non diminuire troppo il ritmo anche se la testa un po' lo vorrebbe. Mi sono accorto che è proprio questo quello su cui devo lavorare: l'abitudine alla fatica, alla resistenza, al non mollare. Ritorno verso il vialone, il porto, il canale e la ciclabile. I palazzi poco alla volta ritornano palazzine e poi villette. All'ultimo chilometro dei 12 Km totali allungo deciso fino all'arrivo fermandomi dopo 55' 35". Il tempo di una doccia e le gambe ritornano sotto il tavolo. Domani è un altro giorno per smalitre.