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A spass coi machinù (Verdello)

Da tre anni non venivo a questa corsa. Tanto che hanno anche cambiato il nome alla manifestazione nel frattempo. Ed anche allora stavo preparando Milano. A differenza di sabato al Cross di Giussano però le gambe hanno quasi deciso di dare forfait, e questa volta con giuste motivazioni. Tanta stanchezza per la campestre fatta ad un buon livello e tanto freddo. Fino a quando il sole non è uscito alto verso le 10.00, la temperatura è sempre stata sotto gli 0°C. Testimoni i campi, densi di pozzanghere solide completamente gelate e fango ghiacciato duro come il marmo. Siamo partiti quasi per ultimi, con tutta la calma del caso, ma un passo alla volta abbiamo recuperato in fretta tutto il gruppone bergamasco abituato alla sveglia anticipata.

Non avevo buoni ricordi del tracciato, più che altro per la fatica fatta l'ultima volta. Le gambe infreddolite ci hanno impiegato un po' prima di cominciare a girare bene. Per il primo chilometro e mezzo sono stato con Chiara e una volta sentite le gambe girare meglio sono partito quasi senza accorgermene. Fino al settimo chilometro nessun problema, azni. Mi sono quasi stupito di quanto avessi reagito bene alla sensazione di stanchezza. Un giro per le vie di Verdello e qualche largo sentiero di campagna verso Urgnano. Pochi chilometri e gran parte di quanti erano partiti presto li avevo già lasciati alle spalle. Il punto che maggiormente mi ricordavo come riferimento era la fabbrica della Heineken e una volta svoltato a sinistra al bivio tra 12 e 18 Km di colpo mi è piombata addosso la stanchezza. Forse anche complice una leggera salitella in falso-piano. Ho rallentato subito e nel giro di un chilometro ho recuperato gambe e fiato. Dopo il giro di boa a Comun Nuovo sono iniziati i sentieri di campagna. Tre chilometri su strade piene di buche, ghiacciate, difficili. E non so come mai il passo è aumentato ancora. Ho penato solo ed esclusivamente a mantenere la postura corretta. E' su quello al momento che mi devo concentrare. Un susseguirsi di piccole curve a sinistra e a destra che ci ha portato fino ad Urgano. Tornato sull'asfalto le gambe si sono accorte della fatica ed ho cercato di mantenere il ritmo fino all'arrivo. Un piccolo fastidio all'anca sinistra è cominciato a diventare un piccolo dolore che è aumentato con l'avanzare dei chilometri. Probabilmente il terreno ghiacciato ha lasciato qualche segno. Il finale è stato quasi completamente uno slalom in mezzo a una moltitudine di gente da superare. Veramente tanta e non è stato semplice mantenere un ritmo regolare. All'arrivo ho girato in tondo ancora per qualche minuto, visto che in realtà il percorso era di diciassette chilometri (1h 14') e non diciotto, fermandomi dopo 1h 18' 50". Un'enormità se confrontato ai tempi dello scorso anno. Ma oggi gli obiettivi, al momento, sono altri.