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Doccia al mare

Quello che non mi sarei mai aspettato era di incontrare un temporale estivo in pieno inverno. Gocce pesanti, piene, dense, bagnate, fredde, intense. L'ultima volta credo mi fosse sucesso alla Maratona di Milano del 2012. La Maratona. Ho sentito l'acqua infilarsi negli strati più intimi delle magliette. Passare dalle spalle alla schiena scendendo lungo la spina dorsale come uno sciatore in una discesa libera. Ho sentito le calze inzupparsi come l'acqua che entra in una falla della nave che sta affondando. Ho sentito il ticchettiò assordande delle gocce abbattersi sulla testa rasata come uno sciame di meteoriti che investe un'astronave. Sono bastati cinque minuti per passare dal freddo fastidioso di una mattina invernale al fresco benessere di una corsa primaverile. Quello che ci voleva per correre senza pensieri. 

Probabilmente è stata la sorpresa di una mattinata inaspettata a farmi correre senza pensare al polpaccio. Quello che devo cercare di fare sempre. Ed infatti la gamba non mi ha mai dato fastidio. Anzi, se proprio devo essere sicnero, qualche sentore l'ho avuto solo per la gamba destra, un po' affaticata. Ho corso ancora con Chiara che aveva in previsione una saduta un po' più impegantiva della mia. Ma alla fine ne è uscito un buon medio per entrambe. Ritmo subito alto, forse un po' troppo. Quando tra il secondo e terzo chilometro all'improvviso la pioggia e il vento contrario sono aumentati a sproposito il ritmo è andato di paripasso, quasi come risposta alle intemperie. Come dire non ci fermiamo. Ho controllato il cronometro vedendo che il ritmo era buono, quasi sempre sotto ai 4' 20" previsti dall'allenamento. Ho sperato sempre di riuscire a resistere e chilometro dopo chilometro abbiamo mangiato la strada. Fiato corto e gambe pesanti, ma ritmo decisamente migliore, soprattutto rispetto a ieri. Non sapevo se sarei riuscito a portare a casa i 12 Km di oggi senza problemi, ma ho pensato solo un chilometro alla volta. Fortunatamente alle porte di Pieris il giro di boa è stata una felice sorpresa. Ritornare lungo le strade appena fatte dove avere i riferimenti per la seconda parte di percorso mi ha aiutato molto. Ad ogni intermedio ho visto il cronometro con tempi sempre più bassi, le gambe stanche reagire bene e cercare le pozzanghere per rinfrescarsi. Dopo essersi infradiciati da capo a piedi, pioggia e pozzanghere diventano amici. Ha addirittura smesso di piovere prima del ritorno a casa, lasciando solo il vento a soffiare a volte contrario a volte laterale tra le campagne friulane. Allo scoccae degli ultmi mille metri ho provato un allungo finale. E' stata una scarica di adrenalina che non provavo da tempo. Le gambe alte, il ritmo sempre più veloce. 4' 10"-4' 03"-3' 56"-3' 49" ai secento metri. Poi il crollo. I polmoni che hanno iniziato a bruciare, la bocca aperta per avere più aria. Chiara mi è ritornata più vicina e siamo arrivati insieme, come fossimo passati sotto il traguardo. E' stato uno sfogo o il modo di incoronare un allenamento che non mi sarei aspettato. Certo 51' 45" non sono il tempo che vorrei. Ma sono la tappa dalla quale passare. Altri due minuti lasciati alle spalle. Un altro temporale senza danni. Avanti al prossimo.