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Aloha Hawaii

Pensavo che la temperatura alle Hawaii in questo periodo fosse mite. Mi sbagliavo. Il vento mitiga il caldo, ma correndo sotto il sole non aiuta. Pensavo di trovare chilometri e chilometri di spiagge piatte all'ombra delle palme, non un continuo saliscendi tra piccole collinette nascoste. Pensavo di trovare un'isola verde che più verde non si può e infatti così è stato. Pensavo di trovare alte onde da cavalcare sulla tavola da surf, ma sarà il periodo e la posizione riparata della nostra zona che non ce le ha ancora mostrate. Pensavo anche di uscire col fresco a fare un bel lento di scarico ed a conoscere Maui. Invece, alla fine, è stata la corsa più dura e faticosa da quando siamo partiti.

La lezione l'abbiamo imparata. Alzarsi all'alba se si vuole correre. Non c'è altro modo. Clima non umidissimo, ma quando il sole esce picchia. Non sarà un caso se la Maratona di Honolulu parte di notte e se anche l'Ironaman delle Hawaii viene corso al mattino presto. In realtà per i primi chilometri mi son sentito bene. Sole nascosto tra le nuvole e poca umidità. Ho preso l'unica strada che al momento conosco, in direzione Kihei cercando di avvicinarmi appena possibile al mare. Avrei potuto continuare per chilometri lungo la via asfaltata, ma mi sembrava più interessante seguire la costa, pur non sapendo cosa mi aspettasse.

Alla fine più che un lento rigenerante è uscito un trail massacrante. Viali di cemento dentro ai parchi del paese, bellissimi passaggi sull'erba da golf dei resort adagiati lungo le spiagge, insidiosi sentieri misti a sabbia tra i neri scogli vulcanici e chilometri di sabbia. Fine e profonda sabbia. Credo che le energie siano finite attorno al giro di boa dei 12 Km complessivi. Fino a quel momento mi ero goduto il paesaggio. Ormai abbiamo capito che la vita qui inizia non appena il sole sorge, per godersi tutta la luce che la giornata offre. A nanna presto e sveglia con il canto degli uccelli. Tra l'altro canti e versi striduli che non avevo mai sentito prima. Razze simili ai comuni volatili europei, ma con colori sgargianti e dimensioni differenti. Un concerto continuo che inizia con lo spuntare del sole e termina solo al tramonto.

Non saprei dire quale sia stato il passaggio che più mi ha incuriosito oggi, tanti sono stati i cambiamenti repentini e suggestivi. Certo mi ha stupito vedere la quantità di persone che ho incrociato. Spiagge già popolate di prima mattina, surfer all'opera con le immancabili pagaie hawaiiane, gruppi intenti alla ginnastica mattutina sull'incredibile erba densa e morbida dei resort, parchi e campi da baseball con le palle già in movimento. Per non parlare dei joggers e dei runners. Solo la zona più residenziale di ville e case residenziali mi è sembrata ancora dormiente. O forse era solo meno popolata.

Il passo è stato quello che è. Tanti i passaggi lenti, ma soprattutto pesantissimo il passaggio sulla spiaggia, dove la sabbia si è alternata senza preavviso da compatta e dura a soffice, profonda e sabbiosa. E le gambe hanno pagato dazio. Il ritorno verso casa è stata sofferenza pura, col sole ormai uscito dalle nuvole e la stanchezza a livelli stratosferici. Se avessi potuto mi sarei fermato molto prima. Ma non l'ho fatto e al piccolo trotto (cronometrico, perchè dal punto di vista fisico non c'è stato il minimo rilassamento, nda) ho ripercorso la strada al contrario per 56' 53". Quasi tutta, perchè la poca lucidità mi ha fatto perdere l'ultimo passaggio per il ritorno sull'asfalto prima della fine, costringendomi ad un ultimo allungo sulla spiaggia fin davanti al nostro residence. Bello e suggestivo. Ma certe volte preferisco la praticità. Se le Hawaii dovevano essere la nostra settimana di relax, forse dovrei rivedere i piani... aloha!