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Marcia classica Caluschese (Calusco d'Adda)

Due ore e mezza di sonno. Una festa di carnevale sulle spalle. Aria fredda e pochi gradi sopra lo zero alla partenza. sarebbero dovuti essere 31 Km e invece alla partenza ci dicono che la distanza è stata ridotta a 27 causa sentieri poco sicuri. Non è certo il miglior modo di partire per una corsa. Ma la voglia ha comunque sempre il sopravvento. Partiamo alle 7.30, prima rispetto al resto del gruppo per non arrivare troppo tardi all'arrivo visto che non sarà certo una passeggiata di piacere. Il percorso da Calusco a Villa d'Adda è completamente in salita, con una serie di strappi molto duri. Parto in compagnia di Massimo e Vito con passo regolare intorno ai 5' al chilometro. La primissima parte di corsa ripercorre le strade che avevo fatto due settimane fa alla gara di Chignolo, ma in senso inverso. Presto però mi accorgo che il percorso di due anni fa che mi ricordavo è totalmente cambiato. I prati in ombra sono totalmente ghiacciati, il terreno duro. Con l'inizio delle prime salite/discese mi distacco leggermente dai miei due compagni che lascio andare controllandoli a vista dalla distanza. Preferisco non rischiare nuovamente la caviglia nelle discese dei boschi ricoperte da foglie. E in salita cerco di non spingere subito troppo risparmiando le gambe per quelle che verranno più avanti. Arrivati alla salita asfaltata della via crucis ricompattiamo il gruppo.

La strada diventa abbastanza brutta e noiosa, lontano dalla riva dell'Adda come era una volta. Passiamo in zone periferiche di alcuni paesi di cui non scorgo il nome fino ad una lunga discesa sul porfido che mi sembra di conoscere. E finalmente arriviamo a Villa d'Adda, dove vicino al Barcone di Leonardo ci fermiamo al ristoro. Da lì cominciamo finalemnte a seguire i sentieri nel Parco dell'Adda risalendo verso Lecco. Gli alberi spogli, la calma dell'acqua, il silenzio creano un'atmosfera quasi tetra. Solo la presenza dei cigni contrasta con l'ambiente e riporta la mente alla corsa. Seguo ancora accodato Vito e Massimo. Poi uno spavento. Lungo una piccolissima discesa, più un falso-piano che altro, prendo una storta alla caviglia sinistra. Una fitta parte diretta dalla gamba fino al ginocchio. Rivivo alcuni attimi di luglio. Non so come ho fatto, non so come ho reagito, ma la caviglia tiene. Sento il fastidio, ma capisco che i legamenti questa volta non hanno ceduto. Rallento un attimo il passo cercando di capire la reazione del piede. Per fortuna solo uno spavento. Sento ancora l'adrenalina scorrere del corpo per qualche attimo poi riprendo il solito ritmo regolare. Su qualche salitella sento la caviglia schioccare leggermente ma nulla più. Per fortuna. Risaliamo dalla conca dell'Adda lungo alcuni strappi abbastanza importanti dove diventa difficile correre. Vito allunga e rimango con Massimo. Passiamo quello che crediamo essere il giro di boa intorno al diciottesimo chilometro leggermente in discesa. Quando poi noto che la strada prende una piccola deviazione lungo uno stretto e vecchio vicolo tra alcune corti capisco che è tutt'altro che finita. Inizia una lunga ed estenuante salita lungo tornanti completamente lastricata di ciottoli. Massimo subisce il colpo e gli do qualche metro. Come imparato nelle corse in montagna evito di sforare troppo lungo le salite più ripide e piegato sulle gambe mi arrampico con passo veloce. Sono almeno due i chilometri prima di arrivare in cima, ma poi comincia il vero ritorno verso l'arrivo. Mi unisco ad un gruppo di bergamaschi che non sembrano subire per nulla il percorso ma mi tengono vivo ad un buon passo. Verso la fine riconosco il percorso e riesco ad occhio a valutare la distanza dalla fine. In realtà scopro che la distanza vera è di 25 Km, ma visto il tempo finale di 2h 14' 34" vale per molto di più. All'arrivo la vera sorpresa di giornata. Vito che era davanti a me non è ancora arrivato. Lo scorgo alcuni minuto dopo, in ritardo per aver sbagliato strada lungo il ritorno. E' andata meglio del previsto.