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StraTrieste by Night

Non posso dire che Trieste non porti bene. Nonostante non possa parlare di personale e nonostante sia stata una delle corse più sofferte in assoluto, non posso che essere soddisfatto di aver tagliato questo traguardo. Un traguardo che non so cosa significhi in realtà. Difficile tirare le somme se non a sensazione. Sensazioni che sono state ottime in partenza e per quasi tutto il primo giro, pessime nella parte centrale di gara nonostante il ritmo, ma che sono migliorate nel finale arrivato però un po' troppo presto. Avevo detto che non mi aspettavo niente da questa corsa con troppe incognite. L'unica incognita che mi rimane al momento però è quanto avrei potuto fare su un vero diecimila. Peccato aver perso un'occasione, ma se non altro ho aumentato la fiducia nel lavoro che sto facendo e per la gara a tappe del prossimo week-end.

Non mi piace criticare il lavoro degli altri perchè, non conoscendo fino in fondo le problematiche che si possono incontrare nell'organizzazione di un evento, è troppo facile dire andrebbe fatto così. Tra l'altro, le manifestazione de La Bavisela sono sempre state ben partecipate e con una buona organizzazione. Ma sono i particolari che rendono un progetto perfetto, diverso, intoccabile. Ed è lì che secondo me dovrebbero lavorare un po' di più. Sono solo consigli. Organizzare una gara in centro a Trieste è un'idea bellissima. Di sabato sera poi è uno spettacolo. Correre in centro città, sfilando per Piazza Unità e sfiorando il mare al tramonto non è cosa da tutti i giorni. Vero che il numero delle iscrizioni è chiuso (inizialmente dovevano essere solo cinquecento tra competitiva e non, nda) ma bisognerebbe anche pensare alla logistica di chi arriva, soprattutto da fuori città. E' stato quasi impossibile trovare un parcheggio in zona partenza e il riscaldamento l'ho dovuto fare facendo la spola tra la macchina e il gonfiabile del via. Se era stato pensato anche dagli organizzatori, beh, progetto riuscito. La seconda cosa, forse ancora più importante, è che mi sarei aspettato una 10 Km di diecimila metri e non di 9,tot Km. Si, perchè a ventiquattro ore dalla partenza ancora non si sa in realtà quanto sia stato lungo il percorso. E questo è un peccato. Primo perchè l'organizzazione ne risente. La Bavisela che organizza una delle più belle maratone d'Italia e una spettacolare mezza, non può non-avere un diecimila certificato nella propria città. E' la triade delle grandi organizzazioni. Secondo, è un peccato per chi corre, che non riuscirà mai a confrontare la sua gara con tutte le altre. Quelli che corrono per i premi di categoria e per il podio non sono molti, per gli altri conta il cronometro. Ed avendo un giro di boa sul lungo rettilineo del porto sarebbe stato facilissimo adattare il percorso alla distanza regolare. Questa era la premessa che volevo fare. Un consiglio che vale per Trieste, ma anche per chiunque organizzi una gara.

Quello che invece io ho sbagliato in questa serata è stata la partenza. O meglio la strategia in partenza. Le piogge degli ultimi giorni hanno praticamente azzerato il caldo estivo di luglio lasciando solo una coda di umidità neanche troppo fastidiosa. Non credo abbia inciso molto sui risultati. Alla partenza ero indeciso su cosa fare, ma una volta iniziato a correre ho provato esclusivamente a farlo senza guardare il cronometro. Il percorso si è sviluppato attorno a Piazza della Borsa. Doppia curva e salita che hanno allungato subito le fila e ci hanno proiettato lungo le vie del centro cittadino. Piazza San Giovanni, la Chiesa di Sant'Antonio e il ritorno verso-e-sul Canale in leggera discesa, ma in vie quasi anonime e sconnesse. Bellissimo e caratteristico il passaggio del piccolo ponte illuminato sul canale, per poi essere buttati lungo le Rive che si sviluppano attorno al porto. Rettilineo di almeno un chilometro tra andata e ritorno davanti a Piazza Unità e rientro al punto di partenza. Questo quello che ho visto al primo giro, concentrato più sul passo che su tutto il resto. Ho provato a non spingere da subito ma, a posteriori, ho scoperto di non esserci riuscito. Mentre i top si sono allontanati subito passo dopo passo, ho mantenuto la testa del piccolo gruppo che mi si è formato alle spalle. Avrei voluto ed ho provato a raggiungere la Montrone come fatto alla CorriTrieste, ma questa volta la sua gara è stata di un altro livello. Ho semplicemente corso senza mai guardare il cronometro ascoltando il passo, le gambe, le sensazioni. La gola si è prosciugata quasi istantaneamente, mentre il sudore ha inzuppato subito la maglia. Alla fine del primo giro ho cominciato però ad accusare il colpo. 

Le gambe si sono fatte pesanti ed ho cominciato a perdere qualche posizione. La freschezza del primo giro mi è sembrata rimanere sull'asfalto del centro. E la cosa peggiore è essersi resi conto di non aver ancora superato la metà gara. Mi è sembrato di aver perso completamente il passo, il ritmo, di essere ormai alla frutta. Per la prima volta ho pensato di potermi fermare per non averne più. Ma ho volutamente tenuto duro fino alla fine del quinto chilometro per rendermi conto di quanto il passo fosse diminuito. Non avevo mai guardato il gps da inizio gara volutamente per non farmi condizionare da eventuali cambi di ritmo più veloci o più lenti, ma il vero risultato (scoperto a fine gara, ma rispecchiato dalle sensazioni) è stato quello di aver dato troppo nel primo giro. Troppo relativamente al risultato finale, ma che sarebbe quello che invece vorrei provare a fare a questo punto della preparazione. Ma quando ho guardato il quinto intermedio per la prima volta sono rimasto stupito dai 3' 40" letti sul display del cronometro. E' stato come ricevere uno schiaffo che mi ha svegliato. Nonostante la fatica ormai arrivata allo stremo e le gambe imbambolate, la testa ha avuto un sussulto di orgoglio. Mi sono accorto del rallentamento, ma la gara non mi è sembrata ancora compromessa.

Ho provato a mantenere il passo nei successivi due chilometri cercando di rifiatare. Qualche posizione se ne è andata ma non me ne sono preoccupato troppo, concentrato più sulle sensazioni di gambe e fiato. E il secondo giro è finito con un minuto in più (11' 56") rispetto al primo (11' 17"). E l'ultima frazione è iniziata proprio sul chilometro che soffro maggiormenta nella distanza breve, il settimo. Per di più in salita. Ed infatti un po' di secondi lì li ho lasciati. Ma quando ad inizio discesa sono stato nuovamente affiancato ho avuto un moto d'orgoglio, aiutato dagli utlimi due chilometri di leggero recupero, ed ho ri-aumentato il passo. Ho volutamente preso la testa tagliando all'interno le poche curve che ci separavano dalle Rive. Il conto dei chilometri è diventato per lo più un rincorrere la strada mancante ormai imparata a memoria. Sul percorso i doppiati si sono fatti sempre più numerosi. Tra lampi e tuoni anche il temporale in arrivo dal mare ci aveva ormai quasi raggiunto. E il ritmo è ritornato in media gara. Non ho più alzato la testa dall'asfalto pensando solo a correre e quando il garmin ha segnalato l'ultimo chilometro ho provato ad allungare. Sapevo che non sarebbe stato un chilometro vero quello finale. Conoscendo la mia posizione ho avuto subito ben chiaro che non poteva esserlo. Ma è stato un continuo aumento fino alla fine, prima lungole Rive e poi lungo la via pedonale che ci ha reimmesso sul gonfiabile dell'arrivo. E nonostante tutto leggere 35' 06" sul display del cronometro è stato quasi un colpo (5° di categoria e 32° assoluto). Ma solo il tempo di vedere poco più sopra anche la reale distanza segnata dal gps, 9,6 Km.

E questo è un po' l'amletico dubbio che accompagnaerà questa gara: 9,6 Km o 9,8 Km? Probabilmente la verità sta nel mezzo, visti i tre giri di boa sul rettilineo delle Rive. Mi fido dei ritmi segnati dal garmin (3' 41" la media), sono quelli su cui mi alleno. E poco realistici mi sembrano invece quelli presentati da TDS (3' 34" la media), anche se mi piacerebbe credere che siano quelli reali.

L'ultimo pensiero lo lascio invece agli amici che ho incontrato anche lontano da casa. Grazie a Silvia e Simone che ad ogni giro incrociandoci lungo le transenne delle Rive non hanno mai smesso di incitarmi nonostante non riuscissi nemmeno ad alzare una mano per salutarli. A Stefano Morselli di Podisti.net a sorpresa insieme ai nastri di partenza. E all'amico triestino che ha corso quasi tutta la gara con Chiara (ancora una volta a podio di categoria, 3°) e che a fine corsa è venuto a salutarmi. Ancora una volta mi sono dimenticato di chiedere il nome, ma sono scusato... questa volta è stata davvero dura.