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Rewoolution Raid... day-two (Bergamo)

A mente fredda, con i muscoli indolenziti, ripensare ai due giorni passati insieme ti fa riviviere i momenti in maniera differente. Non stai più soffrendo insieme alla tua squadra, ma porti addosso ancora la fatica e le esperienze passate insieme. Vedi il sorriso e le smorfie di chi ti stava seguendo, vedi le mani tese strette per aiutare in una salita gli avversari, senti il vuoto sotto i piedi mentre salti da una rampa di dieci metri, senti le risa e le battute fatte con le altre squadre e i membri dello staff. Non siamo andati certo per vincere, ma neanche prendendola sotto-gamba. Non è la prima volta che partecipiamo come team a qualche competizione, ma ogni volta rimango sempre più stupito di come ogni esperienza fatta insieme agli altri rimanga sempre più nel cuore e crei un legame indelebile con loro.

Domenica, day-two
(segue...) La notte porta brutte notizie. A parte i muscoli che al risveglio sembra non vogliano seguirci in una nuova giornata, la notizia peggiore è lo stato di Pier che durante la notte è stato male di stomaco ed è in piedi, o meglio seduto, già da tempo. Non ha una bella cera, ma non ha intenzione di arrendersi. Decidiamo quindi comunque di non fermarci. Il tempo di fare colazione al campo e di raggruppare le borse ed è subito ora di partenza. La giornata sembra essere migliore del sabato e anche le previsioni stanno dalla nostra. Il cielo è azzurro tempestato da piccole nuvolette bianche. La temperatura ottimale. Piccolo briefing prima della partenza per tutti, comprese le squadre Amatori. Oggi è gara unica che consiste in 25 Km totali tra bike e corsa all'interno del Parco dei Colli e Bergamo Alta. Unica vera differenza rispetto al sabato è la presenza di una vera prova di orientering a metà percorso e due prove speciali da effettuare al termine della gara. A cinque minuti dal via ci posizioniamo tutti dietro il nastro di partenza armati di zainetti, mappe, caschetto e guanti da bici. Le mountain-bike sono tutte ordinate oltre il gonfiabile. Il drone-telecamera si alza per registrare la partenza. Fumogeni accessi alle nostre spalle, si attendono solo i tre spari. Pum. Pum. Pum... si riparte. Il caos è subito pazzesco. Un ingorgo di mountain-bike lungo la salita che porta alla Marianna. Come il giorno prima io mi butto in avanti per seguire la massa e non rimanere arretrati, Pier e Silvia seguono nelle retrovie. Il tempo di arrivare al check-ponint 1 a Borgo Canale e ripartiamo subito. La difficoltà più grossa è il continuo sali-scendi tra le vie di Città Alta dove le pendenze sono notevoli e il terreno quasi sempre sconnesso tra pavé e ciottolato. Io arrivo sempre con qualche minuto di anticipo. Scendo dalla bici, recupero macchina fotografica dallo zaino, mi posiziono e quando arrivano Pier e Silvia scattiamo subito la fotografia per ripartire immediatamente. Anche il check-point 2 scendendo verso Loreto è cosa facile, basta seguire la massa. Poi inizia il percorso tortuoso: prima una serie lunga di scale, poi la risalita verso il Monastero di Astino. Non sembra ma la salita si fa sentire, soprattutto per noi non abituati alle due ruote. Il gruppone si allunga ma si riesce comunque a seguirne la scia. Silvia come un mastino non molla anche se in difficoltà, Pier avanza solo con la forza di volontà. In più di un'occasione provo a sincerarmi della condizione. Si vede che non sta bene, ma anche lui è uno strongman e non ha intenzione di arrendersi. Dopo il check-point 3 ci inoltriamo nel primo boschetto seguendo il sentiero per Madonna del Bosco. Fortunatamente non c'è molto fango e sfrecciare sulle due ruote lungo i sentieri del boschetto è anche divertente fino a quando non si è costretti a scendere dalla bici per spingerla nei tratti in cui non è possibile rimanere in sella. I miei compagni seguono a ruota. Sbuchiamo affacciandoci su Valbrembo, terra che diverrà ben presto patria del nostro sudore in più di un'occasione. All'inizio della nuova salita verso Città Alta troviamo il check-point 4. Fotografia di ordinanza e poi si riparte. La salita è tosta lungo il Pascolo dei Tedeschi. Quante volte mi era capitato di passare lungo queste strade e vedere gente che faticava piegata su un manubrio. Oggi è il nostro turno. Rimango stupito da come riesca a salire lungo la strada. Sinceramente non credevo di farcela. Mi volto ogni tanto a controllare la situazione dei miei compagni e sono ancora più stupito dalla loro forza. Silvia stringe i denti aggrappata a pedali e manopole, Pier avanza costante lottando con il suo stomaco ma non cedendo mai alla tentazione di mollare. Solo per questo meriteremmo un premio speciale. Che squadra la Squadra 3. Arriviamo al check-point 5 di fronte alla Trattoria all'Alpino dove già eravamo passati il sabato sbagliando strada. Qui inizia la parte di gara di orientering vera e propria. Nessuno di noi sa leggere bene la mappa a livelli ma proviamo comunque. Pier che sarebbe il più preparato in topografia non è però in grado di prendere la situazione in mano, per cui proviamo ad arrangiarci come meglio possiamo, come abbiamo fatto fino a quel momento. Ci inoltriamo sui percorsi sterrati del Parco dei Colli lungo un sentiero che ci sembra quello giusto. Ma la strada continua a scendere. In alcuni tratti il terreno è scivoloso, ripido, pieno di buche e radici. In più di un'occasione dobbiamo scendere dalle mountain-bike per rimanere in piedi. Dovevano essere solo qualche centinaio di metri ma noi continuiamo a scendere fino a quando non abbiamo più riferimenti sulla mappa e ci ritroviamo in uno spiazzo da cui partono più strade. Troviamo membri ti altri team come noi dispersi. Proviamo a chiedere indicazioni a persone del luogo che stanno passando di corsa o in bici e ci troviamo catapultati compeltamente fuori da dove dovremmo essere. Ritornare al punto di partenza è fuori discussione. Perderemmo solo tempo. Pier è visibilmente distrutto dopo aver lottato ancora col suo stomaco lungo il sentiero. Anche io e Silvia non siamo freschi come rose. La cosa più saggia è cercare di portare a termine il bercorso bike per cui decidiamo di riportarci lungo il percorso dall'altra parte del parco, saltare i check-point di orientering prendendoci le penalità, finire il percorso che abbiamo iniziato e andare alle prove speciali che ci aspettano sulle Mura di Città Alta vicino al Campo Base. Seguendo le indicazioni che ci vengono date e dando uno sguardo alla mappa attraversiamo il Parco dei Colli da parte a parte scendondo e salendo lungo la ciclabile. Rimango stupito da quante persone la domenica mattina lo popolino a piedi o in bicilcetta. Persone di tutte le età, dai bambini agli anziani. Noi sfrecciamo al loro fianco cercando di non perdere altro tempo. All'ombra degli alberi la temperature è più che perfetta anche se il sole si sta alzando caldo. Le spalle cominciano a fare male un po' per la presenza costante dello zainetto, un po' per i chilometri in bici che non siamo abituati a fare. Non mi accorgo di essere superato da Pier in un tratto di piano e provo ad aspettare sia lui che Silvia prima di arrivare al bivio in cui dovremmo svoltare. Vedo lei passarmi davanti ma rimango preoccupato non vedendo arrivare lui. Decido allora di provare a ritornare indietro per verificare che sia tutto a posto. Faccio parecchia strada in senso contrario e mi viene il dubbio che forse non l'abbia visto passare, ma non vorrei che magari sia stato nuovamente male, così ritorno praticamente quasi a dove eravamo partiti. Non incontrendolo ripercorro la strada per la terza volta fino al bivio dove trovo entrambi ad aspettarmi. Almeno qualcuno a potuto rifiatare. Prendiamo la strada di sinistra e dopo pochi minuti incrociamo alcune squadre intente alla ricerca dei check-point di orientering. Siamo tentati di riprendere anche noi la ricerca ma la cosa è abbastanza impegnativa anche fisicamente. Si tratta di arrivare lungo le piccole stradine che attraversano il parco in prossimità del punto ricercato, abbandonare le mountain-bike e arrampicarsi lungo le collinette scoscese del parco alla ricerca dei cartelli rossi appesi agli alberi. Una fatica notevole. Soprattutto per chi non è in perfetta forma. Proviamo io e Silvia seguendo il gruppetto delle ragazze di Parma che abbiamo incontrato mentre Pier rimane lungo la strada. Troviamo il check-ponit 12 e lo fotografiamo, ma decidiamo comunque poi di riprendere il percorso verso il percorso bike. Usciamo dal Parco in zona Madonna della Castagna. La strada verso San Sebastiano dove ci aspetta il check-point 6 sembra agevole anche se lunga. Corriamo nuovamente lungo Valbrembo col sole che questa volta ci guarda dall'alto. Un po' di piano, una lunga discesa ma poi la strada comincia a salire notevolmente. Faccio mente locale e capisco dove sono. Da un'altra strada stiamo risalendo verso Città Alta verso le vie che avevamo percorso un'ora prima. La salita è estremamente impegnativa, fortunatamente tutta in asfalto. Distanzio un po' i miei compagni avendo una pedalata più veloce, anche se non riesco a tenere un rapporto superiore al rampichino. Pedaliamo. Il sudore scende dalla fronte sugli occhi. In giro quasi nessuno e il panorama diventa sempre più basso ad ogni curva e dopo ogni tratto di rettilineo. Mi volto a controllare Silvia e Pier che vedo poco più dietro. La mappa è sempre in mano e verifico che la strada sia giusta. E allora vado, sentendo i muscoli delle cosce che si tirano ad ogni spinta e il palmo delle mani che si stringe attorno al manubrio. Poi siamo in cima. Aspetto qualche minuto prima di riunirci. Un sorso d'acqua, uno sguardo ancora alla mappa e poi ancora scendiamo e risaliamo e riscendiamo. Al bivio prima del sesto check-point, incontriamo i membri dello staff e i fotografi. La strada è giusta. Scendiamo lungo un sentiero quasi abbandonato che ho percorso in qualche tapasciata. So perfettamente dove porta. Ci fotografiamo davanti al cartello e poi seguiamo la strada che scorre appena sotto le mura fino a sbucare in Città Alta. La strada verso il successivo è ancora peggio di quella fatta poco prima. Una salita in completo ciottolato che non lascia un attimo di fiato ed aumenta la pendenza ad ogni pedalata. Le persone che incontriamo ci lasciano strada e ci sorridono. La smorfia di fatica che abbiamo in volto dev'essere evidente. Mi chiedo Pier dove riesca a trovare la forza per risalire quella strada. Silvia è visibilimente provata ma non molla un secondo. Veniamo raggiunti da un altro team, amatoriale, e dopo esserci fotografati al check-point 7 ci dirigiamo verso l'ultimo a Porta San Giacomo. Non ho più bisogno di guardare la mappa e soprattutto la strada è praticamente tutta in discesa. Arriviamo appena sotto San Vigilio e prendiamo la strada delle Mura sfrecciando alla Marianna. Mi volto per incitare Silvia all'ultima salitina prima di ridiscendere per qualche chilometro lungo la strada che ci porta al check-point 8. Troviamo il cartello, ci fotografiamo e poi di corsa verso il Campo Base per lasciare le mountain-bike e riprendere la corsa a piedi. Ci mancano solo le due prove speciali. Ad aspettarci troviamo Vittorio vice-direttore di Runner's World. Un saluto veloce dicendogli di aspettarci all'ultima tappa e ripartiamo. Ripercorriamo a piedi salita e discesa verso Porta San Giacomo dove ci aspetta la calata dalle Mura in corda doppia. I membri dello staff ci legano con le imbragature e ci fissano alla corda. Quando salgo in piedi sul parapetto e guardo sotto i quindici metri che mi separano dall'arrivo a terra ho un piccolo brivido. Pier invece da bravo paracadutista fa tutto come se fosse normale. Punto i piedi e mi slancio indietro con la schiena lasciandomi calare lungo il muro verticale. Quante volte l'ho visto fare nei film? Qualche piccolo saltello verso il basso e in pochi secondi siamo a terra. Divertente. Verrebbe quasi voglia di rifarlo ancora. Ci leviamo l'imbragatura ma Silvia è ancora in cima. Io e Pier cominciamo a gridarle da sotto prendendola scherzosamente in giro ridendo con i ragazzi dello staff. Ma appena anche lei prende fiducia in un attimo è a terra. Corriamo insieme verso lo step successivo a Porta Garibaldi dove ci aspetta il Bag Jump sempre dalle Mura. Un salto di dieci metri su un materassone ad aria. Mentre ci avviciniamo si vedono tanti curiosi fermi a vedere la prova. In cima alle mura è stato posizionata una passserella-trampolino dalla quale lanciarsi con rincorsa per finire dieci metri più sotto. Abbaimo qualche minuto di attesa prima di saltare data la presenza di altri team. Nel frattempo un giornalista ci intervista facendoci domande sull'esperienza. Straordinaria direi. Poi è il nostro turno. Pier intanto sembra stare meglio, mentre Silvia è un po' terrorizzata dalla cosa, anche se trova mille scuse pur di non dirlo. Noi ovviamente, scherzando, la prendiamo in giro. Al nostro turno vado io per primo. Fortunatamente prima del salto non guardo in basso. Tre passi di rincorsa e poi il vuoto per un tempo che sembra non finire mai. Gambe alte e sguardo in avanti. Sarei curioso di vedere l'espressione del mio viso in quel momento. L'atterraggio non è morbido come mi aspettavo, anzi prendo un contraccolpo al collo abbastanza forte. Lo sento ancora oggi. Ma l'adrenalina sale subito a livelli epici e mi verrebbe voglia di risalire subito per rifarlo. Pier arriva subito dietro di me, un gioco da ragazzi per lui. Aspettiamo Silvia, ma non arriva. Ancora una volta urliamo prendendola scherzosamente in giro, ma non c'è niente da fare. La nostra prova viene annullata, ma intanto ci siamo divertiti tantissimo ed è quello che conta. Arrivare col sorriso sulle labbra. Ridiscendiamo per l'ultima volta insieme verso la Fara. Manca solo il passaggio sotto il gonfiabile dall'arrivo. Qualche decina di metri prima di fermarci ci prendiamo per mano e mentre Vittorio ci riprendere varchiamo la linea dei Finishers. Sono passate 3h 39' e la nostra avventura per questa volta è finita. Vittorio raccoglie subito le nostre impressioni a caldo con un'intervista lampo. Scattiamo qualche foto con le maglie d'ordinanza del Runner's World Challenge Team. Tanti sono ancora in giro per completare tutte le prove, qualcuno pur avendole fatte al completo è arrivato comunque prima di noi. Ma per noi va bene così. C'è chi ha fatto anche oltre il suo dovere, come sfida con sè stesso e come dovere verso i suoi compagni. Questo vuol dire essere una squadra.

Solo oggi abbiamo scoperto la classifica generale finale. Ci siamo posizionati al quindicesimo posto, penultimi. Quindi il nostro obiettivo minimo è raggiunto. Da tenere conto che anche altri team hanno avuto dei problemi con alcuni componenti e, pur non avendo poi preso parte al completo alla gara il secondo giorno, risultano comunque in classifica. Ma non ci interessa. L'importante era fare una nuova esperienza, per altro bellissima. Essere qui a raccontarla nella sua interezza è già un premio. Ci siamo divertiti, stancati, impegnati, messi alla prova ed è quello che conta. Ho fatto un paragone con la Monza-Resegone del mese scorso, anche quella una gara a squadre ed ho trovato tante somiglianze. Lorenzo che faceva il passo come l'ho fatto io in quest'occasione, io che affiancavo Paolo in difficoltà come Pier ha fatto con Silvia, l'arrivo sorridenti ma sfiancati tutti insieme nel finale. Dinamiche che si ripetono, emozioni che si evolvono. La cosa bella di questa gara particolare è che non ha vinto la squadra più forte fisicamente o la più veloce, ma quella più vera. Quella che ha saputo gestire il tempo, i percorsi, trovare una strategia. Non chi ha voluto fare il supereroe, ma chi ha sfruttato al meglio le proprie capacità. Certo, si deve anche essere atleti di un certo livello, con i chilometri nelle gambe, con la voglia di soffrire, con la capacità di vivere un'avventura insieme. Come quelli della Squadra 3.