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Giro del Lago di Resia (Curon)

Diciamo che questa era gara-zero. Anche se dal clima potrebbe non sembrare, siamo già entrati nel periodo autunnale. E dopo sole due settimane di preparazione (per di più in ferie) la forma non può essere ottimale. Ma è stata una verifica. Un piccolo test. Per capire dove arrivare. Anche se con le giornate calde come quelle di oggi e un percorso vivace non è semplice paragonare ritmi e tempi. Ma per gli occhi è stato un giorno di festa. Per la testa il momento di ripartire. Per la voglia di corsa la soddisfazione di essere al via. Piccole occasioni da prendere al volo. Momenti da ricordare quando saranno nebbia e giornate fredde ad avere la meglio e l'estate sarà solo un sogno, come un miraggio disperso all'orizzonte.

Una festa. In una bellissima giornata di sole. Questo è stata la gara di oggi. L'unica cosa da ricordarsi per il futuro è quella di partire presto se si decide di salire verso il Lago di Resia in giornata. Tre ore di coda pre-gara me le sarei risparmiate volentieri. Ma una volta arrivati a Curon, nello spiazzo verde davanti al Campanile sommerso, il malumore è passato in un attimo. Un'organizzazione impeccabile, un clima (certo aiutato anche dal tempo estivo) da grande evento, meglio di molte mezze e maratone più blasonate. Una festa annunciata già dal primo pomeriggio. E poi il Lago. Due ali verdi di montagne che sembrano disegnate a pastello. L'acqua placida e fredda del Lago di Resia, le nuvole che sembrano imprigionate tra le sue sponde. Il sentiero bianco e polveroso che si allunga dalla zona partenza disegnando il profilo sull'erba delle sponde per tutti i 15,3 Km del percorso. Ci godiamo il tempo che manca alla partenza, un po' all'ombra un po' girovagando nell'immenso villaggio-gara dove incontriamo anche Giò e Simona. C'è anche Fulvio da qualche parte. Fa caldo e il sole scotta, ma dopo aver corso in Sicilia nelle scorse settimane penso che il caldo possa non essere il problema principale. Già in partenza sono più preoccupato per la digestione del pranzo altoatesino. Partenza a razzo. Sono nelle prima file, ma allo sparo sembra che sia l'inizio di un cinquemila. Cerco di non farmi trascinare troppo, ma comunque non posso passare i primi mille sotto i 3' 45". L'idea di gara che ho in mente è quella di partire tranquillo e vedere man mano sul percorso come reagire, in base alla mia situazione fisica e in base al percorso stesso. Le ultime notizie datemi da Simone parlano di una parte centrale molto mossa. E le gambe stesse mi ricordano i quattordici chilometri di ieri. Rallento quel che posso ma mi vedo sfilare da tantissimi, uomini e donne, ad un passo esagerato. Io non sarò in formissima, ma mi sembra impossibile che tutti riescano a tenerlo fino alla fine. Al secondo intermedio mi accorgo che i cartelli del chilometraggio del percorso non sono assolutamente in sintonia con quelli del gps, un bel pò più lunghi (quasi 300 m di differenza a fine gara, nda). Ma visto che sono all'incirca sul ritmo che volevo tenere (attorno ai 4') e che non ho testa per controllare il ritmo ad ogni intermedio, decido di correre a sensazione senza più guardare il cronometro. I primi quattro chilometri sono praticamente in piano. Pieni di curve, come tutto il percorso, ma praticamente senza dislivello. Si passa dal sentiero, all'sfalto, al vialetto sassoso. In alcuni tratti la polvere alzata dalle migliaia di piedi in corsa è anche quasi fastidiosa. Corriamo verso sud in leggero contorvento fino alla diga dove inizia la parte completamente mossa. Per sette chiometri ininterrotti è praticamente impossibile ritorvare un'altro tratto pianeggiante. E gli strappi che si susseguono non sono proprio salite indolori. Già al sesto chilometro trovo personaggi ambigui che stanno camminando dopo la partenza razzo. Lo avevo detto. Ormai i miei compagni di ventura sono selezionati. Ogni tanto c'è da sgomitare ma ci facciamo compagnia. Mi accorgo che le gambe, soprattutto in salita, non girano come dovrebbero. Anche lo stomaco ha qualche protesta da fare. Ma non cedo alla tentazione di guardare il ritmo. Corro ad un passo che non mi mandi in sofferenza, che sia salita o che sia discesa. Lascio l'allungo per la parte finale. Studio un po' il percorso sulla sponda davanti a me e soprattutto quella dalla parte opposta prima dell'arrivo, per cercare di capire dove potrebbe esssere bene attaccare nel finale. Dopo il passaggio a Resia ogni metro potrebbe essere quello buono. Ma ci sono ancora metri da scalare, fortunatamente all'ombra, e sudora da asciugare. Il pomeriggio sembra caldo, ma per fortuna non umido e le nuvole che a tratti attraversano il lago riescono a dare quel po' di ombra che aiuta la testa. Ai ristori più che a bere penso a bagnarmi. Al terzo ristoro, prima di entrare in Resia, una mamma si butta lungo il percorso per dare assistenza al figlio qualche metro davanti a me. Come non bastasse il traffico di runners che ci circonda. Ma non so come spiegarlgielo "gentilmente" in tedesco. Lungo le salite il passo è diminuito notevomente, soprattutto nei tratti più ripidi e lunghi. In effetti pensare di fare un tempo sui quindici chilometri come se si corresse in pianura è un'eResia. Attraversiamo il paese sul lungo-lago attraversando il prato che costeggia la riva. Le strade si riempiono di spettatori. Appena fuoriusciti, decido di provare ad aumentare leggermente il passo. Guardando il cronometro nel post-gara non sembra che ci sia un cambiamento repentino di ritmo, ma durante la corsa le sensazioni sono state tutt'altre. Come immaginavo, nell'ultimo tratto, chi ha spinto troppo prima comincia a cedere. Inizio a recuperare una posizione alla volta, abbandonando i miei compagni di giornata e recuperando spazio e tempo su molti di quelli che mi avevano superato lungo le salite. Qualcuno prova a fare resistenza ma alla fine cedono tutti, uno dopo l'altro. Il vento contrario di inizio gara si ripresenta anche alla fine. Ma il vento c'è per tutti. Il pubblico si addensa lungo il percorso e fino all'arrivo è un lungo serpentone che ci accompagna fin dopo il gonfibile del traguardo. Vedere quelli davanti che non riescono a reagire mi dà ulteriore spinta e taglio il traguardo in 1h 03' 14". Ora so che un tempo sotto all'ora di gara sarebbe stato un buonissimo tempo. Ma non era nelle gambe oggi. Mi guardo attorno stanco ed assetato mentre Mauro Pifferi (sesto assoluto, nda) riconoscendomi, viene a salutarmi. Che sorpresa. Passano anche Orazio Bottura e consorte. Ci sono Boffo e la Carlin, come ancora a Trieste qualche mese fa. Insomma una corsa con un parterre di tutto rispetto. Una corsa che piace. Difficile, faticosa, impegnativa. Ma una corsa da provare. Anche solo per la scusa di vedere un campanile sommerso.