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Cara schiena...

Ormai è diventata una telenovela. Un appuntamento quotidiano che sembra non avere mai fine, con piccoli sviluppi e dietro-front che si susseguono. E’ sufficiente un movimento sbagliato per un passo indietro o un’ora di riposo per sperare in un regalo del destino. Ma la realtà è che solo il tempo a comandare. Cara schiena, adesso ti scrivo...

Cosa ti sia successo realmente non lo so. So solo che di punto in bianco hai deciso che la mia pausa dalla corsa (e da qualsiasi altra attività fisica) dovesse prolungarsi ulteriormente. Non sono bastate influenze e raffreddori per darti quel riposo che forse avevi sperato dopo il carico degli ultimi mesi. Anche se poi, in realtà, le tue lamentele sono iniziate solo quando è stato altro a turbarti. Un peso. O una torsione. In effetti ancora non ho imparato che per certi movimenti bisogna fare attenzione. Mi ritengo ancora un giovanotto e la testa in certe cose proprio non ce la metto. Dovrei imparare.

Ho riletto sulle pagine di Runner’s World un articolo del dottor Migliorini che parlava proprio di te, dei tuoi mali, del tuo modo di essere, con quel carattere un po’ impulsivo che tutto d’un tratto ti fa arrabbiare. Senza preavvisi, senza ragione, senza spiegazione. Diceva così: «Mal di schiena. Il dolore è solamente lombare e la colonna vertebrale è rigida e spesso inclinata di lato. Normalmente compare sollevando un peso, anche leggero, con un movimento di flessione-rotazione della colonna. La flessione in avanti della colonna è molto dolorosa». Sono io. Siamo noi. 

Un po’ mi ha rincuorato, perché è il male più comune, forse più semplice da guarire e anche più leggero. Ci potrebbero essere risvolti ben peggiori che porterebbero la nostra storia verso una fine indecorosa. Tutto sommato sono contento anche così. Anche se uscire a correre mi manca. Anche se ogni volta che passo da seduto a in piedi non è poi così piacevole. Anche se stare tutto il giorno con una fascia legata alla vita per lasciarti un po’ di respiro è per me asfissiante. Ma ho capito che, ormai, è solo il tempo la cura. 

Sei passata per le mani e le macchine di William, che ti hanno leggermente ammorbidita. Sei passata tra le mosse di Eleonora, che ti ha girata e rigirata come solo le donne sanno fare. Ti sei lasciata coccolare dal pulsare ritmico del Compex Runner, che ti ha fatto addormentare. Non c’è altro che possa fare in questo momento se non lasciare che sia il tempo a rimarginare le nostre (tue) ferite. 

Mi sembra ancora lontano il momento in cui potrai tornare a sorreggermi come hai sempre fatto. Ma ripenso a tutte le volte che sono sembrate l’ultima e poi siamo ritornati a correre insieme più forti di prima. Giuro che questa volta non mi dimenticherò di te. Non mi dimenticherò di darti ascolto quando avrai qualsiasi cosa per lamentarti, di chiederti come è andato l’allenamento, di sapere se sarai pronta per una nuova maratona. E' un patto che dobbiamo rinnovare. Ma ho bisogno che prima tu torni ad essere te stessa. Quella schiena forte e capace di sopportare qualsiasi peso. Mi manchi.