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XXV Firenze Marathon

Faccio fatica come ogni volta a trovare le parole per iniziare a raccontare il week-end-maratona. Sono emozionato, commosso, nostalgico allo stesso tempo. Per tanti motivi. Dopo due giorni ancora le gambe fanno male e ogni giorno è un dolore nuovo. L'emozione di tagliare il traguardo ritorna viva ogni volta che ci ripenso. La sofferenza durante gli allenamenti prima al caldo, poi al freddo e al buio. La gioia di sentire migliaia di persone che ti incitano mentre passi e cerchi sforzandoti di dare un sorriso di risposta. La voglia di ricominciare subito e vincere ancora una volta una sfida che nessuno ti costringe a fare. Una maratona sono tante, troppe cose tutte insieme. Non è solo una corsa, è sport vero. E' voglia di vivere fino in fondo...

Il viaggio
Venerdì mattina mi alzo presto per preparare la borsa per i quattro giorni del week-end alle porte. Fuori la giornata è cupa e grigia e cade una neve pesante e bagnata. Il giardino e i tetti non danno segno che "attacchi", fortunatamente. La prima ad arrivare è Sara. Sistemiamo le auto nel box e dopo pochi minuti anche mamma e papà che, come a Roma, ci accompagneranno in questa gita toscana suonano alla porta. Ma fuori intanto tutto è cambiato. La neve è diventata bianca e soffice e ha già steso un velo bianco su tutto il paesaggio. Le strade sono percorribili mentre ci muoviamo in direzione Melegnano per entrare in autostrada, ma le previsioni non sembrano essere delle migliori. Dopo qualche chilometro la coda si fa lenta e anche l'asfalto diventa sempre più ghiacciato. La radio dice di non muoversi se non strettamente necessario e consiglia catene per chi vuole valicare gli appennini. Mi ritornano in mente gli ultimi due week-end appena passati con influenza, voli cancellati, notti in aereoporto... Proviamo a deviare verso Lodi nella speanza che il traffico diluisca ma nulla. Dopo due ore e mezza a vuoto decidiamo di ritornare verso casa e optare per il treno. Preparata una pasta veloce e fatta la prenotazione on-line ci muoviamo in metropolitana verso la Stazione Centrale di Milano. Mezza giornata ormai è persa ma non disperiamo. Anche il treno ci mostra i suoi imprevisti e dopo aver stampato i biglietti alle casse automatiche ci mettiamo in coda presso quelle centrali per cambiare la prenotazione di andata: la data è sbagliata e segna la partenza per il giorno successivo. Risolviamo trovando posto sull'EuroStar delle 17.00 in piedi. Anche il nostro, come tutti gli altri treni, ha un ritardo alla partenza ma per lo meno riusciamo a torvare qualche buco qua e là per sederci. Il viaggio è lento ma tra una lettura e qualche chiacchera passa abbastanza velocemente. La neve ci abbandona quasi subito dopo Bologna e all'alba delle 21.30 riusciamo a raggiungere Firenze. Pioviggina ma la temperatura è più che accettabile. Comincio a pensare se tutti questi segni vogliano dire qualcosa, come quelli delle settimane precedenti, ma con una bella dormita passa tutto.

La vigilia
Il sabato mattina mentre mamma e papà si dedicano alle visite tra chiese e musei io e Sara ci dirigiamo verso il centro sportivo dove ritirare il pacco gara, il pettorale e i vari gadget che ogni gara importante offre. E poi serve per entrare in clima gara. E' bello vedere la soddisfazione di chi guarda la propria maglia, chi studia il percorso della corsa. Passare uno ad uno i tanti stand di attrezzatura sportiva, raccogliere inviti per tante corse a cui non si parteciperà. Vedere l'emozione negli occhi a chi pensa già al giorno seguente. Passiamo immersi nella folla tra le ali dei banchi mentre gli altoparlanti amplificano la voce degli speaker ufficiali. Saluto Silvio Omodeo (che già aveva dato voce all'arrivo della Milano-Pavia) e scattiamo una foto insieme sul palchetto ufficiale. Anche Sara, che ormai mi accompagna sempre in ogni avventura, è interessata a quello che ci circonda: legge guarda, incuriosita da un mondo che è tutto da scoprire poco alla volta. Chissà mai che un giorno potremo provarla insieme una maratona. Ritiro il mio numero 6263 e subito dopo il pacco gara, con la maglia a maniche lunghe di Radio DeeJay (che mi manca) e il bellissimo giubbino paravento della manifestazione. Un'organizzazione si vede da subito quando funziona. Ripercorriamo verso l'uscita i corridoi del palazzetto e ci allontaniamo poi verso l'albergo. Incontro qualche atleta in carrozzina con la propria borsa in braccio o a tracolla e vorrei fermarmi con loro per fargli i complimenti e magari scambiare qualche parola, ma passo senza dire nulla: li ammiro molto per quello che fanno. Penso a cosa voglia dire correre quarantadue chilometri e che fatica invece devono sopportare loro per farli tutti solo con le braccia, su asfalto pavè ciottolati.
Il resto della giornata lo passiamo tra le vie del centro, salendo sul campanile di Giotto per ammirare Firenze dall'alto e visitando i principali monumento che Sara non ha mai visto. Il bello della corsa in altre città è anche questo. Unire sport, cultura, vacanza. Sentire di stare bene e vedere che anche chi ti accompagna lo sente come te. Penso alla fiorentina che mi aspetterà la sera successiva, dopo la gara (prima devo fare il pieno di carboidrati e glicogeno) e mi viene un certo languorino.

La gara
La sveglia della domenica suona presto. Sara mi accompagna da subito e dopo una buona e abbondante colazione ci incamminiamo insieme verso il Lungo Arno dove c'è il deposito borse. In tanti seguono la nostra strada, da ogni direzione. La partenza sarà dopo più di un'ora da Piazzale Michelangelo, sulle colline fiorentine. Lo guardiamo dalla riva dell'Arno sopra di noi, mentre una carovana di nubi grigie e cariche di pioggia lo circonda. Abbandono gli indumenti coprendomi solo del sacco di cellophan dato in dotazione dall'organizzazione. Dopo un veloce alleggerimento fisiologico di rito saliamo sulla navetta che ci porta alle gabbie di partenza. Sono indeciso se seguire i pace-maker o fare da solo, ma mi piazzo subito dietro di loro in attesa di vedere cosa la gara mi prospetterà. Conosco Paolo, di Milano come me, e nell'attesa scambiamo due parole. Venti minuti prima dello start comincia a piovere. Prima qualche goccia, poi un bel temporale che ci lava completamente. Il cellophan ci ripara come meglio può, ma il freddo comincia farsi sentire. Rimpiango un po' la maglia pesante che ho lasciato in albergo, ma cerco di non pensarci. Fulvio Massini ci fa compagnia al microfono cercando di confortarci, ma l'umido e il freddo cominciano ad entrare nelle ossa. Fortunatamente lo sparo del Via non tarda e la nostra corsa comincia. Mi tolgo subito il sacco e lascio che la maglia si inzuppi. Siamo in più di 9000. I primi cinque chilometri sono tutti in discesa e cerco di non farmi prendere troppo dalla frenesia come a Riva del Garda. Chiacchero con Paolo mentre teniamo il passo del pace-maker davanti a noi. Abbiamo un gap-iniziale di 1' 45" da recuperare sul tempo di gara. La discesa è tranquilla e dopo Porta Romana cominciamo a sfilare tra le vie di Firenze. C'è tanta gente e da subito tutti ci incitano. Bellissimo. Il passo è regolare e comincio a contare i chilometri in vista dei punti in cui so che ci saranno i miei tifosi. Dopo mezz'ora però il primo intoppo: guardo il cronometro ed è fermo. Probabilmente alzando la manica della maglia l'ho inavverittamente toccato bloccandolo. Verifico con Paolo e scopro di avere un ulteriore gap-cronometrico di quasi 15'. Va bene comunque. Sul ponte di San Nicola dopo il 12 Km mi aspetto di incrociare Sara, ma non la vedo. Scorgo mamma e papà che mi fotografano e mi incitano, passo davanti all'albergo che ho prenotato grazie a Betty e proseguo la corsa. Il passo è più che buono. Abbiamo abbandonato da qualche chilometro il pacer a cui ci eravamo accodati e stiamo raggiungendo quello più avanti, ma senza sforzarci troppo, abbassando anche il gap sul tempo di gara. Al nuovo passaggio dei 18 Km ritrovo i miei tifosi: Sara Mamma e Papà. Scattano foto a raffica e gridano. Sembra poco per chi non ha mai provato ad essere lì, ma vale almeno quanto una sorsata di acqua fresca. Passiamo la Mezza Maratona in 1h 53', leggermente in ritardo sul tempo di gara ma ampiamente in vantaggio sul nostro real-time (1h 51'). Le gambe vanno e anche piuttosto bene, il fiato c'è, i ristori sono sufficienti a riprendere le forze che perdiamo. Sono fiducioso. Dopo aver girato attorno allo Stadio del Franchi incontriamo l'unica vera salita appena prima del 25 Km, ma non fa danni. Rivedo prima mamma e papà e poco più avanti Sara: sorrido per le foto e per fargli capire che sto bene. Stiamo per entrare nel centro di Firenze con il passaggio in Piazza Duomo. Le strade si stringono leggermente ed essendo molto numeroso il gruppo che segue i pacers si fa fatica a correre dovendo stare attenti a chi sta davanti, dietro e di fianco. Dopo aver recuperato una bottiglia d'acqua e averla passata a chi sta di fianco aumento leggermente stando qualche metro più avanti del gruppo. La strada è libera e non ho bisogno di sprecare energie mentali e nervose che mi serviranno più avanti. Dopo una serpentina tra qualche vecchio vicolo sbuchiamo in Piazza del Duomo: un boato assordante ci accoglie. Da una parte e dall'altra della strada delimitata dalle transenne ci sono migliaia di persone che gridano, cantano, urlano, sventolano bandiere e cartelli. Spalanco gli occhi e quasi mi commuovo. Sorrido a tutti. Vorrei fermarmi e ringraziarli uno ad uno. Un vero spettacolo. Percorro i due chilometri del centro quasi senza accorgermene. Immagino cosa voglia dire giocare in uno stadio come San Siro o cosa voglia dire cantare davanti ad una marea umana. Ma oggi la star sono io. Usciamo dal centro e mentre mi riprendo dallo shock-emotivo penso che da quando siamo partiti non ho sentito una sola persona protestare per le strade chiuse e non ho sentito un solo clacson di auto. Un esempio di civilità o comunque di organizzazione perfetta. Milano ha tanto da imparare. Paolo mi raggiunge avanzando anche lui di qualche metro dal pace-maker capofila. Non sembra affaticato, ma non parliamo più molto. Quando intravedo il cartello dei 30 Km so che stanno per iniziare i 10 Km più duri di tutta la gara. In tanti sostengono che la vera maratona inizi dopo questo punto, ed è vero. Nelle mie due precedenti esperienze la crisi è giunta proprio al chilometro trentadue e cerco di prepararmi mentalmente. Appena dopo il ristoro riesco a recuperare un gel-integratore degli sponsor e lo ingurgito subito, riuscendo così a razionare la scorta che ho in tasca. Penso a Davide, mio compagno alla Mezza di Riva del Garda, che è qualche chilometro dietro di me chiedendomi come starà. Forse ci vedremo all'arrivo. La prima vera crisi arriva esattamente dopo il 32 Km, ma non come le altre volte. Non subisco tanto le gambe, quanto la fatica mentale: ho qualche piccolo svarione ma cerco di reagire e funziona. Riprendo il mio passo sempre davanti ai pacers e comincio ad allungare. Perdo Paolo che non rivedrò più. Non guardo più il cronometro fino all'arrivo. Al ristoro del 35 Km mi sembra di aver perso un po' il passo: tanta gente cammina, qualcuno si ferma facendo stretching per recuperare dei crampi, qualcuno cede e si ritira. Anche l'ambiente certo non aiuta. Non c'è più pubblico. Siamo immersi in un bellissimo parco sul Lungo Arno, ma non c'è sostegno. Forse è l'unica pecca del percorso. Quando siamo nuovamente in prossimità del centro a Ponte Vecchio, vedo il gruppone del primo pace-maker che mi sfila accanto. Siamo quasi al 38 Km ed ho la crisi più grossa. Prima una poi due poi dieci persone mi superano. Sento di avere le gambe bloccate. Passiamo dall'asfalto al pavè e la corsa si fa più difficile. Entriamo in centro nuovamente e la fiumana di gente ci riaccoglie. Cerco di riagire alzando maggiormante le ginocchia per aumetare la falcate e il ritmo. Dopo qualche centinaio di metri recupero e ripasso avanti. Non riesco più ad avere la perfetta percezione del pubblico e non mi sforzo nemmeno di sorridere. So che al 40 Km ci sarà ancora il mio pubblico e quello è il mio prossimo obiettivo. Mantengo il passo. Non piove più dal mattino, ma il pavè è comunque bagnato e tra pozzanghere e buche si deve pure fare attenzione a dove si corre. Passiamo in Piazza della Signoria (come mi ricordo di avere visto un anno prima in tv) e poi nuovamente in Piazza del Duomo. Sento di avere la forze per aumentare e il passo viene di conseguenza. Arraffo un un bicchiere d'acqua all'ultimo ristoro versandomelo in faccia più che bevendolo. Più avanti scorgo ancora mamma papà e Sara e vedo dalle loro espressioni che il mio viso non è più quello sorridente dell'inizio. Non li saluto e rimango concentrato sui successivi due chilometri. Le strade sono strette e molti camminano, altri barcollano. Proprio nel superare due di loro che mi stringono perdo il passo e la crisi si fa più dura. Oltre ai crampi alle gambe sento indurirsi i muscoli delle natiche... fegato e milza mandano segnali delle scorte finite... la spalla manda fitte per la postura scorretta. Svoltiamo un'ultima volta sull'Arno per Piazza Santa Croce e dopo un interminabile rettilineo entro sulla passerella finale dove un tappeto blu ci invita tra le tribune colme di folla. Guardo davanti a me il cronometro ufficiale che indica 3:45:18. Ultimi sforzi e poi c'è il traguardo. Ho la testa che mi gira e il fiatone. Vedo Sara davanti a me dietro alle transenne e mi viengono gli occhi lucidi. Ma ce l'ho fatta: 3 ore 43 minuti e 43 secondi". Ho ancora i brividi mentre scrivo. Il telecronista parla dei pacers che sono in ritardo di più di due minuti sul loro tempo. Non riesco ancora a sorridere ma gli occhi dicono tutto. Mentre accodati lentamente sfiliamo verso l'uscita un signore sconosciutio mi richiama e si complimenta per gli ultimi 10 Km che, a sua detta, abbiamo fatto insieme: è stato al passo, dietro di me, fin quasi all'arrivo dove poi io ho allungato. Mi racconta gli ultimi chilometri visti alle mie spalle, si complimenta ancora per il passo di corsa regolare che sono riuscito a mantenere trascinandolo all'arrivo e mi invita a rivederci dopo due settimane alla Maratona di Reggio. Ma per quest'anno la mia gara finisce qui. E' stata la mia corsa e questa volta ho vinto.

In classifica generale: posizione 3000 (su 9075 partecipanti).

Tutti i video dei passaggi della corsa
Il sito ufficiale della Firenze Marathon 2008
Fotografie Ufficiali della Gara

Tutti i passaggi cronometrici:
Viale Sanzio (5 Km): 0.26.28 (5,39 al Km)
Via dei Serragli (10 Km): 0.53.02 (5,18 al Km)
Lungarno A. Moro (15 Km): 1.19.23 (5,16 al Km)
Largo Gennarelli (21 Km): 1.51.33 (5,21 al Km)
Via Piagentina (25 Km): 2.12.53 (5,19 al Km)
Viale F.lli Rosselli (30 Km): 2.40.05 (5,26 al Km)
Viale Washington (35 Km): 3.06.04 (5,11 al Km)
Via del Proconsolo (40 Km): 3.32.29 (5,16 al Km)
P.zza Santa Croce (Arrivo): 3.43.43 (5,07 al Km)

Da podisti.net:
Il mio articolo su podisti.net
Le mie lacrime alla Firenze Marathon
A Firenze c'ero anch'io