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Dodici anni di Corro Ergo Sum

Dodici è un numero tondo. Un numero completo. Un numero che racchiude un mondo. Quello che è stato fino ad oggi per me quello della corsa. Dodici anni fa non avevo la minima idea di dove sarei arrivato. Avevo solo intenzione di uscire a fare una corsetta (semi-cit.). Buon compleanno Corro Ergo Sum.

Dodici sono i mesi dell’anno. Dodici sono i segni zodiacali. Dodici sono le ore del giorno e della notte. Dodici sono i frutti dell’albero della vita. Dodici sono le tribù del popolo di Israele nella Genesi. Dodici sono gli apostoli. Dodici sono i nani (ah no... quelli erano sette!). Dodici sono le fatiche di Ercole. Dodici sono gli dei dell’Olimpo. Dodici sono i cavalieri della tavola rotonda. Ho solo l’imbarazzo della scelta per fare un paragone di cosa siano stati questi dodici anni di corsa. Ma la verità è che non c’è nulla che li possa riassumere o raccontare per come sono stati e si sono evoluti.

Ogni 20 di agosto comincio la giornata aprendo quel post scritto per la prima volta.

Rientro dalle vacanze con qualche chilo in più nonostante non sia stato a riposo completo, ma quattro corsette sporadiche in venti giorni non sono servite a molto. Ieri ho già programmato gli allenamenti in vista della Maratona di Firenze. Non è ancora certa al cento-per-cento (dipende se trovo un alberghetto a basso costo) ma almeno ho già stabilito la programmazione invernale. Tornando all'allenamento, lunedì ho provato a fare 10 km a ritmo blando giusto per vedere il livello e non sono andato molto bene: 49' 13". È da vedere se i 65 km in bici di domenica hanno inciso oppure no, vedremo questa sera.

Poche righe, secche, istintive, quasi ingenue. Mi fa tenerezza rileggerle e pensare cosa avrei detto oggi al mio io di ieri. Vedo tanto, in quel me stesso, di chi inizia oggi a correre. Leggo l’inesperienza, la semplicità, la purezza, l’incoscienza, ma anche la voglia di provarci. Di rincorrere un obiettivo senza ancora sapere quale sia.

Oggi mi sento ancora un po’ così, con la differenza di avere percorso una strada lunga. Come Forrest Gump quando si ferma in mezzo al deserto... “Sono un po’ stanchino. Credo che tornerò a casa ora”. Ma per me non è ancora arrivato il momento di tornare indietro. 

Eppure mi accorgo che sono arrivato a un punto di svolta. Di maturità. Oggi ho la consapevolezza dei miei mezzi. Non solo per correre o per scrivere. Anche se ancora non so dove sto andando. Come quando si corre, ci si pongono sempre nuovi obiettivi da raggiungere, che inizialmente si pensano irraggiungibili e insuperabili, ma poi diventano solo tappe di un percorso più lungo, di un progetto più grande. E si guarda sempre oltre, scegliendo strade che portano ogni volta verso nuove sfide. E io avanzo, piano piano, cercando di arrivare in vetta e guardare tutto dall’alto. Prima di scollinare.