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Correre e sognare

Correre e sognare

Correre aiuta a realizzare i propri sogni. E sognare aiuta a correre. Un circolo infinito dentro al quale si nasconde l’universo dei runner... 

Più di una volta ho raccontato di come la corsa sia entrata prepotentemente nella mia vita. Per caso. Ma anche per scelta. Una scelta necessaria per raggiungere un obiettivo, nel mio caso ritrovare la forma della gioventù e perdere qualche chilo. Fortunatamente l’uomo è un essere mutevole e, col tempo, oltre a cambiare sé stesso, le proprie idee, è in grado anche di cercare di raggiungere nuovi obiettivi. Ed è proprio quello che è successo col passare dei chilometri, con la consapevolezza di essere diventato qualcos’altro, di essere cambiato, evoluto. La corsa è un percorso che porta inevitabilmente a scoprire un nuovo mondo, un nuovo modo di essere, capacità nascoste che non si conoscevano, traguardi inimmaginabili che di colpo (una volta raggiunto il primo) diventano desiderio irrefrenabile.

Come successo a me, la maggior parte dei runner che oggi riempiono parchi e piste ciclabili sono partiti con l’obiettivo di fare pace con la bilancia. Non c’è da vergognarsi, anzi. Crescere, invecchiare, comporta dei cambiamenti che devono necessariamente portare a nuove abitudini, fisiche e alimentari. È uno sforzo notevole, ammirevole, soprattutto per chi prima non era mai stato educato ad una vita attiva e controllata. Ma è solo l’inizio.

Quel cambiamento è il salto che sposta la prospettiva del mondo per come lo si conosceva. Si diventa più forti, fisicamente e mentalmente, più sicuri. E perché no, anche più belli. La corsa cambia la vita, questo è indiscutibile. Ciò che bisogna imparare a fare è solamente seguire la giusta direzione. 

Un primo successo è quello di avere la nuova necessità di stare bene. Soprattutto con sé stessi. Continuare a ricercare quella sensazione di benessere regalata dal correre. Che può essere semplicemente la mente svuotata dalla corsa quotidiana o il bisogno di perseguire un nuovo tipo di alimentazione più corretta e bilanciata. Rivivere ogni giorno quella sensazione di piacevole stanchezza del dopo allenamento o, perché no, ricercare la fatica e il dolore nelle gambe, sapendo che sono solo il primo passo per diventare più forti, migliori. 

Aumentare il ritmo, raggiungere nuovi personal best, scalare le classifiche di categoria, sono tutti stimoli positivi. C'è chi ama la competizione e chi invece preferisce godersi in solitudine i propri miglioramenti. Ma provare a raggiungere nuovi traguardi è solo un modo per ritornare un po’ bambini e giocare ad essere campioni. Quei campioni che si vedono fermi sulla linea di partenza di ogni maratona, tesi, concentrati e che non si incontrano più subito dopo lo sparo. Guardare avanti, puntare in alto, rimanere sbalorditi dai record è cosa innata nella natura umana. E che di colpo diventa reale quando si scopre che il sacrificio, la fatica, il lavoro quotidiano, costante, possono aiutare, sempre, a raggiungere qualsiasi risultato. Ed è così che la corsa diventa anche un modo di rivincita per chi, magari, non è stato in grado in altri mondi di farsi strada. Per provare a cercare la migliore versione di sé stesso. Un passo importante, ma difficile da gestire quando diventa troppo.

Non critico chi ha bisogno di risultati (personali) e di approvazione per sentirsi bene. Probabilmente, chi più chi meno, ci siamo passati tutti. Forse per qualcuno è sufficiente essere l’eroe per i propri figli che lo vedono sfrecciare come superman (o wonder woman) oltre il traguardo, mentre per qualcun altro è la necessità di farsi bello al bar con amici e colleghi. Ma se tutto questo è il risultato di un’attività sana e controllata, non può essere male. Sempre che non si sorpassi quel filo sottile che segna il limite tra passione e ossessione. 

Perché è un attimo che, la troppa voglia di fare o di raggiungere obiettivi, si trasformi in una droga, in una malattia (nella sua forma più leggera). Ma è anche vero che per molti invece la corsa sia diventato il modo per uscire da problematiche ben più gravi. Non è raro che persone qualunque, trasformate in runner, siano riuscite a superare ostacoli insormontabili, a combattere e vincere battaglie ormai perse, a ritrovare il semplice piacere di sentirsi nuovamente vivi. La corsa è un piacere che, se assaporato con la giusta delicatezza, è in grado di regalare sapori sorprendenti. Correre rende forti, sicuri. E in molti casi ci fa sentire meno soli.

È strano come un'attività come la corsa possa essere considerata di gruppo. Ma basta guardarsi intorno per capire quanto sia importante, per ogni runner, sentirsi parte di qualcosa di più grande. Il gruppo di amici con cui ci si allena, la società con la quale si organizzano le uscite del week-end, le moltitudine di gare nelle quali ci si trova gomito a gomito con migliaia di altre persone. Anche Forrest Gump era uscito a fare una veloce corretta solitaria, ma poi... 

Correre è qualcosa che cambia da persona a persona. Una necessità, una passione, uno svago, una cura, un rimedio, uno sfogo, uno stimolo, un lavoro, un piacere, una tentazione, una magia, una casualità. Correre è un sogno. Diventato realtà.